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  • Giovedì 8 giugno 2017

Cosa ha detto Comey su Trump

Nella sua testimonianza in Senato, l'ex capo dell'FBI ha confermato e accentuato le accuse contro Trump, e ha spiegato di aver fatto arrivare i suoi appunti alla stampa un mese fa

L'ex capo dell'FBI James Comey davanti alla commissione intelligence del Senato degli Stati Uniti, l'8 giugno 2017 (Chip Somodevilla/Getty Images)
L'ex capo dell'FBI James Comey davanti alla commissione intelligence del Senato degli Stati Uniti, l'8 giugno 2017 (Chip Somodevilla/Getty Images)

L’ex direttore dell’FBI James Comey, licenziato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump il mese scorso, ha testimoniato giovedì sul caso Trump-Russia davanti alla commissione intelligence del Senato. L’audizione era stata preceduta dalla pubblicazione della deposizione preparata da Comey, mercoledì sera: durante l’audizione e rispondendo alle domande dei membri della commissione, Comey ha espresso molti giudizi negativi e critici sul comportamento di Trump e ha confermato che Trump gli chiese di «lasciar correre» nell’inchiesta sul suo ex collaboratore Michael Flynn, dicendo di averlo inteso come un ordine di chiudere l’inchiesta ma che sarà il procuratore speciale a stabilire se sia stato o no un tentativo di ostacolare la giustizia.

Comey ha ribadito di essere sicuro che la Russia abbia interferito sulla campagna elettorale americana, al contrario di quanto dice Trump, e ha fatto anche un commento degno di nota sulle presunte registrazioni delle conversazioni tra lui e Trump, la cui esistenza era stata millantata da Trump con un tweet. Durante una cena Trump aveva chiesto «fedeltà» a Comey (“loyalty”, termine che in inglese sta tra “lealtà” e “fedeltà”), che aveva risposto di potergli promettere soltanto «onestà»; dopo il licenziamento i giornali avevano parlato di questa cena e allora Trump aveva scritto su Twitter una specie di minaccia, alludendo alla possibilità che Trump stesso avesse delle registrazioni dei suoi incontri con Comey che lo avrebbero smentito.

Il commento dell’ex direttore dell’FBI su questa cosa durante l’audizione al Senato è stato:

«Oddio, lo spero, che quelle registrazioni esistano»

Comey da parte sua ha tenuto traccia degli incontri tra lui e Trump e lo ha fatto in modo legale: secondo quanto riferito per primo dal New York Times da quella cena di gennaio in poi Comey ha scritto diversi documenti per tenere traccia di quanto Trump gli diceva durante i loro incontri, ogni volta che secondo lui il presidente Trump si comportava in maniera “inappropriata”. Documenti di questo genere scritti da agenti dell’FBI sono ampiamente usati in sede processuale negli Stati Uniti e considerati prove affidabili dell’esistenza e del contenuto di incontri e conversazioni. Comey dice di aver capito di dover tenere traccia dei suoi incontri con Trump subito dopo la loro prima conversazione, avendo capito che Trump avrebbe potuto mentire in futuro sulle parole che si erano detti.

Le altre due cose importanti aggiunte da Comey nella sua deposizione sono state il confessare di avere fatto arrivare alla stampa – tramite un amico, Daniel Richman – brani dei suoi appunti sugli incontri con Trump (pubblicati a metà maggio dai media) per accelerare la nomina di un Consigliere Speciale che indagasse su possibili legami occulti tra l’amministrazione Trump e la Russia. La seconda cosa è l’informazione che Comey aveva consegnato al suddetto Consigliere Speciale, nominato in effetti due giorni dopo, i suoi appunti integrali sugli incontri con Trump: indicazione di una possibile indagine nei confronti del Presidente Trump.

Il video della deposizione di Comey davanti alla commissione intelligence del Senato, trasmesso live dal New York Times: