80 anni fa furono uccisi Carlo e Nello Rosselli

Sono i "Fratelli Rosselli" di tantissime strade e piazze italiane: due intellettuali antifascisti uccisi in Francia per ordine dei servizi segreti italiani

La notizia dell'omicidio di Carlo e Nello Rosselli sulla Stampa del 12 giugno 1937 (Archivio La Stampa)
La notizia dell'omicidio di Carlo e Nello Rosselli sulla Stampa del 12 giugno 1937 (Archivio La Stampa)

I fratelli Carlo e Nello Rosselli furono uccisi il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-l’Orne, una località del nord della Francia, da alcuni militanti di un’organizzazione di estrema destra francese e molto probabilmente per ordine dei servizi segreti italiani. All’epoca in Italia c’era il fascismo da circa quindici anni. Probabilmente avete letto l’espressione «Fratelli Rosselli» centinaia di volte: è il nome di numerose strade e piazze di tutta Italia. I fratelli Rosselli erano intellettuali antifascisti e si trovavano in Normandia perché Carlo vi soggiornava per ricevere cure termali, dopo essere andato in esilio per evitare le persecuzioni fasciste e aver combattuto nella Guerra civile spagnola: suo fratello Nello lo aveva raggiunto da poco, dopo aver ottenuto il passaporto. A ucciderli furono militanti dell’organizzazione eversiva chiamata Cagoule, dal nome francese del cappuccio con cui si mascheravano durante le loro spedizioni; gli storici sono giunti alla conclusione che probabilmente fu Galeazzo Ciano, genero di Benito Mussolini e all’epoca ministro degli Esteri italiano, a ordinare la loro uccisione.

fratelli_rosselliA sinistra una fotografia di Carlo Rosselli, a destra una di Nello Rosselli (Wikimedia Commons)

Carlo e Nello Rosselli avevano 37 e 36 anni quando furono uccisi. Avevano origini ebraiche e sia per parte di madre (attraverso la quale erano peraltro cugini dello scrittore Alberto Moravia) che per parte di padre avevano famiglie da sempre attive politicamente e vicine agli ideali repubblicani risorgimentali. Sia Carlo che Nello (il cui vero nome era Sabatino Enrico) nacquero a Roma ma vissero la loro giovinezza a Firenze. Entrambi erano storici e scrivevano sui giornali.

Carlo Rosselli insegnò all’Università Bocconi di Milano e all’Università di Genova, fino a quando non fu costretto a dimettersi per via delle sue idee politiche. Insieme ad altri antifascisti, tra cui il futuro partigiano e presidente della Repubblica Sandro Pertini, organizzò la fuga all’estero di Filippo Turati, uno dei più importanti politici socialisti italiani. Nel 1927 fu condannato a più di tre anni di confino sull’isola di Lipari: nel 1929 fuggì e raggiunse la Francia.

Negli anni successivi Carlo Rosselli visse a Parigi, dove fu tra i fondatori del movimento antifascista Giustizia e Libertà (GL), di orientamento liberal-socialista. Da Giustizia e Libertà (che non va confuso con l’associazione di intellettuali contemporanea Libertà e Giustizia), durante la Seconda guerra mondiale nacque il Partito d’Azione, uno dei più importanti partiti italiani durante la Resistenza e negli anni subito successivi alla fine della guerra. Nel 1936 Carlo Rosselli andò in Spagna per combattere insieme ai repubblicani nella Guerra civile; rimase ferito e per questo tornò in Francia. Anche Nello Rosselli fu condannato al confino per un certo periodo, ma a Ustica: una prima volta, nel 1927, fu condannato a cinque anni ma poi rilasciato; fu condannato nuovamente nel 1929, sempre a cinque anni.

Gli uomini che uccisero i fratelli Rosselli li attaccarono mentre si trovavano in automobile: li fecero scendere dal veicolo e gli spararono. Nello fu il primo a essere colpito ma non morì subito, a differenza di Carlo, e per questo fu ucciso con un’arma da taglio. I loro corpi furono ritrovati due giorni dopo, l’11 giugno. Furono sepolti nel cimitero monumentale di Parigi Père Lachaise, ma nel 1951 le loro tombe furono spostate nel cimitero di Trespiano, a Firenze, in cui sono sepolti anche lo storico Gaetano Salvemini (maestro e amico dei Rosselli) e Piero Calamandrei, uno dei fondatori del Partito d’Azione. Sulla lapide si vede il simbolo di Giustizia e Libertà, la “spada di fiamma”, e si legge un epitaffio scritto da Calamandrei:

«GIUSTIZIA E LIBERTÀ
PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO».