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  • Martedì 6 giugno 2017

Anche il nuovo presidente del Brasile rischia di essere deposto

Oggi inizia il processo contro Michel Temer per verificare che non abbia usato fondi illegali: rischia la sospensione immediata

Michel Temer durante il Brazil Investment Forum di San Paolo, 30 maggio 2017 (AP Photo/Andre Penner)
Michel Temer durante il Brazil Investment Forum di San Paolo, 30 maggio 2017 (AP Photo/Andre Penner)

La situazione politica e giudiziaria del presidente del Brasile Michel Temer è da qualche tempo molto complicata. A metà maggio Temer era stato registrato mentre ammetteva di avere comprato il silenzio di Eduardo Cunha, l’ex presidente del Parlamento condannato a 15 anni di carcere per corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale nel marzo scorso. Cunha era anche uno dei principali sostenitori della messa in stato di accusa (impeachment) dell’ex presidente Dilma Rousseff, cosa che aveva poi portato alle dimissioni di Rousseff e alla presidenza di Temer. Temer è poi sotto inchiesta da parte della Corte Suprema per «corruzione passiva», «ostruzione della giustizia» e «partecipazione a un’organizzazione criminale» nell’ambito dell’inchiesta “Lava Jato”, la rete di corruzione interna alla compagnia petrolifera statale Petrobras. Contro Temer sono state depositate alla Camera dei Deputati più di dieci richieste di impeachment e oggi, martedì 6 giugno, è iniziato un processo sulle presunte irregolarità nella campagna presidenziale del 2014, quando Rousseff era candidata e Temer era il suo vice. Il processo durerà tre giorni: se i sospetti verranno confermati, Temer rischia la sospensione immediata.

Il Tribunale Superiore Elettorale è composto da sette giudici che avranno tre giorni di tempo per analizzare la regolarità dei conti della campagna presidenziale del 2014, condotta da Dilma Rousseff del Partito dei Lavoratori (PT, di centro-sinistra) e dall’allora vice-presidente, Michel Temer, del Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB, di centro). Le accuse contro Rousseff e Temer sono state fatte da un imprenditore arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Lava Jato” che aveva testimoniato di aver dato a Temer milioni di dollari per finanziare la campagna elettorale nazionale del PMDB e, in particolare, quella di Temer come vice-presidente di Dilma Rousseff. Il Tribunale Superiore Elettorale consegnerà il suo verdetto entro tre giorni o al massimo la prossima settimana e se la maggioranza dei giudici stabilirà che Rousseff e Temer hanno ricevuto illegalmente dei finanziamenti saranno accusati di «reati elettorali». Dilma Rousseff è già stata destituita, ma il mandato di Michel Temer sarà immediatamente sospeso.

Se questo dovesse accadere, la Costituzione del Brasile prevede che il presidente della Camera dei deputati assuma la presidenza ad interim per 30 giorni in attesa che il Congresso elegga un presidente che rimarrà in carica fino all’ottobre del 2018, data delle prossime elezioni presidenziali. Ma c’è un problema: l’incarico non potrà essere assunto da una persona inquisita e i primi della lista a cui spetterebbe il ruolo (il presidente della Camera bassa Rodrigo Maia e il presidente del Senato Eunicio Oliveira) sono indagati per corruzione. Se le loro accuse venissero confermate né Maia né Oliveira potrebbero diventare presidente: toccherebbe dunque alla presidente della Corte Suprema, Carmen Lucía.

Al di là di come andranno le cose nei tribunali, Temer ha un grave problema di credibilità politica e viene considerato indifendibile anche all’interno del suo stesso partito e da parte della sua base parlamentare: secondo un recente sondaggio la maggior parte degli elettori, il 62 per cento, pensa che l’attuale presidente non resterà in carica per più di quattro mesi e che il processo del Tribunale Superiore Elettorale sarà decisivo. Lui invece resiste e ha detto più volte che non si dimetterà prima di aver portato a termine il suo dovere: riformare un paese da tempo in crisi sociale ed economica. Gli osservatori scrivono che Temer si preoccupa soprattutto di non finire in prigione più che del bene del Brasile, e che sta facendo leva in continuazione sulla paura e sulla stanchezza dei cittadini affermando che dopo di lui ci sarebbe il caos.

Paulo Baia, professore di Scienze politiche di Rio de Janeiro, ha spiegato per esempio: «Il popolo brasiliano è in stato di shock, immerso in un letargo che spiega come non si stia verificando una rivolta o una grande mobilitazione». Qualche protesta in realtà c’è stata contro Temer, che ha un indice di gradimento bassissimo, ma non della stessa portata di un anno fa quando si chiedeva la destituzione di Dilma Rousseff. Michel Temer ha il sostegno di parte dei più importanti imprenditori del paese che hanno paura dell’inizio di una nuova e ravvicinata fase di incertezza politica che possa danneggiare le loro attività. A fine maggio, inoltre, Temer ha sostituito il ministro della Giustizia, Osmar Serraglio, con Torquato Jardim, suo amico personale e membro del Tribunale Superiore Elettorale che deciderà a partire da oggi il suo destino politico.