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  • Giovedì 2 marzo 2017

Le due vite di Mosul

La parte a est del fiume Tigri è stata riconquistata dall'esercito iracheno, ed è ricominciata la ricostruzione; a ovest si combatte e ci sono ancora migliaia di miliziani dell'ISIS

Soldati iracheni riposano contro un muro durante la battaglia per riprendere il controllo di Mosul
(ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)
Soldati iracheni riposano contro un muro durante la battaglia per riprendere il controllo di Mosul (ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)

Mosul è una città divisa in due dal fiume Tigri, è la capitale dello Stato Islamico in Iraq ed è anche il posto dove l’esercito iracheno sta combattendo oggi la sua battaglia più importante per ripristinare l’integrità territoriale dell’Iraq. A gennaio, dopo 100 giorni dall’inizio delle operazioni militari a Mosul dell’esercito iracheno e dei suoi alleati, lo Stato Islamico è stato cacciato dalla parte orientale della città, mentre l’offensiva per liberare la parte occidentale cominciata lo scorso 19 febbraio ha portato a risultati significativi ma è ancora in corso. Mercoledì l’esercito iracheno ha preso il controllo della principale strada che collega Mosul a Tal Afar, una città a 80 chilometri a ovest di Mosul, di fatto circondando e bloccando i miliziani dello Stato Islamico in città. Una vittoria delle forze irachene non è in discussione, ma bisognerà vedere quanto tempo sarà necessario per piegare la resistenza dello Stato Islamico, che sta facendo largo uso – tra le altre cose – di tunnel sotterranei e di autobombe.

A causa della guerra, ha raccontato il Wall Street Journal, la vita della popolazione civile a Mosul è divisa. Gli abitanti della parte orientale, quella a est del fiume Tigri e già liberata dalle forze irachene, hanno cominciato la ricostruzione dopo i danni causati dagli scontri, andati avanti per più di tre mesi. Non è un compito facile: nonostante lo Stato Islamico sia stato sconfitto, alcuni miliziani sono ancora nascosti tra i civili e il rischio di attacchi non è scomparso. Inoltre c’è una generale scarsità di acqua potabile, beni primari e medicine, che rende le condizioni di vita della popolazione locale ancora molto precarie. La situazione nell’est di Mosul era stata raccontata molto bene in un documentario di mezz’ora realizzato dal giornalista del Guardian Ghaith Abdul Ahad, che tra le altre cose raccontava la difficoltà per i soldati iracheni di distinguere tra popolazione civile e sostenitori dello Stato Islamico, anche nei quartieri liberati.

Secondo alcune stime, invece, nella parte occidentale della città, meno estesa ma più densamente popolata, vivono ancora tra le 650mila e le 750mila persone, di cui quasi 30mila hanno lasciato le loro case dall’inizio delle operazioni militari a ovest del fiume Tigri. Non si sa quanto andranno avanti ancora gli scontri, anche perché, come aveva scritto il Wall Street Journal, «i quartieri occidentali del centro storico di Mosul, con il loro dedalo di stradine, saranno probabilmente il luogo di scontri di guerriglia. Questo tipo di combattimento può essere particolarmente svantaggioso per l’esercito iracheno, peggio equipaggiato e addestrato rispetto alle forze speciali». Inoltre l’esercito americano avrà molte più difficoltà a condurre i bombardamenti aerei di appoggio alle forze irachene come avvenuto finora, visto che l’alta densità di popolazione della zona aumenta notevolmente il rischio di causare morti tra i civili. A inizio febbraio Stephen Townsend, il responsabile delle operazioni militari dell’esercito americano in Iraq, aveva stimato che lo Stato Islamico sarebbe stato espulso dalla città nel giro di sei mesi.