• Sport
  • Giovedì 2 marzo 2017

La brutta storia di stalking capitata a Fabio Quagliarella

L'attaccante della Sampdoria è stato perseguitato da un poliziotto per cinque anni, e questo gli ha rovinato la carriera

Fabio Quagliarella con due tifosi della Sampdoria (LaPresse - Valerio Andreani)
Fabio Quagliarella con due tifosi della Sampdoria (LaPresse - Valerio Andreani)

In un servizio mandato in onda mercoledì sera dalla trasmissione di Italia 1 Le Iene, Fabio Quagliarella, calciatore della Sampdoria, ha parlato per la prima volta – entrando nei dettagli – dello stalking subìto per quasi cinque anni da un agente della polizia postale, Raffaele Piccolo, che all’epoca dei fatti conosceva e frequentava spesso – sia lui che la sua famiglia – e con cui era in rapporti d’amicizia. Della vicenda si è venuto a sapere qualcosa solo da qualche settimana, cioè da quando il processo penale nei confronti di Piccolo si è concluso con una condanna in primo grado a 4 anni e 8 mesi di reclusione, oltre all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e un risarcimento danni ancora da quantificare.

Piccolo fu presentato a Quagliarella da un amico in comune nel 2009, quando era da poco stato ceduto dall’Udinese al Napoli. Pochi mesi dopo il trasferimento a Napoli, Quagliarella e i suoi genitori iniziarono a ricevere lettere minatorie e ricattatorie. Quagliarella e la sua famiglia, quindi, chiesero aiuto allo stesso Piccolo, in quanto agente di polizia e amico di famiglia, che si prese l’incarico di aiutarli a risolvere la situazione grazie anche alle sue conoscenze. Piccolo – che era l’autore delle lettere minatorie – continuò per anni a perseguitare Quagliarella, spedendo centinaia di lettere e diffondendo false notizie nei suoi confronti, accusandolo anche di pedofilia; allo stesso tempo però aveva convinto Quagliarella di essere l’unico in grado di aiutarlo a trovare il responsabile.

Nel 2010 Piccolo fece recapitare alla sede del Napoli delle lettere che accusavano Quagliarella di aver partecipato a dei festini con la camorra, consumando droghe. Quando le lettere si fecero più insistenti, il club – stando a quanto sostiene Quagliarella – decise in pochi giorni di venderlo alla Juventus, contro la sua volontà. Quando i tifosi del Napoli ne vennero al corrente, prima se la presero con Aurelio De Laurentiis, il presidente, ma poi anche con Quagliarella, che è napoletano e fu accusato di aver scelto di lasciare la squadra per cui tifava sin da bambino per andare a giocare con una rivale.

Oltre allo stalking, nelle settimane del trasferimento alla Juventus decine di tifosi napoletani mandarono messaggi minatori a Quagliarella e ai suoi genitori, rendendo la loro situazione pressoché insostenibile: da quel giorno Quagliarella ha avuto difficoltà a girare pubblicamente sia per Castellammare di Stabia, la città in cui è nato, sia a Napoli.

Nel frattempo Piccolo non aveva mai sporto denuncia per conto della famiglia Quagliarella, nonostante così avesse raccontato loro, e le minacce continuarono ad arrivare regolarmente. Fu il padre di Quagliarella, Vittorio, ad avere i primi dubbi: nel 2015 incontrò Piccolo poiché quest’ultimo gli aveva riferito di aver ricevuto a sua volta delle minacce. Ma quando gli fu chiesto di vedere il messaggio dal telefono, Piccolo disse di averlo cancellato. Questo bastò per far insospettire il padre, che nei giorni successivi andò in questura e si rese conto che nessun denuncia firmata dal figlio e consegnata a Piccolo era mai stata depositata e sporta.

Su segnalazione della famiglia Quagliarella, la polizia iniziò ad indagare e non solo trovò le prove per incriminare Piccolo di stalking nei confronti di Quagliarella, ma anche prove a sufficienza per incriminarlo di svariati altri reati di stalking ai danni di altri personaggi pubblici residenti nel napoletano. Il processo di primo grado si è concluso lo scorso 17 febbraio, e due giorni dopo, in un’intervista al termine della partita di Serie A tra Sampdoria e Cagliari, Quagliarella si era commosso dicendo: “Sono stati quattro-cinque anni difficili, in cui io e la mia famiglia abbiamo sofferto tanto. E fortunatamente la giustizia ci ha dato ragione”.

C’è ragione di pensare che la carriera di Quagliarella sia stata danneggiata da ciò che gli è successo dal 2010 fino a pochi mesi fa. Stando a quanto ha detto alle Iene, Quagliarella avrebbe voluto giocare per molti anni con il Napoli, ma questo gli venne impedito negli anni migliori della sua carriera. Ora, a 34 anni, molti tifosi del Napoli stanno chiedendo alla società di riacquistarlo.