Gli arresti per terrorismo a Venezia

Quattro cittadini del Kosovo, accusati di far parte di una cellula terroristica, sono stati fermati stanotte: ci sono state perquisizioni anche a Mestre e Treviso

Una barca dei Carabinieri a Venezia, 17 maggio 2014 (ANSA/ANDREA MEROLA)
Una barca dei Carabinieri a Venezia, 17 maggio 2014 (ANSA/ANDREA MEROLA)

Nella notte tra mercoledì e giovedì, a Venezia, tre persone sono state arrestate e un minorenne è stato fermato con l’accusa di terrorismo e di far parte di una cellula jihadista. I tre arrestati e il fermato sono tutti cittadini del Kosovo che si trovano in Italia con un regolare permesso di soggiorno: hanno tutti meno di trent’anni e, scrive Repubblica, vivevano in Italia da due anni. Almeno due dei tre lavoravano come camerieri. Gli arresti sono stati eseguiti durante una più vasta operazione di polizia e carabinieri, coordinata dalla procura distrettuale antimafia e antiterrorismo, che ha portato – scrive il Corriere della Sera – a dodici perquisizioni tra Venezia, Mestre e Treviso. Sempre il Corriere scrive che gli arrestati erano sotto indagine da diverso tempo e che con lunghe operazioni di sorveglianza erano state ricostruite “le dinamiche relazionali, la radicalizzazione religiosa dei vari soggetti, i luoghi che frequentavano”.

Repubblica scrive che la polizia ritiene che gli arrestati stessero organizzando un attentato a Venezia e che le informazioni erano arrivate da alcune intercettazioni in cui si parlava come possibile obiettivo del famoso ponte di Rialto. L’intervento di polizia e carabinieri è stato deciso dopo l’intercettazione di alcuni commenti sull’attentato di Londra del 22 marzo: «Con Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua, mettere una bomba a Rialto», sarebbe una delle frasi pronunciate dai componenti del gruppo riportata da Repubblica.

Gli arresti di questa notte sono stati fatti tutti nel centro di Venezia, in un palazzo poco lontano dal teatro La Fenice e vicino al cinema Rossini in zona Campo Manin. Il procuratore Adelchi d’Ippolito ha detto: «Abbiamo controllato ogni loro rapporto, ogni loro contatto con il mondo esterno e siamo riusciti anche ad inserirci e controllare il loro mondo telematico e tutto quello che riuscivano a comunicarsi e ad indottrinarsi». E ancora: «Da parte di tutti c’era una grande adesione all’ideologia dell’Isis e ai recenti attentati, in particolare quello a Londra del 22 marzo scorso che ha ricevuto grandi consensi e apprezzamenti». Sulle persone arrestate, il procuratore ha spiegato che «conducevano una vita ordinaria, avevano dei profili social normali, senza segni di radicalizzazione».