Il processo di Trani alle agenzie di rating è finito come doveva finire

Cioè con l'assoluzione di tutti gli imputati che la procura accusava di complotti e trame contro l'Italia

Michele Ruggiero, il pubblico ministero che ha portato avanti l'inchiesta sulle agenzie di rating, poco prima della lettura della sentenza (ANSA/Roberto Buonavoglia)
Michele Ruggiero, il pubblico ministero che ha portato avanti l'inchiesta sulle agenzie di rating, poco prima della lettura della sentenza (ANSA/Roberto Buonavoglia)

Il tribunale di Trani ha assolto «perché il fatto non sussiste» tutti i sei dirigenti e analisti delle agenzie di rating che, secondo la procura, tra il 2011 e il 2012 complottarono per abbassare il rating creditizio dei titoli di stato italiani causando «una destabilizzazione dell’immagine, del prestigio e degli affidamenti creditizi dell’Italia sui mercati finanziari nazionali ed internazionali». Dell’indagine e poi del processo si è parlato a lungo in questi anni, e alcuni giornali e politici lo utilizzarono per giustificare le teorie di un “complotto contro l’Italia” da parte della “grande finanza internazionale”.

I sei manager e analisti erano accusati di manipolazione del mercato. La procura aveva chiesto la condanna a due anni per Deven Sharma, nel 2011 presidente dell’agenzia Standard & Poor’s, a tre anni per Yann Le Pallec, direttore europeo della società, e per gli analisti Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer, oltre che tre anni per David Riley, analista dell’agenzia di rating Fitch. Secondo la procura gli imputati avevano fornito intenzionalmente ai mercati finanziari quattro report contenenti «informazioni tendenziose e distorte sull’affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento adottate dal governo», con lo scopo di «disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore».

L’indagine fu molto criticata e irrisa, anche da altri magistrati. A molti sembrava improbabile che una piccola procura di provincia italiana avesse i mezzi per scovare e poi dimostrare grandi complotti internazionali. Inoltre non sembrava che il comportamento della agenzie di rating fosse particolarmente diverso o più critico nei confronti dell’Italia rispetto a quello di migliaia di altri esperti, analisti ed economisti in giro per il mondo. Molti hanno anche sottolineato come la crisi dei debiti sovrani avesse mostrato il contrario di ciò che sosteneva la procura, ossia la scarsa capacità di preveggenza delle agenzie di rating, i cui downgrade non hanno causato crolli nello spread ma in genere sono arrivati dopo che i mercati avevano già punito con aumenti dei tassi di interesse i paesi ritenuti a rischio.

Il principale autore dell’inchiesta, il pubblico ministero Michele Ruggiero, è stato al centro di numerose altre discusse indagini arrivate sulle prime pagine dei giornali. Una delle più note è quella in cui cercò di dimostrare il legame tra autismo e vaccini, legame che non esiste e di cui parlò per la prima volta un truffatore britannico alla fine degli anni Novanta. Da allora la leggenda metropolitana del legame tra autismo e vaccini si è diffusa molto, anche nel nostro paese, probabilmente contribuendo in qualche misura alla diminuzione delle vaccinazioni degli ultimi anni. Dopo alcuni mesi di indagine, e numerose prime pagine di giornali, la procura è stata costretta a chiedere l’archiviazione del caso a causa dell’inconsistenza delle accuse nei confronti delle case farmaceutiche.

Con il tempo, la procura di Trani è diventata famosa in tutta Italia per le inchieste come quella sulle agenzie di rating e sui vaccini. In un articolo pubblicato sul Foglio, Luciano Capone ha descritto così l’attività dei magistrati della città: «Negli ultimi anni la procura tranese è salita agli orrori delle cronache per una serie d’inchieste contro l’universo mondo, poi smarritesi in qualche cunicolo sotterraneo o finite nascoste dietro qualche botola segreta». Tra le altre inchieste di grande impatto mediatico, poi risoltesi in archiviazioni o assoluzioni, la prima è probabilmente l’indagine del 2004 sulle ipotetiche pressioni fatte dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi su alcuni membri dell’AGCOM per arrivare alla chiusura di una trasmissione televisiva all’epoca condotta su Rai Due da Michele Santoro.

Il filone finanziario, però, è probabilmente quello più fecondo tra quelli che vengono seguiti di solito dai magistrati della procura. Trani, ricorda Capone, ha indagato tra gli altri American Express, MPS, BNL, Unicredit, Credem, Intesa San Paolo, Banca d’Italia e Deutsche Bank. Nel tribunale ospitato in una piccola città di poco meno di 60 mila abitanti, negli anni sono arrivati a testimoniare Romano Prodi, Mario Monti, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il presidente della BCE Mario Draghi e quello della CONSOB Giuseppe Vegas.

Elio Lannutti, presidente dell’associazione dei consumatori Adusbef e uno dei principali sostenitori dell’inchiesta, ha postato su Facebook un commento sulla possibilità di fare appello contro la sentenza sulle agenzie di rating. La decisione di fare appello contro la sentenza di primo grado spetta in ogni caso alla procura.