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  • Mercoledì 15 febbraio 2017

Il Parlamento Europeo ha approvato il CETA

È un grosso accordo commerciale fra Unione Europea e Canada che vale diversi miliardi, contestato fino all'ultimo da destra e sinistra

(FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)
(FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)

Il Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato il CETA, un grosso accordo commerciale tra Canada e Unione Europea: è lo stesso che nell’ottobre del 2016 era stato temporaneamente bloccato dal parlamento della Vallonia, una delle tre regioni in cui è diviso il Belgio. Il CETA dovrà essere ratificato dal parlamento di ciascuno stato membro, ma nelle sue parti fondamentali entrerà in vigore già da aprile.

Il CETA – che si pronuncia si-ta, come fosse una parola e non una sigla – è il più importante accordo commerciale internazionale dai tempi del NAFTA, l’accordo per il libero scambio firmato da Stati Uniti, Messico e Canada nel 1992: è stato firmato alla fine di una trattativa durata 5 anni, dal 2009 al 2014. La ratifica dell’accordo verrà celebrata domani da una visita ufficiale al Parlamento del primo ministro canadese Justin Trudeau: è la prima volta che un ministro canadese parlerà al Parlamento Europeo, e per questo motivo – e anche perché stiamo parlando di una figura così carismatica e popolare come Trudeau – in Parlamento circola una certa eccitazione.

Non tutti però concordano sul fatto che il CETA sia un accordo positivo: i gruppi politici più radicali come l’Europa delle Nazioni e della Libertà, quello di Marine Le Pen e Matteo Salvini, e l’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, quello del Movimento 5 Stelle e dell’UKIP,  sono nettamente contrari, così come lo sono – per ragioni meno ideologiche – il gruppo Sinistra Unitaria Europea e persino alcuni parlamentari dei Socialisti e Democratici, uno dei tre gruppi “istituzionali” del Parlamento. Come tutti i trattati di questo tipo, inoltre, è stato criticato dalle associazioni e ONG di estrema sinistra: stamattina un centinaio di manifestanti di una di queste hanno temporaneamente ostruito l’entrata principale al Parlamento, salvo poi essere spostati dalla polizia.

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Un gruppo di manifestanti fuori dall’entrata principale del Parlamento Europeo, Strasburgo, 15 febbraio 2017: le lettere in mano ai manifestanti compongono le parole STOP CETA (Il Post)

Con calma: cos’è il CETA?
In pratica, il CETA è un documento lungo 1598 pagine [PDF], che contiene centinaia di articoli. Uno dei suoi effetti principali sarà l’eliminazione della gran parte delle tariffe doganali tra Unione Europea e Canada, ma il trattato contiene anche molte altre disposizioni. Per esempio consente alle imprese europee di partecipare alle gare per gli appalti pubblici in Canada e viceversa. Si stabiliscono il reciproco riconoscimento di titoli professionali e nuove regole per proteggere il diritto d’autore e i brevetti industriali. L’accordo prevede anche la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici, una clausola fortemente richiesta dagli agricoltori europei (è stata una delle parti più lunghe e difficili del negoziato).

Una parte molto controversa del trattato ha riguardato gli ISDS, “Investor-state dispute settlement”, o, in italiano, clausole per la “Risoluzione delle controversie tra investitore e stato”. Si tratta di alcune clausole che consentono di fare causa a uno stato davanti a un arbitrato internazionale nel caso in cui un investitore ritenga di essere stato ingiustamente danneggiato. Gli ISDS, una clausola comune in moltissimi trattati commerciali discussi o in discussione in questi anni, sono spesso molto criticati da ONG e società civile, in particolare in Europa. Secondo i critici, è sbagliato istituire un arbitrato di questo genere – che alcuni definiscono persino un “tribunale sovranazionale” – ma soprattutto dare la possibilità alle società private di fare causa ai singoli stati.

I sostenitori del CETA citano invece stime e dati dei benefici che porterà l’accordo: il dato più citato e diffuso dallo stesso Parlamento mostra che nel 2015 le esportazioni dall’Unione Europea al Canada hanno avuto un valore di 35,2 miliardi di euro, e che quando l’accordo sarà pienamente operativo questa cifra aumenterà di oltre il 20 per cento. Uno studio del 2008 e citato ancora oggi, condotto sia dall’Unione Europea sia dal governo del Canada, sostiene che dopo circa sette anni dall’implementazione dell’accordo le entrate annuali per l’Unione Europea dal commercio col Canada aumenteranno di circa 11,6 miliardi di euro (mentre in Canada, viceversa, dovrebbero aumentare di 8,2 miliardi di euro). In generale, sempre secondo questo studio, le esportazioni dai paesi UE verso il Canada aumenteranno del 24,3 per cento.

Un video messo insieme dal Partito Popolare Europeo, il principale gruppo politico di centrodestra, che sostiene di smentire alcuni luoghi comuni falsi sul CETA

Ma le critiche al CETA, almeno nelle ultime settimane, sono state soprattutto diffidenze nei confronti dei grandi trattati internazionali in genere: anche perché la sua approvazione in Parlamento era data praticamente per scontata, visto che i tre principali gruppi politici erano a favore (PPE, Socialisti e Democratici e ALDE, il gruppo centrista e liberale). In una conferenza stampa convocata per spiegare le proprie priorità per la plenaria, alcuni rappresentanti di Sinistra Unita Europea hanno spiegato di essere contrari all’accordo perché è stato negoziato “all’oscuro” del pubblico, e col governo di destra del predecessore di Trudeau, Stephen Harper.

Il dibattito avvenuto in Parlamento appena prima della sua approvazione, la mattina di mercoledì 15 febbraio, è stata l’occasione per avanzare le critiche più dure al trattato. Marine Le Pen, leader del partito francese di estrema destra del Front National, nel suo discorso ha detto che l’approvazione del CETA «distruggerà centinaia di migliaia di posti di lavoro in Europa» e che i negoziati sono stati «occultati con cura a tutti i cittadini». Dello stesso genere sono stati anche gli interventi dell’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Tiziana Beghin – che ha definito il CETA «un colpo di stato silenzioso» – e del leader della Lega Nord Matteo Salvini.

Anche fra i socialisti c’è stata un po’ di agitazione, soprattutto perché in molti temono che il CETA – come altri accordi commerciali di questo tipo – aumenterà complessivamente le entrate ma farà chiudere un numero imprevedibile di aziende, magari le più piccole, e perdere posti di lavoro. Un recente studio molto citato a sinistra e condotto da un dipartimento della Tufts University di Boston spiega ad esempio che il CETA potrebbe costare circa 200mila posti di lavoro solo in Europa. Gli eurodeputati socialisti più di sinistra e in generale più sensibili su questi temi – gli stessi che portarono il governo vallone ad opporsi – hanno votato No all’approvazione del CETA anche alla direzione finale del gruppo politico. Gianni Pittella, capogruppo dei socialisti, commentando con i giornalisti il probabile voto negativo al CETA anche da parte di alcuni europarlamentari socialisti aveva spiegato che il suo gruppo politico «non è una caserma» e che più in generale il CETA «non è un modello [di accordo] ma solo l’inizio di un cambio nella politica commerciale europea». Diversi socialisti hanno poi effettivamente votato contro le indicazioni del gruppo.

Il discorso di domani di Trudeau, che inizierà intorno alle 11, dovrebbe essere incentrato sull’approvazione del CETA: alle 12 Trudeau terrà inoltre una conferenza stampa (anche se ha scelto di non incontrare i gruppi politici al Parlamento, probabilmente per evitare controversie).