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  • Venerdì 24 febbraio 2017

La storia di Angelo Massaro, condannato innocente per due volte

È stato accusato per due volte di omicidi che non aveva commesso, ha passato molti anni in carcere ed è stato scarcerato ieri

Un frame tratto dal Tg5 delle ore 20 mostra Angelo Massaro assolto dopo 20 anni di ingiusta detenzione, appena uscito dal carcere. Taranto, 23 febbraio 2017. (ANSA/ TV/ FRAME DAL TG5)
Un frame tratto dal Tg5 delle ore 20 mostra Angelo Massaro assolto dopo 20 anni di ingiusta detenzione, appena uscito dal carcere. Taranto, 23 febbraio 2017. (ANSA/ TV/ FRAME DAL TG5)

Giovedì 23 febbraio un uomo della provincia di Taranto che si trovava in prigione da più di vent’anni è stato scarcerato perché innocente. Angelo Massaro, che ora ha 51 anni, era stato accusato di omicidio e occultamento di cadavere, era stato arrestato il 15 maggio del 1996, era stato in carcere a Foggia, Carinola, Taranto, Melfi e Catanzaro e ieri la Corte d’appello di Catanzaro lo ha assolto per non aver commesso il fatto. Va precisato che dei circa 21 anni trascorsi in carcere da Massaro, 10 facevano parte di una condanna per droga per un altro procedimento penale: gli anni trascorsi ingiustamente in carcere da Massaro sono dunque quasi undici.

La storia processuale di Massaro è molto complicata. Massaro era stato arrestato per l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Lorenzo Fersurella, ucciso in provincia di Taranto il 22 ottobre del 1995. A Massaro si era arrivati sulla base di una intercettazione telefonica e di una dichiarazione di un collaboratore di giustizia. Il collaboratore di giustizia aveva sostenuto di aver appreso da altre persone del presunto coinvolgimento di Massaro nell’omicidio, per contrasti che lui e Fersurella (che erano amici) avevano avuto per questioni relative allo spaccio di droga e nelle quali erano entrambi coinvolti. L’intercettazione risaliva al 17 ottobre del 1995, quando Massaro era coinvolto in un altro procedimento giudiziario, per droga, e per il quale era stato poi condannato a 10 anni. Dalle intercettazioni ambientali per le indagini sui reati di spaccio, ne venne estrapolata una in particolare. Parlando con la moglie al telefono una settimana dopo che Lorenzo Fersurella era scomparso, Massaro aveva pronunciato una frase che venne fraintesa. Massaro disse, in dialetto: «Sto portando stu muert». Massaro ha sempre sostenuto che stava trasportando un ingombrante slittino da neve attaccato alla sua auto. “Muert” venne invece inteso come il cadavere di Fersurella. Secondo gli attuali due legali di Massaro c’erano anche dei testimoni che avrebbero potuto confermare il suo alibi, ma i difensori di allora non li citarono convinti che l’impianto accusatorio fosse debole.

Il processo nel 1997 si chiuse con una condanna definitiva a 24 anni. I 24 anni divennero poi 30 per cumulo di pena (comprendevano anche la condanna a 10 anni per associazione finalizzata allo spaccio di droga). Dal carcere Massaro ha scritto lettere al ministero della Giustizia, al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, all’associazione Antigone e ha presentato istanze e ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo. Mentre le sue vicende giudiziarie andavano avanti, tra sentenze e appelli, Massaro chiedeva sostanzialmente una cosa: di essere trasferito al carcere di Taranto, cioè vicino a casa, nel quale era rimasto solo per un breve periodo, venendo poi continuamente trasferito: «Salvo un periodo di due mesi trascorsi a Taranto nel 2008, ho sempre trascorso la mia detenzione lontano dal luogo di residenza dei familiari. La lontananza dei miei figli minori, ora 16 e 18 anni, ha implicato l’impossibilità di vederli, con indubbie conseguenze rispetto allo sviluppo emotivo e relazionale dei miei figli. Il più piccolo l’ho lasciato che aveva solo 45 giorni di vita e l’ho visto pochissime volte causa lontananza». Sia per motivi economici, sia per motivi di salute Massaro non ha visto i suoi figli per più di quattro anni e molto poco durante gli altri anni di prigione. Questa sua battaglia parallela l’ha raccontata lui stesso sul blog “Urla dal silenzio”.

L’innocenza di Massaro è emersa dal processo per droga. Cinque anni fa lui e i suoi avvocati chiesero la revisione del processo, ma la Corte d’appello di Potenza la respinse. La Cassazione riaprì il caso nel 2015 e a Catanzaro le nuove prove furono prese in considerazione. Massaro dimostrò che la sera dell’omicidio era al Sert di Manduria per problemi personali di tossicodipendenza, e dunque in una località diversa da quella dalla quale scomparve Fersurella: in questa seconda fase del processo sono stati depositati atti, testimonianze e intercettazioni, tutte provenienti dal procedimento giudiziario per droga e tutte mai prese in considerazione prima. Ora si è arrivati alla sentenza di assoluzione e i legali di Massaro presenteranno domanda di risarcimento per ingiusta detenzione.

La storia di Massaro è stata “complicata” anche da un’altra vicenda: le condanne ingiuste che ha dovuto subire nella sua vita sono infatti due. Nell’aprile del 1991 fu arrestato e tenuto in carcere per un anno con l’accusa di aver ucciso Fernando Panico, un corriere della droga. Massaro venne processato, assolto e anche risarcito del danno per quell’anno di detenzione con 16 milioni di lire. Nel 2001 ricevette però un avviso di garanzia in cui lo si accusava, di nuovo, dei fatti per cui era già stato assolto. Fu assolto anche una seconda volta, nel 2011. Dopo la sua scarcerazione, Massaro ha dato alcune interviste video in cui spiega com’è andata e come si sente: «È stata una lotta continua».