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  • Domenica 4 giugno 2017

Cos’è andato storto alla Juventus

Nella finale di Champions fra le due squadre europee migliori della stagione, la Juventus ha pagato la sua peggior condizione atletica, ma non avrebbe potuto fare di più

Massimiliano Allegri dopo aver ricevuto la medaglia durante la cerimonia di premiazione (Matthias Hangst/Getty Images)
Massimiliano Allegri dopo aver ricevuto la medaglia durante la cerimonia di premiazione (Matthias Hangst/Getty Images)

Per molti, compresi gli stessi giocatori, ieri sera sarebbe dovuta essere la volta buona della Juventus: alla quinta finale dopo l’ultima vinta nel 1996, la squadra era infatti arrivata a Cardiff sapendo di non essere mai stata così vicina a vincere finalmente la sua terza Champions League. Due anni fa, nella finale giocata a Berlino contro il Barcellona, le sue possibilità di vittoria erano decisamente minori, perché aveva una squadra meno preparata e doveva giocare contro una squadra pressoché imbattibile: il primo Barcellona allenato da Luis Enrique. Ma nel corso degli ultimi anni la Juventus è cambiata molto e si è rafforzata continuamente proprio per puntare alla vittoria della Champions League, o almeno per giocarsela alla pari con chiunque. Nella finale di Cardiff di sabato sera, tuttavia, è stato così solo per un tempo. Nella seconda parte della gara il Real Madrid è sembrato addirittura superiore al Barcellona di tre anni fa.

Il primo tempo di Juventus-Real Madrid è stato probabilmente il migliore visto in una finale di Champions League giocata negli ultimi anni. Le due squadre hanno mantenuto un’intensità di gioco impressionante, e le azioni si sono ripetute continuamente da una parte e dall’altra. C’è stata anche molta aggressività, come si è potuto vedere dalle decine di falli per parte commessi in soli quarantacinque minuti. Fino al ventesimo la Juventus è stata più vicina a segnare il primo gol della partita — in particolar modo con un tiro di Pjanic da fuori area — salvo poi accorgersi presto della prima grande differenza che la separa dal Real: non avere Cristiano Ronaldo.

L’attaccante portoghese si è “costruito” l’azione del primo gol ricevendo palla a una decina di metri dall’area di rigore juventina e accentrandosi per permettere a Carvajal di arrivare da dietro e avanzare fin dentro l’area di rigore. A quel punto Ronaldo si è portato al centro dell’area e, non più marcato da Chiellini, concentratosi su Carvajal, ha potuto ricevere indietro il pallone per colpirlo di prima di piatto. È venuto fuori un tiro “pulito” e imprendibile per Buffon (anche se con un po’ di fortuna in più, Bonucci avrebbe potuto deviarlo a lato con un piede).

Nell’azione che porta al primo gol della partita, il Real riesce a portarsi in attacco rapidamente, privando la Juventus del tempo per sistemarsi in difesa.

Ma al ventesimo minuto Juventus e Real sembravano ancora equivalersi in campo, e sette minuti dopo il gol di Cristiano Ronaldo, la Juventus è riuscita a trovare il gol del pareggio. L’azione del gol spettacolare di Mario Mandzukic è partita da un lancio da metà campo di Bonucci — uno dei suoi colpi migliori — calciato in profondità per Alex Sandro, che con una sponda al volo ha poi fatto arrivare il pallone a Higuain. L’argentino ha controllato il passaggio di Alex Sandro, senza farlo cadere a terra, e lo ha mandato nella zona di Mandzukic, il quale, per terminare nel miglior modo possibile una grande stagione, ha segnato con una mezza rovesciata scavalcando il portiere Keylor Navas. Dal gol di Mandzukic sono iniziati gli ultimi venti minuti competitivi della Juventus, che è anche cresciuta progressivamente andando verso la fine del primo tempo.

Dopo 45 minuti giocati ad un ritmo probabilmente mai sostenuto in questa stagione, un calo di forma nella Juventus era da mettere in conto, come del resto nel Real Madrid, che non era sembrato risparmiarsi nulla. Ma fin dai primi minuti della ripresa, la squadra di Zidane ha aumentato tutto: intensità, aggressività, rapidità. A confronto, gran parte dei giocatori della Juventus sembrava già molto stanca e decisamente meno reattiva. Dopo un quarto d’ora giocato a mille, al 17esimo minuto il Real ha segnato un gol che in qualche modo, con il senno di poi, faceva capire che sarebbe stata una partita molto difficile da raddrizzare per la Juventus. Forse troppo difficile.

L’azione del secondo gol del Real, infatti, parte dal lato sinistro del campo, dove Karim Benzema si trova di fronte Andrea Barzagli, 36 anni, impotente davanti alla freschezza dei suoi movimenti. Benzema ha quindi il tempo di vedere Kroos libero al limite dell’area e passargli la palla: il suo tiro viene ribattuto dalla difesa juventina ed esce dall’area di rigore. Lì, a circa 25 metri di distanza dalla porta, Casemiro non trova alcuna opposizione avversaria e calcia in porta. Il giocatore più vicino è Khedira, che però non fa niente per avvicinarsi il più possibile: viene così colpito dal tiro e lo devia, togliendo il tempo alla parata di Buffon.

Prima del tiro di Casemiro ci sono quattro giocatori del Real Madrid in area di rigore, circondati da ben otto avversari, che però restano praticamente immobili.

Dopo il secondo gol il Real non si è più fermato e anzi ha continuato ad anticipare movimenti e pensieri della Juventus. Tre minuti dopo è arrivato il gol di Cristiano Ronaldo, frutto di un’azione nata da un anticipo di Modric su Mandzukic, aiutato da un debole passaggio di testa di Alex Sandro. Il secondo gol di Cristiano Ronaldo è quindi accompagnato da un ritmo di gioco senza paragoni fra le due squadre. Da quel punto, nei giocatori della Juventus, in svantaggio di due gol a mezz’ora dalla fine e consapevoli dei propri limiti fisici, è subentrata probabilmente la consapevolezza di non avere più i mezzi per recuperare. Nemmeno i cambi sono serviti ad Allegri, perché Mario Lemina, entrato al 33esimo al posto di Dybala, si è fatto anticipare da Marcelo (in campo dal primo minuto) in occasione del quarto e ultimo gol della partita; Cuadrado, invece, in un quarto d’ora si è fatto ammonire due volte – il secondo per un errore arbitrale, aiutato da una simulazione di Sergio Ramos – lasciando la Juventus con un giocatore in meno per i dieci minuti finali.

Per come si è messa la partita nella seconda metà del secondo tempo, il Real Madrid avrebbe potuto segnare ancora, almeno un gol in più. E solitamente, quando questo succede in una partita di calcio, vuol dire che ha vinto la squadra migliore, quella che ha fatto prevalere i propri punti di forza — in questo caso la condizione fisica — su quelli degli avversari. Nella partita fra le due squadre migliori d’Europa in questa stagione, la Juventus è stata quindi penalizzata principalmente dalla sua peggior condizione atletica, ma non avrebbe potuto fare di più: ha disputato ugualmente una grande stagione con una formazione titolare mediamente più vecchia del Real, con dei giocatori meno in forma, alcuni spesso infortunati nel corso della stagione. È stato sufficiente per arrivare fin qui, ma non è bastato a vincere contro la più forte.