Dove vengono scoperti i grandi film

Si chiama "Black List", è una lista delle migliori sceneggiature non ancora acquistate a Hollywood, e chiunque può sottoporre un proprio soggetto

(Dan Kitwood/Getty Images)
(Dan Kitwood/Getty Images)

Ogni dicembre, dal 2005, viene pubblicata una lista di film che ancora non lo sono ma che puntano a diventarlo: nel gergo del cinema americano si chiama “Black List”, lista nera, e negli anni è diventata sempre più importante. La lista contiene soggetti – idee su storie – o sceneggiature che importanti produttori di Hollywood hanno giudicato interessanti, meritevoli di diventare film. L’idea di chiedere a un centinaio di produttori quali fossero le migliori storie in cui si erano imbattuti durante l’anno venne a Franklin Leonard, che aveva 27 anni e lavorava per l’Appian Way Productions, una casa di produzione fondata nel 2004 da Leonardo DiCaprio.

La Black List del dicembre 2016

L’idea di Leonard piacque – è utile per gli addetti ai lavori, e permette ai non-addetti di pregustarsi film descritti in poche righe, di avere qualcosa di bello da aspettare – ed ebbe successo: ora al sondaggio partecipano diverse centinaia di produttori e circa 300 sceneggiature inserite nelle Black List degli ultimi 12 anni sono nel frattempo diventate film, che insieme hanno incassato in totale circa 25 miliardi di dollari e hanno racimolato 265 nomination per gli Oscar, vincendone 48. Tra i film che sono passati dalla Black List ci sono Il discorso del reThe Millionaire, Argo e Il caso Spotlight (tutti Oscar per il Miglior film) e poi The Revenant, Juno, The Wrestler, Django Unchained, Il petroliere, Little Miss SunshineManchester by the Sea e Arrival. 

Alex Wagner dell’Atlantic ha raccontato la storia della Black List nell’articolo “La lista di Hollywood di cui tutti vogliono far parte“, parlandone con Leonard, che viene dalla Georgia, nel sud-est degli Stati Uniti, e nel 2005 era un giovane dirigente di una casa di produzione a cui capitava di leggere tantissime sceneggiature più o meno complete, e di parlarne in pausa pranzo, davanti alla macchinetta del caffe o all’aperitivo finito di lavorare. Parlando con Wagner ha detto: «C’erano tutti questi discorsi, a vari livelli, che giravano attorno alla domanda “Cosa hai letto di buono negli ultimi tempi?”».

Leonard decise quindi di chiedere a colleghi e dipendenti di altre case di produzione di scegliere, in forma anonima, le dieci migliore sceneggiature che avevano letto e che per qualche motivo avevano dovuto scartare magari perché gliel’aveva detto un superiore, o anche solo perché per tipo o budget quel film non andava bene per quella casa di produzione. Risposero in 93 e vinse, con 25 voti, la storia che nel 2007 sarebbe diventata il film Noi due sconosciuti, con Halle Berry e Benicio del Toro. Della lista facevano parte anche quelli che poi sarebbero diventati Juno, 21, Babel, Blood Diamond, Little Miss Sunshine, Zodiac e Nebraska. La lista di Leonard iniziò a farsi notare e un paio d’anni dopo il Los Angeles Times ci scrisse un articolo, dicendo a tutti che Leonard ne era l’ideatore. Lui, che all’Atlantic ha detto di aver creato la lista giusto per avere qualcosa di interessante da leggere, capì allora il gran potenziale della cosa.

Leonard ha detto di aver chiamato la lista “Black List” in omaggio ai professionisti di Hollywood che tra gli anni Quaranta e Cinquanta non poterono lavorare (o lo fecero, a fatica, sotto falso nome) perché inseriti nella “lista nera” della HUAC, la Commissione per le attività antiamericane, perché sospettati di avere simpatie comuniste (e alcuni le avevano davvero). I professionisti a cui fu vietato di lavorare furono blacklisted, inseriti in una lista nera, e il più famoso di loro è stato lo sceneggiatore Dalton Trumbo. L’idea di Leonard era dare spazio a gente che – seppur in altri tempi e per altre ragioni – faceva ugualmente fatica a farsi strada a Hollywood.

La cosa da capire parlando di sceneggiature a Hollywood è che ne girano tantissime e che molte rimbalzano da uno studio all’altro in attesa di essere prese in considerazione. E anche nel caso in cui vengano prese in considerazione, molte case di produzione impiegano anni a decidere se e quando investire davvero su quella storia, a rischiarci dei soldi, a trovare un periodo in cui girare, un regista, gli attori, la troupe giusta, un efficace meccanismo promozionale. Ci sono tantissime cose che possono bloccare la trasformazione di una sceneggiatura – magari bellissima – in un film: ci si può accorgere che il West, i pirati o le storie con le streghe andavano fino a due anni prima e poi non vanno più, e quindi basta storie con pistoleri, galeoni o incantesimi. Si può decidere di non fare un film perché un’altra casa di produzione ne sta facendo uno simile, e così via, con una lunghissima serie di se e di ma.

Negli ultimi anni è anche diminuito il numero di film che ogni studio produce, ed è aumentato quello di film che sono rifacimenti, seguiti, nuove versioni di cose vecchie. Insomma: lo spazio per le nuove storie è sempre meno, anche se quelli che provano a scriverle sono sempre tantissimi. Chi mette i soldi tende a puntare su titoli sicuri piuttosto che rischiarli su cose strane, magari troppo fuori dagli schemi. Come ha scritto Wagner: «Per via delle pressioni economiche collegate agli investimenti per un film, si tende a esagerare con scelte sicure, preferendo film simili a quelli che sono andati bene in passato: ed ecco perché abbiamo sette sequel di Fast & Furious». Però c’è quella questione delle convenzioni che riducono la creatività, ed è lì che si è messa la Black List di Leonard che «usando la saggezza di tante persone per decretare la bellezza di una storia, rassicura i finanziatori e i produttori, facendo loro capire che non sarebbe un eccessivo rischio investire in quelle storie».

Non tutte le storie della Black List diventano film (anche perché alcune sono bellissime su carta ma difficilmente lo sarebbero su schermo) e non tutte le storie che diventano film non lo diventerebbero senza la Black List, ma per uno sceneggiatore finirci è molto importante, perché rende tutto un po’ più facile e veloce e perché permette di farsi un nome.

Danny Strong – scrittore, attore e regista (e Doyle McMasters in Una mamma per amica) – ha raccontato all’Atlantic la sua storia dopo che Recount, la sceneggiatura che scrisse sulle elezioni americane del 2000 (George W. Bush contro Al Gore) finì al primo posto della Black List nel 2007 e divenne un film per la televisione l’anno dopo. Il film – con Kevin Spacey e John Hurt – vinse due Emmy e un Golden Globe e un paio d’anni dopo gli fu chiesto di scrivere la sceneggiatura per The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca, che finì nella Black List del 2010. La storia ci mise tre anni a diventare un film ma ci riuscì: il film fu il più visto in Nordamerica per tre settimane e incassò circa 180 milioni di dollari (ne era costati 30). Prima di Recount, Strong non aveva scritto sceneggiature; dopo The Butler ha scritto quelle di Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1della serie tv Empire e di Rebel in the Rye, un film che dirigerà anche e uscirà nel 2017: parlerà della vita dello scrittore J. D. Salinger.

Un’altra storia interessante raccontata sull’Atlantic da Wagner è quella che ha preceduto l’uscita di The Imitation Game, per cui Graham Moore ha vinto l’Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale. Wagner ha scritto: «Non si pensava, nell’era degli immensi blockbuster, che un film su un matematico suicida nell’Inghilterra della Seconda guerra mondiale avrebbe potuto essere un successo. Anzi, non si pensava nemmeno che avrebbe potuto essere un film». Nel 2011 – quando la sceneggiatura finì al primo posto della Black List – Moore aveva 28 anni e praticamente nessuna esperienza nel settore. Moore ha detto che quando andava in giro a parlare della sceneggiatura sulla storia di Alan Turing «tutti l’avevano già letta, compresi Morten Tyldum, il regista norvegese che finì per dirigere il film, e Benedict Cumberbatch, che ne sarebbe diventato il protagonista» e che l’aveva letta proprio perché l’aveva vista nella Black List.

Un caso simile è successo con Whiplash, il film di Damien Chazelle prima di La La Land. La storia finì nella Black List del 2012 (insieme ad Arrival, Hell or High Water, John Wick e Quel fantastico peggior anno della mia vita) e Chazelle, che nel frattempo aveva anche girato un cortometraggio con lo stesso titolo, seppe sfruttare la cosa. Helen Eastbrook, la produttrice del film, ha detto che essere nella lista offrì «una sorta di conferma, come a dire “Ehi, non sono pazzo, ci sono molte persone che sono d’accordo con me”».

Il 2012 è anche l’anno in cui la Black List divenne qualcosa di più di una lista annuale. Nel settembre di quell’anno Leonard, che nel frattempo era finito a lavorare per la Overbrook Entertainment, si licenziò e aprì, sul sito della Black List, un servizio/database sulle sceneggiature. Si poteva e si può usarlo per leggerne tantissime, per mettere la propria e farla valutare da altri, per farsi notare anche senza avere contatti. Wagner ha spiegato: «Una volta che una sceneggiatura viene caricata sul sito, un recensore la legge. Sono persone anonime, che hanno lavorato almeno per un anno in una casa di produzione. Se la sceneggiatura piace a quella persona, si ha diritto a una seconda recensione, sempre gratuita. Se va bene anche questa, ci sono altre tre recensioni gratuite, fatte da altre persone».

Ruckus e Lane Skye, marito e moglie di Atlanta, hanno usato il servizio poco dopo che aprì nel 2012: avevano da poco scritto Rattle the Cage, un thriller carcerario dal basso budget, ambientato in un bosco vicino a casa loro. Misero la sceneggiatura del database «giusto per vedere se succedeva qualcosa» e andò bene, recensione dopo recensione («Fino a quel momento l’aveva letta solo un nostro amico»). Sei settimane dopo aver messo la sceneggiatura nel database, la coppia ricevette una chiamata da Hollywood e un anno dopo Majid Al Ansari, un regista che vive ad Abu Dhabi, si offrì di comprare i diritti per girare il film in Medio Oriente, cambiando un po’ di cose alla trama. Gli Skye rifiutarono, perché volevano essere loro a girarlo, e Al Ansari propose quindi di vendergli i diritti solo per quanto riguardava i paesi arabi. Gli Skye l’hanno fatto – «non potevamo pensare a una sola ragione per non farlo» – e in quei paesi Rattle the Cage è uscito con il titolo Zinzana, un film di cui Netflix ha acquistato i diritti per la distribuzione mondiale. Gli Skye, che ora si sono licenziati dai loro precedenti lavori, hanno da poco trovato un accordo e i finanziamenti per girare la loro versione del film.

Negli ultimi 12 anni circa un terzo delle sceneggiature menzionate nelle Black List sono diventati film. Secondo Leonard il merito sta nelle premesse della lista: «Il mercato chiede che si risponda alla domanda “quale sceneggiatura pensate possa generare profitto”, mentre la Black List chiede “quale sceneggiatura pensate possa piacere alla gente”». Rowena Arguelles, un agente di sceneggiatori e registi, ha detto all’Atlantic che la Black List è ormai parte del gergo di Hollywood, e che è esserci è davvero qualcosa di rilevante. E se da dieci paragrafi vi state chiedendo come diavolo sia possibile che non ci avesse pensato nessuno prima, se l’è chiesto anche Leonard, che ha detto: «Storicamente quali film fare e quali film sono belli erano cose che spettava decidere a un piccolo numero di importanti persone». In realtà è ancora così, perché per fare film servono competenze diversissime e molto specifiche e tantissimi soldi, subito, con un ritorno che, se ci sarà, sarà tra due anni. Solo che con la Black List si sono allargate un po’ le maglie che permettono di arrivare a quel piccolo numero di importante persone. Perché comunque le cose continuano a essere difficili, come ha detto Leonard: «L’industria è un circolo chiuso. Tutti vogliono lavorare a Hollywood e trasferirsi a Los Angeles e farsi i contatti, e svoltare. Ma se sei una madre della periferia di Chicago non lo puoi fare. E non ha niente a che fare con il fatto che tu sappia scrivere o meno».