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  • Mercoledì 22 febbraio 2017

C’è un complicato guaio con i terremotati

Migliaia di persone coinvolte dai terremoti nel Centro Italia sono ospiti negli hotel della costa: ma gli hotel sapevano di doverli ospitare solo fino ad aprile, ché poi arrivano i turisti

La Messa di Natale tra gli sfollati all'Holiday di Porto Sant'Elpidio, 25 dicembre 2016 (ANSA)
La Messa di Natale tra gli sfollati all'Holiday di Porto Sant'Elpidio, 25 dicembre 2016 (ANSA)

C’è un po’ di preoccupazione per le circa cinquemila persone che restano sfollate dopo i terremoti che hanno interessato il centro Italia la scorsa estate e autunno. Il problema principale è che molte delle strutture turistiche che finora hanno ospitato gruppi di persone rimaste senza casa – in accordo con la regione e Confcommercio – vorrebbero poter ricevere i turisti quando inizierà la stagione estiva, cioè fra circa quattro mesi. La convenzione firmata dagli alberghi con la regione Marche scade il 30 aprile: dopo quella data centinaia di sfollati perderanno il proprio posto negli alberghi dove sono ospiti. Secondo il Corriere della Sera, qualche giorno fa l’assessorato regionale al Turismo ha proposto una proroga degli accordi fino al 31 dicembre, e al momento è in corso un negoziato. Per stamattina, intanto, ad Ancona è prevista una manifestazione di protesta di un’associazione di terremotati contro la gestione del governo regionale delle Marche.

Nei mesi scorsi gli sfollati per i terremoti in Centro Italia erano quasi 13mila: oggi sono 5.322, tutti sistemati in 309 hotel, campeggi o strutture simili. Agli albergatori lo Stato paga 40 euro al giorno per ogni ospite, in cambio di vitto e alloggio. Soluzioni di questo tipo sono spesso percepite come temporanee, sia dagli albergatori – disponibili a concedere i propri spazi soprattutto in inverno, quando i turisti scarseggiano – sia dagli sfollati stessi, che attendono di tornare nelle proprie case oppure di trasferirsi nelle cosiddette “soluzioni abitative di emergenza” (cioè “casette” in legno o altro materiale leggero che vengono realizzate nei pressi dei paesi più danneggiati).

Alcuni degli sfollati sono stati convinti a lasciare il proprio territorio e trasferirsi temporaneamente sulla costa – dove sono situati la maggior parte degli hotel – proprio perché era stato garantito loro che sarebbero rimasti lì per pochi mesi. Anche gli albergatori avevano fatto conto di ospitare gli sfollati solamente per un breve periodo, fino a ridosso dell’estate: come ha scritto il Resto del Carlino, «ci sono albergatori che non hanno rinnovato la disponibilità oltre il mese di aprile, e altri che, se l’hanno fatto, contano di mandar via gli sfollati a maggio, massimo a giugno». L’accoglienza degli sfollati è poi di fatto scoraggiata dalla lentezza con cui arrivano i rimborsi statali: secondo il Corriere della Sera finora 291 delle 309 strutture coinvolte hanno rendicontato alla regione circa 22 milioni di euro, di cui però ne sono stati pagati solo 12.

Sfollati e albergatori sono quindi in una situazione piuttosto sgradevole: i primi dovranno probabilmente trasferirsi in una nuova struttura da qui a poche settimane, mentre i secondi non sanno ancora se saranno in grado di rispettare le prenotazioni estive e più in generale di sfruttare il picco degli arrivi, e intanto magari aspettano ancora dei soldi per l’ospitalità fornita fin qui. Sul Corriere della Sera Marco Imarisio ha raccontato una situazione piuttosto esemplare: quella del camping Holiday di Porto Sant’Elpidio, dove da mesi vivono circa 580 sfollati.

«Noi non possiamo bucare la stagione estiva per la quale ho mezzo hotel già prenotato. I miei ospiti invece hanno il diritto di conoscere la loro sorte: a parità di aventi diritto, chi parte e chi invece resta? A chi tocca decidere? Mi sembra che ci sia una grande confusione». Daniele Gatti prova ad essere al tempo stesso direttore dell’Holiday, il centro di accoglienza più grande e sindacalista delle famiglie terremotate [situato a Porto Sant’Elpidio, in provincia di Fermo]. Una metà dei suoi cinquecento ospiti se ne dovrà andare entro il 20 maggio. L’altra non potrà restare dopo il 30 giugno. Ci ha dovuto pensare lui, a informare i suoi sfollati. Non è stato un bel momento.

C’è una trattativa in corso fra la regione e gli alberghi: è circolata la proposta di aumentare il contributo statale giornaliero da 40 a 50 euro, ma ancora non c’è nulla di ufficiale. Intanto la regione Marche ha fatto sapere che di recente 188 strutture hanno dato una disponibilità “indicativamente fino a fine anno”, come ha scritto ANSA, per ospitare gli sfollati, per un totale di 6.500 posti letto: ma non è chiaro se questa disponibilità verrà davvero rispettata, e comunque sarà probabilmente necessario spostare centinaia di persone da un albergo all’altro (anche perché le strutture interessate sono molto meno delle 309 che attualmente ospitano sfollati).

La gestione degli sfollati, inoltre, è ulteriormente complicata dai ritardi della regione Marche nel realizzare le “soluzioni abitative di emergenza”. Al momento la regione ha fatto sapere di essere nella “fase preparatoria dell’individuazione delle aree idonee”, scrive Imarisio:

Gli albergatori costretti a scegliere tra i clienti che hanno già prenotato in riviera e gli sfollati sono una conseguenza dello slittamento del cosiddetto “cronoprogramma delle Sae”, soluzioni abitative di emergenza. Le casette di legno ormai rappresentano l’unico orizzonte di chi non ha più un tetto. […]. La Regione fa sapere che «attualmente ci troviamo nella fase preparatoria dell’individuazione delle aree idonee», sicuramente resa più complicata dallo sciame sismico. Non ci sono le casette, non ci sono neppure le aree dove dovrebbero sorgere.