Perché si parla di “crisi nella maggioranza”

In un'importante commissione del Senato è stato eletto presidente un candidato sostenuto dall'opposizione, e Gentiloni ha passato un brutto pomeriggio

Salvatore Torrisi (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Salvatore Torrisi (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Ieri la commissione Affari costituzionali del Senato ha eletto presidente Salvatore Torrisi, senatore di Alternativa Popolare che ha ricevuto 16 voti e ha battuto così il candidato del Partito Democratico e della maggioranza di governo Giorgio Pagliari, che si è fermato a 11 voti.

La commissione Affari costituzionali – dove la maggioranza di governo conta 17 senatori – è, tra le altre cose, responsabile per la presentazione di leggi elettorali: la sua presidenza è considerata molto importante dalla maggioranza per riuscire a portare in aula in tempi brevi una nuova legge elettorale, ritenuta necessaria dopo gli interventi della Corte Costituzionale sull’Italicum. Il voto era segreto: l’inaspettata vittoria di Torrisi, che è stato evidentemente votato anche da alcuni senatori della maggioranza insieme a quelli di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle, ha quindi fatto nascere accuse incrociate tra i due partiti che sostengono il governo – il PD e AP, di Alfano – e ha fatto passare un brutto pomeriggio al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Il Partito Democratico, dopo la sconfitta, ha accusato i suoi alleati di Alternativa Popolare di aver votato insieme alla minoranza; un’accusa simile l’ha fatta anche Alternativa Popolare nei confronti del Partito Democratico. Angelino Alfano, capo di Alternativa Popolare, ha chiesto a Torrisi di dimettersi dall’incarico di presidente della commissione, poiché eletto con i voti dell’opposizione e in disaccordo rispetto a un patto tra i partiti della maggioranza di governo, di cui Alfano fa parte in qualità di ministro degli Esteri. Se le dimissioni dovessero effettivamente essere presentate si arriverebbe quindi a una nuova votazione e una nuova possibilità per il Partito Democratico di far eleggere il suo candidato.

Nel PD diversi parlamentari sospettano che il candidato di Alternativa Popolare sia stato votato anche da MdP, il nuovo movimento fondato da chi è uscito dal PD; lo scrive oggi anche il Corriere della Sera. «Oggi sono nate le larghe intese in Senato per non fare la legge elettorale», ha detto il senatore Andrea Marcucci. «MdP, Forza Italia, M5S e i centristi hanno eletto il loro presidente nella commissione Affari costituzionali, con l’obiettivo di consegnare l’Italia al proporzionale». Il capo di MdP, Roberto Speranza, ha risposto con una dichiarazione non chiarissima sulle azioni del suo partito: «Se fossi nel PD, guarderei dentro casa mia. Mi pare che lì ci siano problemi più grandi».

Stando alle ricostruzioni dei giornali Matteo Orfini, presidente del PD, ha chiamato Paolo Gentiloni per esprimergli la sua preoccupazione sullo stato della maggioranza, preoccupazione che – sempre secondo i giornali di oggi – è condivisa anche dall’ex segretario Matteo Renzi. Gentiloni per il momento sembra aver preso la questione come una sconfitta grave, ma rimediabile senza esiti particolari sul lavoro a lungo termine del governo. Anche Roberto Giachetti, dice Repubblica, ha cercato di ridimensionare la cosa, spiegando che «il presidente di commissione conta, ma se c’è una maggioranza che si mette d’accordo per cambiare la norma, andiamo avanti lo stesso». Alcuni giornali hanno scritto che Matteo Orfini ha anche chiesto un incontro con Sergio Mattarella per parlare della situazione della maggioranza, ma il Corriere della Sera ha scritto che il Quirinale ha smentito.