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  • Domenica 14 maggio 2017

Anche in Svezia c’è un’estrema destra

Dentro il Parlamento sta guadagnando consensi con un partito fondato da estimatori del nazismo, fuori sta facendo accordi con il leader dell'alt-right americana

Jimmie Akesson, leader dei Democratici Svedesi, partito di estrema destra svedese (AP Photo/Scanpix Sweden, Fredrik Sandberg, File)
Jimmie Akesson, leader dei Democratici Svedesi, partito di estrema destra svedese (AP Photo/Scanpix Sweden, Fredrik Sandberg, File)

Le ultime due elezioni che si sono tenute in Europa non sono andate troppo bene per l’estrema destra. Anche se non si può parlare di fallimento, sia nei Paesi Bassi che in Francia i movimenti anti-immigrazione e anti-Europa hanno ottenuto dei risultati inferiori alle aspettative. Le sconfitte del movimento xenofobo di Geert Wilders alle elezioni olandesi e del Front National di Marine Le Pen in quelle francesi non significano tuttavia la fine dei partiti di estrema destra in Europa. Tra i paesi a cui la stampa internazionale sta dedicando sempre più attenzioni c’è la Svezia, dove il partito nazionalista Democratici Svedesi sta guadagnando sempre più consensi e potrebbe puntare a diventare il primo partito del paese alle elezioni legislative che si terranno nel settembre 2018.

L’estrema destra svedese non è confinata solo all’interno dei Democratici Svedesi, ma è molto più estesa e ha una storia piuttosto complicata. I giornalisti Lester Feder e Edgar Mannheimer hanno scritto su Buzzfeed che la Svezia è diventato il paese di orientamento «più alt-right» di tutta Europa, dove per alt-right si intende il movimento di “destra alternativa” ai Repubblicani americani tradizionali che è stata un’importante base elettorale per Donald Trump, e che comprende soprattutto giovani bianchi che vedono multiculturalismo e immigrazione come gravi minacce per gli Stati Uniti. I legami tra destra radicale svedese e destra alternativa americana si sono concretizzati di recente in un importante e ambizioso progetto di Richard Spencer, uno dei più famosi esponenti di alt-right negli Stati Uniti. Spencer ha annunciato di avere cominciato a lavorare insieme a due società svedesi per creare una grande compagnia operante nel settore dei media, chiamata AltRight Corporation: sarà «una Breitbart ma più ideologica», ha spiegato uno dei creatori del progetto riferendosi al sito di estrema destra il cui ex capo fino a non molto tempo fa era Stephen Bannon, attuale consigliere speciale e chief strategist di Donald Trump. Tra le cose che gestisce già AltRight Corporation c’è il sito Altright.com, su cui si possono trovare diversi contenuti, tra cui un commento sulla sconfitta di Marine Le Pen alle elezioni presidenziali francesi.

Prima di capire meglio cos’è il progetto AltRight Corporation e in che modo tutto questo si adatti alle idee dell’estrema destra svedese, vale la pena ricordare brevemente chi è Richard Spencer. Spencer, 38 anni, è il capo di una sorta di think tank che promuove il nazionalismo bianco (National Policy Institute). Nel novembre dello scorso anno, dopo l’elezione di Trump, Spencer fu filmato durante una conferenza alt-right a Washington mentre urlava “Hail Trump!”, provocando saluti nazisti dal pubblico. Poi di lui si è parlato anche sui siti di news italiani per via di questo pugno ricevuto.

Spencer ha trovato in Svezia un ambiente favorevole nel quale mettere in pratica le sue idee. Le due società svedesi con le quali ha stretto accordi sono Arktos Media, una casa editrice che ha cominciato la sua attività in Svezia e che stampa libri nazionalisti in inglese, e Red Ice, una piattaforma che pubblica video e podcast fatti da nazionalisti ed esponenti dell’estrema destra di diverse parti del mondo.

Il capo di Arktos Media si chiama Daniel Friberg, che è anche il co-direttore di AltRight Corporation insieme a Spencer. Friberg è uno dei personaggi più interessanti di tutta questa storia. In un’intervista telefonica con Buzzfeed, si è definito «una specie di Bill Gates dell’alt-right svedese». Friberg iniziò a soli 18 anni a pubblicare una rivista usando uno pseudonimo che aveva preso in prestito da un ex leader del partito fascista svedese. Ben presto si convinse della necessità di cambiare radicalmente l’estrema destra del suo paese: cominciò a pensare che i neo-nazisti fossero «ossessionati dalla Seconda guerra mondiale e dal Terzo Reich» in una maniera «completamente controproducente», e cominciò a ricercare un’idea di nazionalismo diversa, che si adattasse di più a un paese moderno come la Svezia. Trovò quello che cercava nell’identitarismo, un’ideologia politica che si basa sulla difesa dell’identità nazionale e che sta alla base di diversi partiti europei di estrema destra, tra cui il Front National di Marine Le Pen, la Lega Nord di Matteo Salvini e i Democratici Svedesi di Jimmie Åkesson. All’identitarismo si è ispirato anche Spencer. Tra le altre cose, Friberg ha lanciato una serie di siti Internet dedicati a promuovere le sue idee, come per esempio Metapedia, un sito fatto come Wikipedia che presenta una versione della Storia molto discutibile (basta leggere le prime righe di questa pagina sull’Olocausto per capire cosa s’intende).

Col tempo Friberg si allontanò, almeno a parole, dal suprematismo bianco: «Non credo nella supremazia dei bianchi, credo nell’etnopluralismo. Significa che ciascuna persona e ciascun gruppo etnico nel mondo ha diritto all’autodeterminazione e all’autonomia, senza che nessuno gli sia superiore o cerchi di forzare la sua volontà». In politica il concetto di etnopluralismo – formulato tra gli altri dal filosofo francese Alain de Benoist, fondatore della Nouvelle Droite – si è tradotto spesso nella difesa delle identità e dei valori europei, e poi nelle politiche anti-migranti. In Svezia questa nuova forma di nazionalismo ha trovato espressione anche nel panorama musicale nazionale ed è stata celebrata tra gli altri dalla cantante Saga. Nel 2007 Saga uscì con l’album “On My Own” che conteneva le canzoni One Nation Arise e Ode to a Dying People, entrambe un invito ad agire contro quella che la cantante considerava l’imminente fine delle persone bianche in quanto comunità.

Un altro gruppo che si è fatto conoscere per avere espresso posizioni vicine al nazionalismo svedese sono gli Ultima Thule, esponenti del cosiddetto “viking rock“, a cui molti politici dei Democratici Svedesi hanno detto di essersi ispirati.

In Svezia l’estrema destra non si è sviluppata solo dalle iniziative private di esponenti del nazionalismo e dell’identitarismo, ma ha trovato spazio anche in politica. Il partito che più si è fatto portatore di queste idee è stato quello dei Democratici Svedesi, definito qualche mese fa dal primo ministro della Svezia, Stefan Löfven, “nazista e razzista”. I Democratici Svedesi nacquero nel 1988 e soprattutto nei loro primi anni di attività si allinearono su posizioni derivanti dal fascismo svedese e dai movimenti dei suprematisti bianchi. Tra i fondatori del partito ci furono diverse persone che avevano espresso il loro aperto sostegno all’ideologia nazista. I Democratici Svedesi ottennero per la prima volta rappresentanza parlamentare alle elezioni del 2010 (5,7 per cento dei voti, pari a 20 seggi), e aumentarono la loro presenza in Parlamento alle elezioni del 2014 (12,9 per cento dei voti, pari a 49 seggi). Gli ottimi risultati arrivarono alla fine di una lieve moderazione nelle posizioni politiche del partito, un processo avviato nel 1995 dall’allora leader Mikael Jansson, ex membro del Partito di Centro: in questo periodo i Democratici Svedesi subirono sempre più l’influenza di altri grandi partiti di destra europei, tra cui il Front National francese e Alleanza Nazionale italiana. La strada verso una maggiore moderazione proseguì negli anni Duemila con la nuova leadership del partito, di cui faceva parte anche l’attuale leader Jimmie Åkesson.

Nonostante i tentativi di mostrarsi con una faccia più presentabile, in Svezia i Democratici Svedesi sono ancora visti come un partito di destra radicale, legato al fascismo e con posizioni xenofobe ed estremiste. Come in altre parti di Europa, anche in Svezia la destra radicale non è in crescita solo sotto forma di movimento culturale, come dimostrano i nuovi esperimenti di Spencer e Friberg, ma anche all’interno del Parlamento. Le prossime elezioni parlamentari si terranno il 9 settembre 2018, tra più di un anno. È difficile dire con così tanto anticipo quante possibilità avranno i Democratici Svedesi di ottenere una posizione rilevante nelle politica nazionale, ma intanto si possono fare due osservazioni. Primo: a gennaio il Partito Moderato, che attualmente è la seconda forza politica in Parlamento, la principale di opposizione, ha rotto una sorta di tabù e ha aperto a una possibile cooperazione con i Democratici Svedesi sul tema dell’immigrazione, provocando le reazioni stupefatte dei suoi stessi alleati di centro-destra e molte critiche. Non è chiaro dove potrà portare una collaborazione di questo tipo, ma la mossa dei Moderati è stata vista come un primo passo nell’accettazione dei Democratici Svedesi nella politica svedese più tradizionale. Secondo: a un certo punto, qualche mese fa, i Democratici Svedesi erano dati da alcuni sondaggi come il primo partito in Svezia. Oggi sono il secondo, dietro solo ai Socialdemocratici al governo. Tra un anno e mezzo le cose potrebbero cambiare, ma la situazione attuale dice già molto sull’aria che tira nel paese.