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  • Venerdì 24 febbraio 2017

Virginia Raggi si è presa un merito non suo

Una sala dei Musei Capitolini è stata restaurata grazie a un accordo trovato da Ignazio Marino con un mecenate, ma l'ex sindaco è stato ignorato (ed era stato criticato proprio per quell'accordo)

Restauro della sala Orazi e Curiazi ai Musei Capitolini. Nella foto Virginia Raggi, Luca Bergamo
Vincenzo Livieri, 20 febbraio 2017 (Vincenzo Livieri - LaPresse)
Restauro della sala Orazi e Curiazi ai Musei Capitolini. Nella foto Virginia Raggi, Luca Bergamo Vincenzo Livieri, 20 febbraio 2017 (Vincenzo Livieri - LaPresse)

Il 20 febbraio la sindaca di Roma Virginia Raggi ha annunciato la riapertura della Sala degli Orazi e Curiazi dei Musei Capitolini, dopo i lavori di restauro avviati il 9 maggio del 2016. Il recupero è stato finanziato da Alisher Usmanov, un magnate russo-uzbeko, grazie a un accordo concluso con lui dall’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Lo scontrino di una cena istituzionale tra Marino e Usmanov pagata con la carta di credito del comune fu tra quelli usati dalle opposizioni di allora, compreso il Movimento 5 Stelle, come “prova” dei presunti sprechi e illeciti dell’amministrazione Marino. Nell’ottobre del 2016 Marino venne però assolto dall’accusa di peculato, truffa e falso nell’ambito del processo sul caso degli scontrini. Durante la cerimonia di riapertura della Sala Orazi e Curiazi, Raggi non ha invitato Marino né lo ha menzionato nei ringraziamenti, intestandosi il merito dell’intervento.

L’inizio della storia
Il Palazzo dei Conservatori, sede storia dei Musei Capitolini, si trova in Piazza del Campidoglio e deve il suo nome al fatto di essere stato la sede della magistratura elettiva cittadina, i Conservatori appunto, che insieme al Senatore amministrava Roma a partire dall’alto Medioevo. Al cosiddetto piano nobile si trova il cosiddetto “Appartamento dei Conservatori”, composto da 9 sale e l’aula grande – dove si riuniva il consiglio pubblico – è detta degli Orazi e Curiazi dal soggetto di uno degli affreschi. L’incarico di decorare la sala fu affidato nel 1595 a Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, esponente del manierismo romano. Il ciclo racconta alcuni episodi della storia delle origini di Roma narrati dallo storico Tito Livio.

Roma, restauro della sala Orazi e Curiazi ai Musei Capitolini

A causa di prolungate infiltrazioni di acqua piovana, gli affreschi si trovavano in una condizione di degrado e il soffitto mostrava lesioni, macchie e cedimenti di alcune parti della struttura decorativa. Il 9 maggio del 2016 vennero dunque avviati i lavori di restauro: l’intervento ha previsto il completamento delle indagini diagnostiche, il consolidamento della struttura lignea con eliminazione dell’umidità, interventi conservativi delle zone danneggiate del fregio, rimozione delle polveri dalle pareti dell’intera sala. I lavori sono costati 300 mila euro e si sono conclusi qualche giorno fa con una cerimonia di inaugurazione.

Il finanziamento del restauro
Sul suo blog l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino ha raccontato come è stato possibile il restauro della sala:

«Dopo la mia elezione in Campidoglio quando vidi le condizioni in cui versava la sala degli Orazi e Curiazi, dove il 25 marzo 1957 vennero firmati i trattati che istituirono la Comunità economica europea, pensai che mancava poco al sessantesimo anniversario e non avevamo le risorse per restaurarla. E così, come in altri casi, mi misi alla ricerca di un mecenate che potesse aiutare Roma a fare bella figura. Fu Alisher Usmanov a offrirsi di farsi carico delle spese dopo che gliene parlai nell’autunno 2014».

Alisher Usmanov è un imprenditore russo nato in Uzbekistan ed è, oggi, tra le quaranta persone più ricche del mondo. Mesi dopo il primo incontro tra Marino e Usmanov, avvenuto nell’autunno del 2014, Marino racconta di essersi ricordato della promessa che gli aveva fatto il magnate e di aver chiesto di fare un controllo: «Dopo diverse ore ottenni un foglio che indicava una transazione avvenuta il 23 dicembre 2014, da Mosca a Roma, con la causale che indicava “Alisher Usmanov: donation as per agreement”. Rimasi di stucco». Usmanov aveva versato mezzo milione di euro nel conto del comune di Roma «e nessuno se ne era accorto, nessuno me lo aveva segnalato, nessuno aveva chiesto le ragioni. Nessuno nella banca, nessuno in ragioneria, nessuno in assessorato, nessuno in sovrintendenza».

Marino dice di aver chiamato subito Alisher Usmanov al telefono e di aver iniziato a raccontargli come, con la sua donazione, avrebbero restaurato la sala degli Orazi e Curiazi e la fontana davanti al Quirinale. Ancora: «Gli raccontai anche del progetto di innalzare due ordini di colonne nel foro di Traiano con un fregio che era al suolo da oltre mille anni. Alisher Usmanov si interessò all’idea al punto che offrì di sostenere anche l’anastilosi delle colonne. Lo invitai a cena a Roma e trascorremmo la sera a discorrere in inglese di scienza e arte. Quella stessa sera firmammo un protocollo di intesa e poche settimane dopo, in una bella serata primaverile, Roma ricevette da Alisher Usmanov una seconda donazione di un altro milione e mezzo di euro».

Gli scontrini
Nel frattempo l’amministrazione Marino attraversava momenti molto complicati: l’ex sindaco cominciò a essere criticato per la sua inadeguatezza e impopolarità con motivazioni anche pretestuose, come le improbabili polemiche sulla sua Panda; fu costretto a cambiare la giunta più volte e nel 2015 vi fu l’episodio degli scontrini che portò alle sue dimissioni (poi ritirate): le opposizioni – tra cui il Movimento 5 Stelle – accusarono Marino di avere usato fondi destinati a incontri e cene di rappresentanza per pagarsi delle spese personali. La procura di Roma aprì un procedimento e a Marino vennero contestate 56 cene tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015, per circa 13 mila euro, pagate con la carta di credito del comune: negli atti delle indagini della procura tra tutte le spese per le cene di rappresentanza venne elencata anche la cena offerta l’11 aprile del 2014 ad Alisher Usmanov per un importo pari a 3.500 euro.

La procura chiese per Marino una condanna a 3 anni e 4 mesi, il processo si celebrò con rito abbreviato e nell’ottobre del 2016 Marino venne assolto da tutte le accuse. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati del Movimento 5 Stelle, disse che l’assoluzione del tribunale non bastava: «Noi ci dobbiamo sempre interrogare non sul fatto se sussista o meno il reato, ma se grazie all’inchiesta siamo venuti a sapere di cose non del tutto etiche e allora quella è una vicenda su cui applicare una sanzione politica».

L’inaugurazione
Il 20 febbraio Virginia Raggi ha annunciato la riapertura della sala degli Orazi e Curiazi. All’inaugurazione erano presenti anche il vicesindaco Luca Bergamo, il sovrintendente ai Beni Culturali Claudio Parisi Presicce e il presidente della Federazione italiana di scherma, Giorgio Scarso. «Oggi restituiamo ai romani e al mondo intero una delle più belle sale dei Musei Capitolini dopo gli importanti lavori di restauro», ha detto la sindaca. E ancora: «Il mecenatismo è uno strumento fondamentale per mantenere nelle migliori condizioni il nostro eccezionale patrimonio storico-archeologico. Spero che a questi contributi ne seguiranno molti altri per aiutarci a tenere viva e a restituire al mondo la grande bellezza di questa città». Nei ringraziamenti Raggi ha citato l’assessorato, la Sovrintendenza capitolina, «le persone che con il loro impegno ci hanno permesso di godere di questo spettacolo» e Alisher Usmanov.

Ignazio Marino, che concluse l’accordo con Usmanov, non è stato né citato né invitato. L’ex sindaco, sul suo blog, scrive:

«Ieri all’inaugurazione della sala degli Orazi e Curiazi la sindaca ha fatto l’elogio del mecenatismo e dell’importanza della ricerca di donazioni private. Chissà se ha scritto una lettera con un biglietto d’invito per l’evento ad Alisher Usmanov. (…)

Ho fortemente voluto che il mecenatismo divenisse un motore fondamentale per la cultura a Roma. La cultura di una città non può limitarsi alla sola conservazione. Al di là delle parole di circostanza sul mecenatismo, degli inviti fatti o non fatti, e delle denunce fatte, chissà con quali donatori internazionali la sindaca Raggi ha stretto accordi per il bene di Roma. Amministrare la cultura in una città come Roma non significa solo prendersi cura di quello che ci è stato lasciato in dote da chi è venuto prima di noi, ma anche avere idee e proposte che sappiano guardare al futuro».

In generale, in molti sui social network hanno criticato Raggi dicendo che la sindaca si è intestata un successo altrui e che la pratica di trovare finanziamenti internazionali per la tutela della città è stata totalmente interrotta dalla sua amministrazione:

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