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  • Venerdì 21 aprile 2017

Chi era l’attentatore di Parigi

Il procuratore Molins ha detto che si chiamava Karim Cheurfi, un francese di 39 anni con gravi precedenti penali ma che non aveva dato segni di essersi radicalizzato

Il presidente francese Francois Hollande con alcuni poliziotti a Parigi (Philippe Wojazer, Pool Photo via AP)
Il presidente francese Francois Hollande con alcuni poliziotti a Parigi (Philippe Wojazer, Pool Photo via AP)

Il procuratore di Parigi François Molins ha diffuso il nome dell’uomo che ieri sera ha sparato con un fucile automatico contro un furgone della polizia sugli Champs-Elysées a Parigi, uccidendo un agente e ferendone altri due, prima di essere ucciso a sua volta. Si chiama Karim Cheurfi, aveva 39 anni ed era nato nella periferia di Parigi. Cheurfi era stato già condannato quattro volte, ma non aveva mai dato segni di essersi “radicalizzato”, ovvero di aver sviluppato idee islamiste estremiste, ha detto Molins. L’attentato comunque è stato rivendicato quasi immediatamente dallo Stato Islamico (o ISIS).

Karim Cheurfi era nato il 31 dicembre 1977 a Livry-Gargan, a est di Parigi, nella regione dell’Île-de-France. Fino a un paio di giorni fa viveva insieme alla madre a Chelles, un comune di poco più di 50mila abitanti a una ventina di minuti di macchina da Livry-Gargan. Si era fatto conoscere dalle autorità francesi nel 2001, in una incredibile serie di episodi di violenza contro le forze dell’ordine. Nell’aprile di quell’anno, quando aveva 23 anni, Cheurfi rubò un’auto e fece un piccolo incidente con un’altra macchina, che aveva a bordo un poliziotto e suo fratello più piccolo. Ne seguì un inseguimento e quando l’auto di Cheurfì finì in un fosso, lui scese dalla macchina e colpì i due uomini prima di scappare. Fu preso e arrestato e portato in cella. Due giorni dopo, con un pretesto, convinse un altro poliziotto a entrare nella sua cella e poi riuscì a sottrargli la pistola e gli sparò diverse volte prima di essere bloccato, senza riuscire però a ucciderlo. Il 9 aprile fu incriminato per tre tentati omicidi. Fu condannato nel 2003 a 20 anni di carcere, ridotti a 15 in appello, ma ne scontò solo una parte. A febbraio di quest’anno è stato arrestato a Meaux, a 30 chilometri a est di Livry-Gargan, la sua città natale, perché sospettato di voler uccidere degli agenti di polizia. È stato rilasciato il giorno successivo per mancanza di prove.

Le Figaro ha scritto che a Chelles tutti conoscevano Cheurfi. Un suo vicino di casa, che ha voluto rimanere anonimo, ha detto a Le Figaro: «Aveva perso la ragione, psicologicamente non c’era più. Le sue azioni, le sue reazioni, il suo modo di camminare, i suoi comportamenti erano come quelli di qualcuno che viene da Marte».

AFP, citando una sua fonte, ha scritto che Cheurfi era stato oggetto di un’indagine antiterrorismo avviata dall’intelligence francese, ma senza che gli fosse attribuito l’indicatore “S”, quello che in Francia si usa per etichettare le persone considerate una seria minaccia alla sicurezza nazionale. Le Monde ha scritto che Cheurfi era stato segnalato come individuo radicalizzato dal dicembre 2016; in quel momento si pensava volesse uccidere dei poliziotti per vendicare i morti della guerra in Siria.

L’attentato è stato rivendicato dallo Stato Islamico. Nella rivendicazione, diffusa da Amaq poco dopo l’attacco, l’assalitore è stato identificato solo con il nome di guerra Abu Yusuf al Belijiki, dove “Beljiki” sta a indicare che l’uomo proveniva dal Belgio, o aveva vissuto in Belgio per un certo periodo di tempo (e non necessariamente la nazionalità). Molins ha detto che a fianco del corpo dell’attentatore è stata trovata una nota di celebrazione dello Stato Islamico. La particolare tempestività della rivendicazione, hanno scritto diversi analisti, potrebbe significare che l’uomo aveva avuto qualche contatto precedente con lo Stato Islamico. Non si hanno però conferme al riguardo, per ora.