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  • Giovedì 27 aprile 2017

Le Pen ha fatto una “sorpresa” a Macron

Ha raggiunto una fabbrica che sta per chiudere durante una visita formale di Macron, e mentre lui veniva contestato lei si è presa gli applausi degli operai

Marine Le Pen alla Whirlpool di Amiens, 26 aprile 2017 (STR/AFP/Getty Images)
Marine Le Pen alla Whirlpool di Amiens, 26 aprile 2017 (STR/AFP/Getty Images)

Mercoledì 26 aprile il vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali francesi, Emmanuel Macron, è stato in visita ad Amiens, dove si trova uno stabilimento della Whirlpool i cui operai sono in protesta da mesi. Mentre Macron faceva quello che aveva programmato (cioè un incontro con le rappresentanze sindacali della Whirlpool, lontano dai picchetti della fabbrica), Marine Le Pen si è presentata nel piazzale dello stabilimento tra gli operai, rubandogli la scena. Macron a quel punto ha cambiato programma e nel pomeriggio ha incontrato a sua volta gli operai, che però non l’hanno accolto bene. Il ballottaggio tra Macron e Le Pen sarà il prossimo 7 maggio.

Tre cose da sapere
A fine gennaio la Whirlpool di Amiens aveva annunciato ai dipendenti la volontà di trasferire la produzione in Polonia a partire dal 2018. La fabbrica di Amiens esiste dal 1958: prima produceva macchine agricole e poi componenti per Philips. Whirlpool era subentrata nel 1991 e aveva iniziato a produrre asciugatrici. Fino ai primi anni del 2000, lo stabilimento aveva lavorato a pieno regime impiegando 1.300 dipendenti. Nel 2002 Whirlpool aveva deciso di spostare parte della produzione in Slovacchia e quello era stato l’inizio di un lento e progressivo smantellamento. Il gruppo sostiene che i prezzi della produzione in Francia sono superiori del 7,5 per cento rispetto a quelli della Polonia e si è impegnata a non licenziare i circa 300 dipendenti rimasti, ma genericamente a ricollocarli.

L’annuncio della chiusura della Whirlpool di Amiens era stato fatto tra i due turni delle primarie del centrosinistra francese, ma la vicenda non si era imposta nel dibattito a livello nazionale, nonostante i dipendenti avessero organizzato diverse manifestazioni. A fine febbraio, però, era cambiata la situazione: durante la cerimonia del premio César, importante riconoscimento del cinema francese, il giornalista e regista François Ruffin (protagonista tra le altre cose nel 2016 del movimento di protesta Nuit Debout contro l’approvazione di una controversa riforma del lavoro) aveva dedicato la vittoria del suo documentario agli operai della Whirlpool, consegnando loro dopo qualche giorno il premio stesso.

A quel punto si era cominciato a parlare della vicenda: il primo ministro Bernard Cazeneuve aveva presentato un piano di rilancio industriale per la zona di Amiens e alcuni candidati alle presidenziali del primo turno avevano cominciato a parlarne. Marine Le Pen, leader e candidata del Front National, aveva scritto una lettera gli operai dicendo che Whirlpool Amiens non aveva alcuna ragione di chiudere e che non avrebbe chiuso, mentre Macron non aveva detto niente. Il 6 aprile, durante una trasmissione televisiva a cui a sorpresa era stato invitato anche il regista François Ruffin – che nel frattempo si è candidato proprio per la zona di Amiens alle legislative del prossimo giugno con l’estrema sinistra di La France Insoumise, movimento di Mélenchon – Macron era stato sollecitato a prendere una posizione e aveva detto: «Ritengo che una campagna presidenziale non serva a fare promesse che non si possono mantenere. Dunque non le farò per Whirlpool. Il mio silenzio è il rifiuto di strumentalizzare una situazione».

L’altra cosa da sapere è che Emmanuel Macron è nato proprio ad Amiens («da una famiglia borghese», dicono i giornali francesi) e qui ha frequentato delle scuole private. Infine: Amiens si trova nel dipartimento della Somme nella regione dell’Alta Francia. Il risultati delle presidenziali del primo turno hanno mostrato che Le Pen ha ottenuto i suoi migliori risultati sulla costa del Mediterraneo e nel nord-est del paese, e che è stata votata dagli operai e dagli impiegati, mentre Macron è invece forte tra i dirigenti (uno su tre ha votato per lui) e tra i professionisti. Nel dipartimento della Somme, Le Pen ha ottenuto il 30,4 per cento mentre Macron si è fermato al 21,8 per cento.

Che cosa è successo
Per mercoledì 26 marzo Emmanuel Macron aveva programmato una visita ad Amiens, ma in città e lontano dalla fabbrica. Mentre si trovava in una sala riunioni con le rappresentanze sindacali, a sorpresa Marine Le Pen si è presentata nel piazzale dello stabilimento dicendo: «Sono qui al fianco dei lavoratori, esattamente dove dovrei essere». Ha parlato di «delocalizzazione scandalosa» e ha spiegato: «Quando ho saputo che Macron sarebbe venuto qui ma non avrebbe incontrato i lavoratori, e quando ho saputo che sarebbe andato a rinchiudersi in non so quale sala della camera di commercio per incontrare due o tre persone raccattate, l’ho trovata una dimostrazione di grande disprezzo verso quello che stanno vivendo i salariati di Whirlpool. Ho allora deciso di uscire dal mio comitato e di venire a trovarvi». Le foto vicine delle due differenti situazioni in cui si trovavano Macron e Le Pen sono circolate moltissimo:

Qualche ora dopo Macron ha cambiato il proprio programma ed è andato davanti alla fabbrica, ma è stato accolto in modo ostile dagli operai che fischiavano e gridavano «Marine présidente!». Alla fine i dipendenti Whirlpool hanno avviato una discussione con Macron, che è stata comunque piuttosto complicata e che il suo comitato elettorale ha trasmesso in streaming online.

A Macron è stato subito chiesto perché non si fosse mai visto prima da quelle parti, e mentre lui cercava di rispondere è stato interrotto. Il botta e risposta è andato avanti per tutto il tempo: «Non sono qui per fare promesse e non potrò mai farle», e un uomo tra la folla: «Come Hollande?». Macron è riuscito a dire che la risposta al problema non è mettere fine alla globalizzazione o chiudere le frontiere, come propone Le Pen, e a spiegare che chiudere le frontiere significa distruggere migliaia di posti di lavoro. Ha ribadito che non vuole promettere «cose impossibili» e che non si impegna a nazionalizzare la fabbrica, ma a salvarla cercando di farla rilevare da altri imprenditori. Macron è stato accusato di aver dato delle “illetterate” alle operaie di un’altra fabbrica (l’ha detto davvero, nel 2014, quando era ministro dell’Economia), di rappresentare «il business», di essere «d’accordo» con gli azionisti e di essere stato al governo con Hollande e di non aver fatto comunque nulla.

Dopo quaranta minuti di discussione Emmanuel Macron se ne è andato, ma a quel punto diversi operai hanno cominciato a parlare delle loro “mani sporche” e lo hanno sfidato: «Mi stringe la mano, signor Macron?». Non c’è alcuna notizia vera intorno a Emmanuel Macron e alle “mani sporche”. Tuttavia in rete, su un sito satirico, circola un articolo intitolato «Emmanuel Macron: quando stringo la mano di un povero, mi sento sporco per tutto il giorno», frase che il candidato centrista non ha mai pronunciato ma che evidentemente alimenta molte dicerie.