La storia vera di “Jackie”, cioè Jacqueline Kennedy

Le cose da sapere sul film con Natalie Portman e sulla storia del suo personaggio principale, che il film racconta solo in parte

(Da "Jackie")
(Da "Jackie")

Jackie – nei cinema da oggi, giovedì 23 febbraio – è il film di Pablo Larraín (il regista di No – I giorni dell’arcobaleno) in cui Natalie Portman interpreta Jacqueline Kennedy. Jackie racconta i quattro giorni di Jackie Kennedy dopo l’uccisione del marito, il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, a Dallas nel 1963. Oltre a Portman – candidata all’Oscar come Miglior attrice protagonista – nel cast di Jackie ci sono anche Peter Sarsgaard, Greta Gerwig e John Hur, morto poche settimane fa.

Un po’ di cose su Jackie

Agli Oscar Jackie è candidato anche per la Miglior colonna sonora e per i Migliori costumi (premio di cui è considerato il più probabile vincitore). Il film fu presentato nel 2016 al Festival di Venezia, dove vinse il premio per la Migliore sceneggiatura. La cosa di Jackie che è piaciuta di più è l’interpretazione di Portman, che tra l’altro ha detto di aver lavorato molto per ricreare la particolare voce di Jackie Kennedy: motivo per cui questo è uno di quei film che, davvero, se possibile andrebbe visto in inglese. Vox ha spiegato nel dettaglio “l’elegante e strano accento di Jackie Kennedy”, chiedendo aiuto a un linguista secondo il quale Portman ha fatto un ottimo lavoro nel ricrearlo, senza eccessive marcature (il fatto è che Jackie Kennedy aveva una voce proprio strana). Un video di The Solomon Society ha invece messo uno accanto all’altro un famoso video del 1962 in cui Jackie Kennedy mostrò la Casa Bianca in un lungo tour trasmesso in tv e quello stesso video, così come è mostrato nel film.

Se è molto difficile trovare qualcuno che abbia criticato l’interpretazione di Portman, è più facile trovare opinioni diverse sul film in generale. Ben Croll di IndieWire ha scritto che «nonostante qualche cigolio nel finale, Jackie è la migliore versione possibile della storia che racconta» e secondo Nigel M. Smith del Guardian il film è «un punto di vista originale di un regista che non scende a compromessi, e tra l’altro quel punto di vista è sulla più nota donna della storia americana. Jackie non è fatto per vincere tanti Oscar, è grande cinema». Altri critici hanno invece scritto che Larraín mostra troppa riverenza per la protagonista del suo film e Jackie Kennedy «non esce mai dal suo iconico guscio». Secondo Rafer Guzman di Newsday «l’interpretazione di Portman si perde nel caos e resta elusiva».

Larraín ha diretto il film dopo che il progetto era in giro per Hollywood da qualche anno (nel 2010 la sceneggiatura era finita nella “Black List”, una lista dei più interessanti progetti non ancora diventati film), con Darren Aronofsky (regista di The Wrestler, Requiem for a dream e Il cigno nero) come regista e, si dice, Rachel Weisz come ipotetica attrice protagonista. Aronofsky decise però di limitarsi a produrre il film, chiamando Larraín alla regia, e Larraín disse che avrebbe fatto il film solo a condizione che Portman ne fosse stata la protagonista. Aronofsky ha detto: «Ci si chiede se esista qualcuno in grado di interpretare Jackie, una figura così iconica. Ma quando Natalie [Portman] recita ci si dimentica che è Natalie. In qualche modo, grazie alla sua magia, riesce a scomparire in ogni ruolo».

Un po’ di cose su Jackie Kennedy e suo marito

John Fitzgerald Kennedy, noto anche come JFK o Jack, vinse le elezioni presidenziali del 1960 battendo il candidato repubblicano Richard Nixon, anche grazie a quello stranoto dibattito televisivo – il primo tra due candidati alla presidenza di partiti diversi – da cui Kennedy uscì come quello giovane, carismatico e sicuro di sé. Entrò alla Casa Bianca che aveva 43 anni (il secondo più giovane di sempre) e Jackie ne aveva 31. Era ed è la terza first lady più giovane della storia: il difficilmente battibile record è di Frances Folsom Cleveland, moglie di Grover Cleveland (22esimo e 24esimo presidente degli Stati Uniti, l’unico a fare due mandati non consecutivi). Si sposarono nel 1886, quando lui era già presidente: lei aveva 21 anni, lui quasi 50.

JFK e Jackie (che prima si chiamava Bouvier e arrivava da una “famiglia dell’alta società” di New York) si erano invece sposati nel 1953, quando lui era già senatore del Massachusetts e “promettente politico in ascesa”. Nei suoi anni da presidente Kennedy dovette occuparsi di Spazio (già si puntava alla Luna), di diritti civili (soprattutto quelli dei neri) ma più di ogni altra cosa di Guerra fredda, Berlino e Cuba. Si fece notare per alcuni grandi discorsi ma è difficile dire se e quanto fu un grande presidente (qui ne parlammo più nel dettaglio). Fatto sta che lui e Jackie si fecero notare per essere una coppia giovane, da ammirare ma anche in cui immedesimarsi. Jackie era una first lady elegante e attenta alla moda, all’arte e alla cultura (rinnovò e ringiovanì molti ambienti della Casa Bianca, come mostrato in quel tour del video).

Jackie, il film, fa capire molte di queste cose, ma lo fa raccontando quasi solo eventi successivi alla morte di Kennedy, alternandoli con un’intervista in cui (alcuni giorni dopo quell’assassinio) Jackie ripensa e parla di quei giorni. Il film fa vedere, senza insistere troppo sui dettagli, il momento in cui Kennedy fu colpito – il 22 novembre 1963, a Dallas – ma si concentra soprattutto sulle reazioni di Jackie che, con il vestito ancora sporco del sangue del marito ucciso, dovette assistere al giuramento di Lyndon Johnson – il vicepresidente che divenne presidente – e poi volare verso Washington, sull’Air Force One in cui c’era anche la bara del marito. Nel decidere di non cambiare il suo vestito – un doppiopetto rosa di Chanel – Jackie Kennedy disse, come dice nel film: «Voglio che tutti vedano cosa hanno fatto a John».

Il film racconta poi (prendendosi qualche libertà immaginativa per eventi privati e con gran precisione per le cose pubbliche e storicamente provate) i successivi giorni di Jackie, che dovette comunicare la morte del padre ai loro due figli – Caroline, fino a qualche giorno fa ambasciatrice statunitense in Giappone, e John Fitzgerald Kennedy Jr., morto in un incidente aereo nel 1999 – e organizzare il funerale del marito. Jackie scelse di organizzare il corteo funebre su modello del funerale di Abraham Lincoln, un collegamento simbolico con uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti (e il primo presidente a venire ucciso durante il suo mandato: ce ne furono altri due prima di Kennedy, James Garfield nel 1881 e William McKinley nel 1901).

Il film mostra anche – spesso ipotizzando o inventando cose – dialoghi di Jackie che riflette, parlando con un prete, sulla sua vita e pensa, parlando con Robert Kennedy (fratello di JFK) alla legacy del marito, un termine molto americano, usato per parlare dell’eredità lasciata dall’operato di un personaggio politico. Ci sono poi momenti in cui Jackie appare molto risoluta parlando con vari funzionari della Casa Bianca e i momenti – molti e spesso molto apprezzati – in cui Jackie parla, alcuni giorni dopo la morte del marito, con un giornalista che va a intervistarla in Massachusetts. Nel film non viene detto, ma il giornalista è in gran parte ispirato al grande giornalista di LIFE  Theodore H. White, che andò davvero a intervistare Jacqueline Kennedy: qui ne trovate una sintesi e una spiegazione, fatte da Vulture, qui c’è l’intervista originale. Finisce davvero con la frase «For one brief shining moment there was Camelot»: il riferimento è alla Camelot di Re Artù che Jackie paragonò agli anni di lei e suo marito alla Casa Bianca, con riferimento alla canzone che chiude il musical Camelot molto amato da John Fitzgerald Kennedy.

Jean Campbell del London Evening Standard scrisse invece di Jackie Kennedy, dopo averla vista al funerale di JFK, un’altra notissima frase: «Da oggi ha dato al popolo americano una cosa che non aveva mai avuto: la maestà».

Dopo un periodo di lutto e senza apparizioni pubbliche, Jackie andò a vivere a New York, partecipò a molte cerimonie per JFK e fece costruire una biblioteca con il suo nome a Boston. Continuò ad avere un ottimo rapporto con Robert Kennedy, che però fu ucciso nel 1968. Lei lasciò quindi gli Stati Uniti e sposò l’armatore greco Aristotele Onassis: i due si conoscevano da anni e lui per lei lasciò Maria Callas. I due fecero un patto prematrimoniale molto complicato che si basava su accordi economici e impegni reciproci a vedersi un certo numero di volte all’anno. Onassis morì nel 1975, Jackie Kennedy nel 1994, a 64 anni, di tumore. L’articolo del New York Times sulla sua morte parlò di lei come “Mrs Onassis” e scrisse: «Non ha quasi mai dato interviste sul suo passato – l’ultima fu 30 anni fa – e per decenni non ha parlato di Kennedy, della sua presidenza o del loro matrimonio».