La storia di Virginia Raggi e delle polizze vita è poco chiara

Quello che sappiamo è ancora incompleto e fumoso, e circolano ipotesi diverse sulle vere dimensioni del caso

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Da due giorni il sindaco di Roma Virginia Raggi, del M5S, è al centro di un caso politico riguardo a due polizze vita sottoscritte dal suo ex capo di segreteria Salvatore Romeo e in cui Raggi era indicata come beneficiaria. Il caso delle polizze vita è l’ultimo di una serie di problemi di Raggi legati ai suoi complicati e confusi rapporti con alcuni suoi collaboratori, in particolare Romeo e Raffaele Marra, ex capo del personale arrestato qualche mese fa. Raggi è indagata per abuso d’ufficio e falso riguardo alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) a capo della Direzione Turismo di Roma: giovedì Raggi è stata ascoltata per 8 ore dai magistrati della procura di Roma. Quello che si sta cercando di capire, in breve, è se Romeo abbia offerto a Raggi del denaro (sotto forma di polizze vita) in cambio di favori politici, come per esempio la sua stessa nomina nell’amministrazione di Roma. Le notizie che si sanno per ora arrivano esclusivamente dalle ricostruzioni che i giornali hanno fatto basandosi su fonti interne alla procura di Roma: vanno quindi prese con le molle, perché non c’è niente di confermato. Finora Beppe Grillo, leader del M5s, non ha fatto nessuna dichiarazione sulla vicenda.

La storia delle polizze è risultata da subito piuttosto complicata, anche nelle spiegazioni frammentarie e confuse date dai giornali: Raggi conobbe Romeo – attivista del M5s ed ex funzionario del comune – nel 2013, quando il M5S entrò nel consiglio comunale di Roma. Romeo aiutò i consiglieri del M5S su alcune questioni legate al bilancio e alle partecipate. Si guadagnò la fiducia e la stima di Raggi, e le presentò Raffaele Marra, cosa per cui Raggi ha espresso disappunto, “col senno di poi”, ospite venerdì sera di Enrico Mentana su La7. Una volta insediata come sindaco di Roma, Raggi ha nominato Romeo capo di segreteria, carica che aveva lasciato lo scorso dicembre, dopo l’arresto di Marra. Quello che si sa sulle polizze è che Romeo ne sottoscrisse diverse, a partire dai primi anni Duemila, per un totale di circa 130mila euro. Due di queste, una del valore di 30mila euro e una di 3mila, sottoscritte a gennaio e marzo del 2016, avevano come beneficiaria Raggi: nel caso della prima polizza, da 30mila euro, Raggi avrebbe potuto incassarne il valore solo in caso di morte di Romeo; nel caso della seconda, di 3mila euro, avrebbe potuto riscuoterlo a partire dal 2019. Le polizze vita, infatti, non sono soltanto uno strumento assicurativo, ma funzionano anche da investimento finanziario: possono essere usate come fondi, e i principali giornali scrivono che la procura sta indagando sulle possibili implicazioni politiche delle polizze di Romeo.

Raggi ha detto che non sapeva di essere stata indicata come beneficiaria di due polizze di Romeo, ed è una spiegazione plausibile, perché il beneficiario non ha bisogno né di firmare né di essere avvisato. Secondo le ricostruzioni dei giornali, però, il sistema di polizze stipulate da Romeo sarebbe insolito: cambiava spesso i beneficiari, che erano sempre colleghi o compagni di partito, e non famigliari come succede solitamente. Soprattutto, in un caso Romeo mentì sulla descrizione di un beneficiario: indicò una donna con cui aveva avuto una relazione come “figlia”. Romeo ha negato che le polizze servissero come qualche specie di fondo di garanzia con scopi di finanziamento politico, ma ha spiegato che non avendo moglie o figli ha indicato come beneficiari le persone di cui aveva stima. Romeo ha confermato che Raggi non sapeva niente, ha detto di essere «dispiaciuto per averla danneggiata» e ha spiegato su Facebook di aver «stipulato diverse polizze vita perché offrivano un rendimento certo».

Le possibili implicazioni del sistema di polizze di Romeo sono ancora piuttosto fumose, e non è chiaro se la storia sia stata inizialmente sovrastimata dai giornali. Sul Corriere della Sera la giornalista Fiorenza Sarzanini, insieme a Ilaria Sacchettoni, ha formulato alcune ipotesi gravi sul meccanismo di polizze di Romeo: 

Romeo aveva due conti correnti, aperti nel 2000 e dai quali prelevava i soldi investiti nelle polizze: uno con 92 mila euro, l’altro con 40 mila. Una doppia «provvista» che secondo gli inquirenti ha provenienza lecita, tanto che al momento non ci sono reati ipotizzati. Resta da capire l’obiettivo di questa continua apertura di pratiche e cambio di beneficiari. Una modalità che per gli analisti finanziari potrebbe celare la messa a disposizione di denaro evitando la tassazione e la tracciabilità. Anche tenendo conto che l’incasso del premio, con il via libera dell’intestatario, può avvenire in qualsiasi momento e non esclusivamente dopo la sua morte, come qualcuno ha cercato di far credere. Quelle polizze — ben sette negli ultimi tre anni con «causali fantasiose» come quella per l’ex fidanzata definita «mia figlia» — potrebbero dunque rappresentare una sorta di fondo concesso in garanzia a chi poi poteva concedergli favori, come appunto è accaduto con Raggi che, appena eletta in Campidoglio, lo ha nominato capo della segreteria. Oppure voti per assicurare l’appoggio al Movimento 5 Stelle alle Comunali di Roma. Su questo i magistrati, dopo aver ascoltato Lombardi, De Vito e il consigliere regionale Alessandro Canali potrebbero convocare altri esponenti del Movimento.

Il Corriere sembra mettere in discussione l’ipotesi, che invece compare in tutte le altre ricostruzioni dei giornali, che la polizza da 30mila euro potesse essere incassata solo alla morte di Romeo (e che quindi non sarebbe credibile come strumento corruttivo). Sempre il Corriere scrive che a parlare per prima ai magistrati dell’esistenza delle polizze sia stata Roberta Lombardi, deputata del M5S famosa per essere stata la prima capogruppo alla Camera del partito. Il Messaggero ha scritto che i magistrati hanno accertato che le somme investite erano di proprietà di Romeo: «Inoltre, alla luce della singolarità nella scelta dei beneficiari, i magistrati hanno effettuato una serie di audizioni tra i militanti per capire se si trattasse di un meccanismo legato ad una sorta di autofinanziamento. Tutti gli attivisti hanno dato risposta negativa».

Raggi, da Mentana, ha detto di essere arrabbiata con Romeo, ma di non averlo ancora sentito. Ha ribadito che secondo la stessa procura di Roma il fatto che fosse intestata come beneficiaria della polizza di Romeo non costituirebbe reato, «in quanto non emergerebbe un’utilità corruttiva». Rispondendo a una domanda di Mentana sul fatto se avesse pensato di dimettersi, Raggi ha detto: «non posso dire di non averci pensato».

Quando Romeo indicò Raggi come beneficiaria delle polizze vita, Raggi era candidata per le “comunarie” del M5S: non era quindi ancora detto che potesse diventare il candidato del Movimento per le elezioni comunali di Roma, anche se molti la consideravano favorita per la vittoria. Lo scopo di questa iniziativa, come detto, non è chiaro: si sa solamente che dopo essere stata eletta Raggi scelse proprio Romeo come uno dei suoi più stretti collaboratori, difendendolo per mesi dalle accuse di avere lavorato per escludere dalle decisioni sul comune gli altri membri del M5S che non facevano parte della cerchia ristretta intorno al sindaco.

Dopo mesi di accuse e malumori, che avevano ulteriormente complicato la già difficile gestione della città, a metà dicembre Romeo si era dimesso da capo della segreteria di Virginia Raggi. Pochi giorni prima un altro strettissimo collaboratore di Raggi e dello stesso Romeo, Raffaele Marra, era stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta per corruzione. Marra aveva svolto la funzione di capo del personale del comune.