Che storia ha la Giornata internazionale della donna

Si celebra oggi in molti paesi del mondo, per ricordare i diritti conquistati dalle donne nel Novecento e sensibilizzare su quelli ancora da ottenere

Un gruppo di operaie della Ford durante una protesta a Euston nel 1968. (Bob Aylott/Keystone/Getty Images)
Un gruppo di operaie della Ford durante una protesta a Euston nel 1968. (Bob Aylott/Keystone/Getty Images)

La Giornata internazionale della donna si festeggia come ogni anno oggi, 8 marzo, in molti paesi del mondo, dove spesso è conosciuta come Festa della donna. La Giornata internazionale della donna fu istituita per celebrare i diritti ottenuti dalle donne nell’ultimo secolo, e sensibilizzare su quelli ancora da ottenere, più di quanto avviene negli altri 364 giorni dell’anno. La cosiddetta Festa della donna non è sempre stata festeggiata l’8 marzo: la prima volta in cui venne celebrata – nel 1909 per iniziativa dell’allora esistente Partito Socialista americano – fu il 28 febbraio. In quell’occasione si svolse una manifestazione a favore del diritto di voto delle donne, che fu poi introdotto a livello nazionale negli Stati Uniti nel 1920.

Oggi, in occasione della Giornata internazionale della donna, in Italia e in più di trenta paesi del mondo, è stato organizzato un grande sciopero delle donne per protestare contro le forme di disuguaglianza tra uomini e donne tuttora presenti nel mondo. Le donne che parteciperanno non lavoreranno per un giorno e non faranno acquisti, in modo da rendere evidente il valore del loro lavoro e anche quello del loro ruolo di consumatrici. In Italia lo sciopero, organizzato dal movimento Non una di meno, sarà in particolare una protesta contro le violenze sulle donne. Le ragioni dello sciopero e le informazioni su come partecipare sono qui.

Negli ultimi anni Google ha celebrato la Giornata internazionale della donna con i doodle dell’8 marzo. In quello di quest’anno si vede una nonna leggere alla propria nipote un libro di storie sulle vite di tredici donne famose del passato, che spesso nelle loro vite fecero cose impensabili per la maggior parte delle loro contemporanee. Le tredici donne sono: la giornalista e suffragetta americana Ida Wells, la prima pilota egiziana Lotfia El Nadi, la pittrice messicana Frida Kahlo, l’architetta brasiliana di origine italiana Lina Bo Bardi, la studiosa russa affetta da sordocecità Olga Skorokhodova, la cantante e attivista sudafricana Miriam Makeba, l’astronauta americana Sally Ride, l’archeologa turca Halet Çambel, la matematica inglese Ada Lovelace, la coreografa indiana Rukmini Devi, la medica argentina Cecilia Grierson, la prima avvocata e giudice della Corea del Sud Lee Tai-young e la tennista francese Suzanne Lenglen.

La prima Festa della donna

Dopo la manifestazione del 1909 negli Stati Uniti, alla Seconda Conferenza internazionale delle donne, organizzata nel 1910 a Copenaghen, si discusse di istituire una festa ufficiale, senza però stabilire una data precisa. L’anno successivo, il 19 marzo, venne festeggiata da oltre un milione di donne in Svizzera, in Danimarca, negli allora Impero austroungarico e Impero tedesco.

La prima Festa della donna ad essere festeggiata un 8 marzo fu quella del 1914, forse perché quell’anno era una domenica. Tre anni dopo ci fu un’altra manifestazione, sempre avvenuta l’8 marzo, nella quale le donne della capitale dell’Impero russo, San Pietroburgo, protestarono per chiedere la fine della guerra. Quattro giorni dopo lo zar abdicò – l’Impero attraversava da tempo una profondissima crisi – e il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto: quella delle donne di San Pietroburgo fu una delle prime e più importanti manifestazioni di quella che oggi viene chiamata Rivoluzione di febbraio (perché, per il calendario giuliano all’epoca in vigore in Russia, avvenne il 23 febbraio). Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1922 Vladimir Lenin istituì l’8 marzo come festività ufficiale.

La Festa della donna e l’URSS

Fino agli anni Settanta la Festa della donna si festeggiò quasi esclusivamente nei paesi dell’Unione Sovietica e in Cina. Il 1975 fu dichiarato “Anno internazionale delle donne”, e le Nazioni Unite invitarono tutti i paesi membri a celebrare la ricorrenza dell’8 marzo. Due anni dopo, con una risoluzione ufficiale, l’ONU istituzionalizzò la festività.

Leggende metropolitane

Negli anni si sono diffuse leggende e storie infondate sulla nascita della Festa della donna. Una delle più comuni sostiene che venne istituita per ricordare un incendio che uccise centinaia di operaie di una fabbrica di camicie a New York l’8 marzo 1908. Quest’incendio non avvenne mai, in realtà: ce ne fu uno il 25 marzo del 1911 nel quale morirono 140 persone, soprattutto donne immigrate italiane e dell’Europa dell’Est, ma non fu davvero all’origine della festività, anche se l’episodio divenne uno dei simboli della campagna in favore dei diritti delle operaie. Allo stesso modo, non è vero – come sostiene un’altra versione – che la Giornata internazionale della donna viene celebrata per ricordare la dura repressione di una manifestazione sindacale di operaie tessili organizzata sempre a New York nel 1857.

Perché l’8 marzo si regalano le mimose?

In moltissimi paesi è tradizioni regalare fiori alle donne l’8 marzo ma la relazione tra i fiori di mimosa e la Festa della donna c’è solo in Italia. Nel nostro paese la Giornata internazionale della donna cominciò a essere celebrata anche dopo la Seconda guerra mondiale su iniziativa del Partito Comunista Italiano e dell’Unione delle Donne in Italia (UDI). Secondo i racconti dell’epoca, inizialmente si voleva usare come fiore simbolo della festa la violetta, un fiore con una lunga tradizione nella sinistra europea: uno dei sostenitori di questa idea era il vice-segretario del Partito Comunista Luigi Longo. Alcune dirigenti del Partito Comunista però si opposero: la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. L’Italia era appena uscita dalla guerra e molti si trovavano in condizioni economiche precarie e avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi le violette. Tra loro c’era Teresa Mattei, una ex partigiana che negli anni successivi avrebbe continuato a battersi per i diritti delle donne. Di lei è diventato leggendario uno scambio che ebbe con un deputato liberale a proposito della parità tra uomini e donne all’interno della magistratura: «Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?», chiese il deputato. E lei rispose: «Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese».

Mattei, insieme a Rita Montagna e Teresa Noce, propose di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che fosse facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa. Anni dopo, in un’intervista Mattei disse: «La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente». Anche se la festa della donna non divenne una ricorrenza popolare fino agli anni Settanta, la tradizione della mimosa ebbe successo e si mantiene ancora oggi. Come disse Mattei, morta nel 2013 a 92 anni: «Quando nel giorno della festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano».