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  • Giovedì 16 febbraio 2017

Il virgolettato “ricostruito” da Repubblica su Di Maio

Le frasi mal riportate di Di Maio su Marra erano state corrette sulla versione online del giornale, che però ha smentito la versione corretta invitando a tener per buona quella precedente

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)

Le polemiche sull’articolo pubblicato da Repubblica per accusare l’onorevole Luigi Di Maio di avere mentito sulle vicende del comune di Roma hanno avuto ieri uno sviluppo accessorio piuttosto anomalo per l’informazione giornalistica online. Luciano Capone del Foglio si è accorto che un virgolettato attribuito a Di Maio nel titolo e nel testo dell’articolo (virgolettato inesatto e “ricostruito” da Repubblica) era stato rimosso dalla versione online del pezzo stesso. Capone ne ha scritto un articolo per segnalare che Repubblica aveva implicitamente ritirato quell’errore correggendosi nella versione online. Repubblica ha risposto smentendo invece la correzione e attribuendo proprio quest’ultima a un errore (in effetti la correzione non era stata aggiunta successivamente, ma era online già da martedì mattina), e ha sostenuto che la versione da ritenersi corretta dell’articolo debba essere quella che contiene il virgolettato apparentemente aggiunto o interpretato male da Repubblica, “Uno dei miei”:

Grazie ad una segnalazione del Foglio, la Direzione di ‘Repubblica’ ha potuto accertare che la mattina del 14 febbraio, di propria iniziativa, e senza che l’autore dell’articolo originale ne fosse stato messo a conoscenza, un responsabile di turno ha modificato una frase del testo on line di questo articolo rispetto alla sua versione cartacea. Si tratta di una correzione che, pur non modificando in alcun modo il senso dell’articolo, ne altera nondimeno la forma. Per questo, ci scusiamo con i lettori che, qui di seguito, possono trovare il link del pezzo nella stesura originale.

L’articolo che Repubblica invita a prendere per buono è quello di Carlo Bonini, pubblicato sul giornale il 14 febbraio scorso, nel quale si accusava Luigi Di Maio di avere mentito su Raffaele Marra, l’ex capo del personale del comune di Roma molto vicino a Virginia Raggi, arrestato lo scorso 16 dicembre con le accuse di corruzione e abuso di ufficio. Di Maio aveva detto in più occasioni pubbliche, compresa una puntata del programma In mezz’ora di Lucia Annunziata, di avere chiesto a Raggi di licenziare Marra, ma di non essere stato ascoltato dalla sindaca. Nell’articolo di Bonini, e in uno simile ma più vago pubblicato dal Corriere della Sera, si diceva che in realtà Di Maio avesse mantenuto in privato un atteggiamento diverso e più protettivo nei confronti di Marra.

Questa seconda versione sostenuta dai giornali era basata su un paio di messaggi recuperati dagli investigatori dal telefono di Raffaele Marra, dopo il suo arresto lo scorso dicembre. Il primo era un messaggio inviato da Marra a Raggi, il secondo un messaggio inviato da Di Maio a Raggi e in seguito inoltrato da quest’ultima a Marra. I messaggi erano stati inviati dopo un incontro che era avvenuto tra Marra e Di Maio nei suoi uffici di Montecitorio (Di Maio è vicepresidente della Camera e fa parte del cosiddetto “direttorio” del Movimento 5 Stelle). Marra spiegava che l’incontro era andato bene e che si era offerto di dimettersi. Nell’articolo di Repubblica era anche riportato un virgolettato del messaggio inviato da Di Maio a Raggi: “Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”.

Da questa comunicazione, Bonini aveva dedotto nel suo articolo che Di Maio avesse mentito sul suo incontro con Marra e che non gli avesse chiesto di dimettersi. Scriveva Bonini: «”Un servitore dello Stato”. Di più: “Uno dei miei”. Non male per un tipo che, a suo dire, aveva “cacciato” il 6 luglio”». L’interpretazione di Bonini era da subito apparsa discutibile: il messaggio di Di Maio non aveva toni particolarmente duri nei confronti di Marra, questo è vero, ma il vicepresidente della Camera parlava dei suoi collaboratori quando faceva riferimento ai controlli eseguiti ogni mese, non certo di Marra e che questi fosse “uno dei suoi”. Nella versione online dell’articolo di Repubblica, la frase con il virgolettato era stata sostituita da «”Un servitore dello Stato”, cioè uno dei miei. Non male per un tipo che, a suo dire, aveva “cacciato” il 6 luglio».

In seguito alla pubblicazione dell’articolo su Repubblica e di un altro sul Corriere della Sera, firmato da Fiorenza Sarzanini e con conclusioni simili a quelle di Bonini, il Movimento 5 Stelle ha diffuso la versione integrale di alcuni messaggi che si erano scambiati Raggi e Di Maio sulla vicenda Marra. Dalla loro lettura nel contesto si è capito ancora meglio che Di Maio non parlava di Marra quando scriveva “uno dei miei”, ma dei suoi collaboratori in generale e consigliava a Raggi di avere le stesse cautele e di fare le verifiche del caso sulle persone che lavorano con lei per il comune di Roma.