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  • Venerdì 26 maggio 2017

Come è fatto il nuovo museo sugli scrittori americani

Si trova a Chicago, è dedicato solo a scrittori morti ed è molto interattivo

La "Word Waterfall" dell'American Writers Museum di Chicago (AP Photo/Charles Rex Arbogast)
La "Word Waterfall" dell'American Writers Museum di Chicago (AP Photo/Charles Rex Arbogast)

Il 16 maggio, a Chicago, è stato inaugurato l’American Writers Museum, un museo dedicato agli scrittori americani. È ispirato a un museo irlandese analogo, il Dublin Writers Museum, e ci sono voluti sette anni per aprirlo. Si trova su due piani all’interno di un palazzo di uffici – per chi conoscesse la città, in North Michigan Avenue – ed è stato pensato per raccontare le vite degli scrittori americani e le storie da loro raccontate, più che istruire il pubblico sui canoni letterari: per questo si chiama “museo degli scrittori” e non “museo della letteratura”. L’unica caratteristica davvero comune a tutti gli scrittori di cui si parla nel museo, almeno nelle sue parti permanenti, è il fatto che siano morti; uomini e donne sono rappresentati in ugual misura, anche se ovviamente c’è già chi si è lamentato di assenze importanti, tra cui quelle di scrittori di fantascienza come Ursula K. Le Guin.

Gli scrittori rappresentati all’interno del museo sono di vario genere: oltre agli autori di romanzi, come Harper Lee e Ernest Hemingway, ci sono cantautori e rapper come Prince e Tupac Shakur, ma anche sceneggiatori, comici, giornalisti e pubblicitari. La caratteristica principale delle diverse mostre è l’interattività: ci sono vari schermi che i visitatori possono usare per rispondere a quiz su scrittori e romanzi oppure per provare a comporre frasi nello stile dei loro autori preferiti. Il New York Times ha definito l’approccio alla storia della letteratura usato in questo museo «populista» anche se alcuni critici letterari e studiosi di letteratura hanno collaborato alla realizzazione delle mostre.

L’American Writers Museum non mette in mostra oggetti appartenuti a scrittori, ma nel corso del tempo ospiterà mostre temporanee nella sala chiamata “Writer’s Room”, di volta in volta dedicate a singoli autori o opere letterarie, con prestiti da piccoli musei o collezioni private: al momento (e fino al 27 ottobre) è esposto il manoscritto di Sulla strada di Jack Kerouac, un rotolo di carta lungo trentasei metri. Un’altra mostra temporanea è dedicata al poeta delle Hawaii W.S. Merwin: in una stanza del museo sono contenute alcune piante tipiche di questo stato americano e si possono ascoltare registrazioni delle poesie di Merwin.

Per quanto riguarda le mostre permanenti, subito dopo l’ingresso c’è un corridoio chiamato “A Nation of Writers” in cui si può leggere una lunga cronologia che racconta la storia letteraria degli Stati Uniti attraverso 100 scrittori «significativi». Per chi è più interessato a opere meno note c’è invece il “Surprise Bookshelf”, uno scaffale che propone cento brevi estratti di opere letterarie meno convenzionali, come “Dear Mama” di Tupac Shakur, il saggio Contro l’interpretazione di Susan Sontag o lo slogan pubblicitario degli orologi Timex «Takes a licking and keeps on ticking». Un’altra parte della mostra permanente si chiama “The Mind of a Writer”, “La mente di uno scrittore”, ed è interattiva: ci sono dei grandi tavoli touchscreen con cui i visitatori possono interagire per scoprire la storia e il significato di 25 opere come Il grande GatsbyI loro occhi guardavano Dio della scrittrice afroamericana Zora Neale Hurston e il libro illustrato per bambini Harold and the Purple Crayon.

Per quanto riguarda i libri per ragazzi c’è anche una sala dedicata, in cui si vedono grandi poster ispirati a celebri classici per l’infanzia, come Il meraviglioso mago di Oz e Il gatto col cappello di Dr. Seuss. Il museo non funziona come una biblioteca, ma in questa sala ci sono alcuni libri che i bambini possono fermarsi a leggere.