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  • Giovedì 13 aprile 2017

Cosa sappiamo dell’attacco americano in Afghanistan

Gli Stati Uniti hanno bombardato dei tunnel dell'ISIS usando la loro bomba più potente tra quelle non nucleari: 36 miliziani sono morti

(Eglin Air Force Base via AP)
(Eglin Air Force Base via AP)

Il dipartimento della Difesa americano ha fatto sapere che giovedì 13 aprile gli Stati Uniti hanno usato in Afghanistan la più potente bomba tra quelle non nucleari a disposizione dell’esercito statunitense. La bomba – che non era mai stata usata prima in combattimento – è stata usata per colpire un sistema di tunnel che secondo gli Stati Uniti erano utilizzati dallo Stato Islamico per muovere uomini e armi. Il ministero della Difesa afghano ha detto che 36 miliziani dello Stato Islamico sono morti, che la loro base è stata distrutta e che non ci sono morti tra i civili. Abdullah Abdullah, capo esecutivo dell’Afghanistan – una carica governativa creata appositamente nel 2014 quando sia Abdullah che l’attuale presidente Ashraf Ghani sostennero di aver vinto le elezioni – ha confermato che l’attacco è stato compiuto dagli Stati Uniti in accordo con il governo afghano, e che è stato fatto «con grande attenzione per evitare morti tra i civili».

Il nome tecnico della bomba è GBU-43/B MOAB (sigla per Massive Ordnance Air Blast), ma è conosciuta soprattutto col suo soprannome di “madre di tutte le bombe”: fu sviluppata nel 2003, è lunga circa nove metri e pesa 10 tonnellate. È stata sganciata da un aereo cargo MC-130 nel distretto di Achin, che si trova nella provincia di Nangarhar, nel nord-est dell’Afghanistan, vicino al confine con il Pakistan. Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca, ha detto che nella zona erano presenti alcuni tunnel che permettevano ai miliziani dello Stato Islamico di muoversi liberamente e attaccare le forze americane e afghane. Secondo le stime degli Stati Uniti, i miliziani dello Stato Islamico nella zona sono tra i 600 e gli 800, e sabato scorso un soldato americano era morto nella zona durante un’operazione compiuta insieme all’esercito afghano.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che la missione ha avuto «molto successo», e che non è stata compiuta per mandare un messaggio internazionale. Il ministero della Difesa afghano ha anche detto che nell’esplosione sono state distrutte molte armi dello Stato Islamico, mentre il New York Times, citando funzionari afghani, dice che l’esercito afghano aveva provato a fare un’offensiva via terra contro lo Stato Islamico nel distretto di Achin, ma era stato respinto dai miliziani nascosti nei tunnel e si era ritirato, per poi chiedere il sostegno aereo degli Stati Uniti. L’ex presidente afghano Hamid Karzai ha scritto su Twitter: «Questa non è la guerra al terrorismo ma lo sfruttamento disumano e brutale del nostro paese come luogo per testare armi nuove e pericolose. Sta a noi afghani fermare gli Stati Uniti».

Nonostante la bomba sia la più potente mai usata dagli Stati Uniti in combattimento, molti analisti tendono a confermare quanto detto da Trump: la decisione degli Stati Uniti non è stata tanto politica, quanto militare e legata alla concreta situazione in Afghanistan, dove lo Stato Islamico è diventato più forte negli ultimi anni. CNN scrive che l’ordine di sganciare la bomba è arrivato non da Trump ma dal generale John Nicholson, comandante dell’esercito americano in Afganistan, che ha ricevuto l’autorizzazione dal generale a capo del Comando centrale degli Stati Uniti, Joseph Votel. Lo stesso Trump, rispondendo ai giornalisti, non ha detto di aver ordinato personalmente l’attacco, ma ha detto: «Quello che faccio è autorizzare l’esercito».

La GBU-43/B MOAB, per le sue dimensioni, può essere sganciata soltanto da aerei cargo, e non dai normali bombardieri: trasportarla sul luogo dell’attacco è quindi più rischioso, perché gli aerei sono più facili da colpire dalla contraerea. L’esplosione della MOAB si sviluppa per circa un chilometro e mezzo intorno al luogo dell’impatto, ma, ha spiegato l’esperto di armi dell’esercito americano Rob Farley a Vox, non è detto che tutte le costruzioni in quel raggio vengano distrutte: dipende da quanto sono resistenti. Proprio perché è un’operazione rischiosa, e perché può avere molti danni collaterali, gli Stati Uniti non avevano mai sganciato la MOAB: l’area dell’attacco di ieri però si prestava per il suo utilizzo, visto che è scarsamente abitata.

Per questi motivi, diversi analisti suggeriscono che di il fatto che gli Stati Uniti abbiano sganciato una bomba così potente non sia di per sé il segnale che qualcosa è cambiato o di un’escalation nelle operazioni militari americane in Medio Oriente. L’interpretazione per ora più condivisa è che la MOAB sia stata usata perché le caratteristiche dell’obiettivo la rendevano l’arma più adatta. Anche perché per le potenze internazionali nemiche degli Stati Uniti, come la Corea del Nord, non sarebbe difficile difendersi con la contraerea da un aereo cargo intenzionato a sganciare una bomba MOAB.