A Trump su Israele va bene tutto, basta che si mettano d’accordo

Durante il suo incontro con Netanyahu alla Casa Bianca ha detto di essere indifferente tra "due stati" e "uno stato"

Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (Alex Wong/Getty Images)
Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (Alex Wong/Getty Images)

Ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha incontrato alla Casa Bianca il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, che nei mesi scorsi aveva espresso diversi apprezzamenti per Trump dopo essere stato molto critico nei confronti del suo predecessore, Barack Obama. L’incontro è stato descritto come cordiale e amichevole dai giornali statunitensi, che hanno messo in grande evidenza alcune frasi pronunciate da Trump che di fatto indeboliscono la linea mantenuta negli ultimi 20 anni dalla diplomazia statunitense, con la cosiddetta “soluzione dei due stati” per mantenere la pace in Israele. La proposta, che faticosamente ha fatto qualche progresso negli ultimi anni, prevede la creazione di uno stato palestinese nell’ambito degli accordi di pace tra israeliani e palestinesi.

Durante una conferenza stampa congiunta, Trump ha detto di non avere preferenze sulle modalità con cui garantire la pace nella zona:

Sto valutando la questione ‘due stati’ o ‘uno stato’. Mi piace quella che piace a entrambe le parti. Mi va bene quella che vogliono entrambe le parti. Mi vanno bene entrambe.

La dichiarazione di Trump ha sorpreso molti analisti e ha ricevuto diverse critiche, considerato che gli Stati Uniti da tempo sostengono la necessità di proseguire su quanto discusso alla conferenza di Annapolis del 2007, nella quale si prospettò estesamente la soluzione dei due stati.

Durante la conferenza stampa, Trump ha invitato Netanyahu a rivedere le sue politiche sugli insediamenti:

Vorrei vedere un passo indietro per un po’ sulla questione degli insediamenti.

La scorsa settimana il Parlamento israeliano ha approvato in via definitiva una legge molto controversa, che permetterà ai cittadini israeliani di appropriarsi forzosamente di terreni privati in territorio palestinese, limitandosi a compensare i proprietari con una somma di denaro. In pratica permette a qualsiasi cittadino di occupare un terreno in Cisgiordania senza temere conseguenze legali, favorendo le frange più estreme del movimento dei coloni (cioè i cittadini israeliani che vivono nei territori occupati militarmente da Israele). La legge, che avrà inoltre valore retroattivo e legalizzerà di fatto qualsiasi insediamento presente in terra palestinese, è stata duramente criticata dalla comunità internazionale e lo stesso Trump nei giorni scorsi aveva detto di non essere favorevole alla sua emanazione. Netanyahu ha risposto all’invito di Trump dicendo che per questo tipo di cose servono accordi condivisi tra israeliani e palestinesi, che soddisfino entrambe le parti.

Sul processo di pace in generale, Trump ha invece fatto dichiarazioni molto vaghe e nel suo stile, promettendo grandi risultati per il futuro, ma senza spiegare come intenda ottenerli nel dettaglio:

Penso che troveremo un accordo. Potrebbe essere un accordo più grande e migliore di quello che le persone in questa stanza si possano aspettare.