Cosa vuol dire che “l’UE ha promosso l’Italia”

In un documento pubblicato la Commissione dice che il bilancio italiano del 2017 va bene, ma che l'anno prossimo dovremo rimettere l'IMU (almeno ai più ricchi)

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

La Commissione europea ha comunicato che nel 2017 l’Italia rispetterà i parametri imposti ai bilanci dei paesi europei dall’Unione. Tra la fine del 2016 e i primi mesi del 2017 la Commissione aveva avvertito il governo italiano di un ammanco di 3,4 miliardi di euro. Lo scorso 20 aprile, il governo ha approvato un decreto che, tra le altre misure, conteneva anche le correzioni richieste dalla Commissione. Le maggiori entrate previste dal governo sono state ottenute soprattutto grazie a un aumento dell’imposte su imprese (criticate da Confindustria), tabacchi e gioco d’azzardo, oltre a una serie di tagli ai ministeri. Il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ha comunicato la notizia con un tweet in italiano.

Il giudizio della Commissione europea è arrivato in occasione della presentazione delle cosiddette “raccomandazioni di primavera“, un documento in cui i commissari fanno un punto sulla situazione economica del continente e in cui rivolgono ad ogni paese una serie di consigli – le “raccomandazioni”, appunto – su quali misure adottare nei 12 mesi successivi. Nel comunicato pubblicato oggi dalla Commissione, c’è scritto: «La Commissione europea conferma che sono state adottate le ulteriori misure di bilancio richieste per il 2017, e che pertanto in questa fase non sono ritenuti necessari interventi supplementari per garantire la conformità con il criterio del debito». La Commissione ha aggiunto che per il momento l’Italia non sarà oggetto di “procedure” – cioè una serie di ulteriori controlli sulla propria situazione economica – come invece era stato ipotizzato alcuni mesi fa dalla Commissione.

La Commissione ha comunque individuato quattro ambiti in cui il governo italiano non ha agito a sufficienza: la liberalizzazione dei mercati protetti, l’inefficienza della pubblica amministrazione, la lentezza della giustizia civile e la politica fiscale considerata sbilanciata. Proprio a proposito delle imposte, la Commissione ha rivolto una raccomandazione molto specifica al governo italiano, e cioè di introdurre nuovamente una tassazione sulla prima casa almeno per i redditi più alti. La tassa sulla prima casa, l’IMU, è stata eliminata un anno e mezzo fa dal governo Renzi. Da tempo la Commissione europea chiede di spostare la tassazione dal lavoro e dalle imprese verso i consumi e i beni – come la casa, appunto – in modo da stimolare la crescita economica.

Il tema però in Italia è considerato politicamente molto delicato. Circa il 70 per cento delle famiglie italiane vive in una casa di proprietà e l’IMU sulla prima casa è stata criticata da quasi tutte le forze politiche che siedono in parlamento. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha già risposto alla Commissione, dicendo che ritiene la tassazione della prima casa un errore. Prima di diventare ministro dell’Economia, quando era un economista dell’OCSE, Padoan aveva però sostenuto più volte che la tassa sulla prima casa era un tipo di imposta migliore rispetto a quelle che colpiscono il lavoro.