Le nuove regole per le partite IVA

E tutte le altre cose che cambiano con la nuova legge per i lavoratori autonomi, tra agevolazioni, detrazioni, indennità di disoccupazione e maternità

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Mercoledì 10 maggio il Senato ha approvato il “Jobs Act degli autonomi” o “Statuto dei lavoratori autonomi”, una legge che contiene una serie di provvedimenti per tutelare i lavoratori indipendenti, come le partite IVA. La nascita del provvedimento è stata lunga e difficile: «tre anni di ping pong tra Camera e Senato, due governi e un’infinità di modifiche e limature», ha raccontato Andrea Rossi su La Stampa. Per finanziare le disposizioni contenute nella legge, il governo ha stanziato 50 milioni di euro per il 2017. Ecco le novità principali che saranno introdotte.

Tutela dei pagamenti
Dall’entrata in vigore della legge sono considerate nulle tutte le clausole contrattuali che consentono al committente di un lavoro di pagare professionisti, artigiani e collaboratori coordinati in un tempo superiore ai 60 giorni dallo svolgimento della prestazione. Se il contratto non prevede una scadenza entro cui pagare, si considerano 30 giorni dall’emissione della fattura. La legge stabilisce inoltre che il committente non può modificare unilateralmente il contratto e che i rimborsi spese pagati dal committente non concorrono più a formare il reddito imponibile del professionista.

Formazione deducibile
I professionisti potranno dedurre completamente dalle loro dichiarazioni dei redditi una serie di nuove spese. Potranno dedurre completamente fino a diecimila euro di spese per iscrizioni a master e a corsi di formazione o di aggiornamento professionale, e quelle per partecipare a convegni e congressi. Potranno poi dedurre fino a cinquemila euro l’anno le spese per «servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all’auto-imprenditorialità». Si potranno infine dedurre anche le spese per assicurarsi contro il mancato pagamento delle prestazioni.

Tutele per la maternità
Le lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata dell’INPS avranno diritto a un congedo parentale che aumenta da tre a sei mesi durante i quali potrà essere sostituita nel proprio lavoro da un collega che abbia “le stesse competenze professionali”. Le lavoratrici avranno diritto all’indennità di maternità pur continuando a lavorare, viene eliminata quindi l’astensione obbligatoria dal lavoro.

Enti di previdenza
Le casse di previdenza private (come quella dei giornalisti, l’INPGI) potranno erogare nuove prestazioni sociali oltre quelle già previste dalle attuali leggi. In particolare, se lo vorranno, potranno introdurre forme di sostegno economico per i propri associati in difficoltà. Per finanziare questi servizi, le casse private potranno richiedere ai loro associati un’ulteriore contribuzione. I dettagli dovranno essere precisati entro 12 mesi da un decreto legislativo del governo.

Indennità di disoccupazione
La cosiddetta “Dis-Coll”, l’indennità di disoccupazione che ricevono i collaboratori coordinati e continuativi introdotta nel 2015 in via sperimentale, diventa strutturale e potrà essere ricevuta anche da assegnisti e dottorandi di ricerca, che in cambio verseranno lo 0,51 per cento in più di contributi.

Centri per l’impiego
Verrà istituito uno sportello lavoro autonomo, dedicato in particolare ad aiutare i professionisti a trovare un impiego.

Smart working
La legge contiene anche alcune disposizioni che non riguardano i lavoratori autonomi. Si tratta di quelle che riguardano lo “smart working”, o “lavoro agile”, cioè la possibilità che lavoratori subordinati compiano il loro lavoro direttamente da casa. Spiega il Sole 24 Ore: «Finora il passaggio al “lavoro agile” è stato disciplinato in vario modo, a seconda dell’esigenza della singola impresa, di solito con un accordo aziendale. Ma non necessariamente, visto che attualmente è sufficiente anche una semplice pattuizione orale».

La legge contribuisce a inquadrare il lavoro agile in una serie di regole generali, tra cui una delle prime è che può avvenire solo in seguito ad accordo scritto tra dipendente e datore di lavoro. Nell’accordo deve essere previsto il “diritto di disconnessione”, cioè la possibilità di avere momenti di pausa e di “disconnessione” dallo strumento tecnologico che permette il lavoro a distanza (in sostanza: il computer). Lo “smart working” viene identificato non come un nuovo tipo di contratto di lavoro, ma come una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato”. La legge stabilisce che chi sfrutta questa modalità ha diritto a un trattamento economico e normativo identico a chi lavora all’interno dell’azienda.