Un po’ di cose su “Smetto quando voglio – Masterclass”

È il seguito di una commedia d'azione del 2014, che si fece notare per la sua originalità rispetto alle altre commedie italiane: è nei cinema dal 2 febbraio

(Da "Smetto quando voglio - Masterclass")
(Da "Smetto quando voglio - Masterclass")

Smetto quando voglio – Masterclass – nei cinema da giovedì 2 febbraio – è una commedia con anche qualche scena d’azione, diretta da Sydney Sibilia. È il seguito di Smetto quando voglio, che uscì nel 2014. Questi sono gli unici due film diretti da Sibilia, che ha 35 anni. Smetto quando voglio parlava di un gruppo di ricercatori universitari precari e sottopagati, latinisti di fama mondiale, che facevano i benzinai e disoccupati nonostante una grande carriera accademica, e a un certo punto si mettevano a sintetizzare sostanze stupefacenti per guadagnarsi da vivere e finivano per farci un sacco di soldi. La trama ricordava un po’ Breaking Bad, certe cose nella struttura del film Ocean’s Eleven (e quindi le decine di film simili che l’hanno ispirato), perché a mettere insieme la banda era il personaggio interpretato da Edoardo Leo, che faceva il Danny Ocean della situazione. Insieme a Smetto quando voglio – Masterclass è stato girato anche un terzo film che ne è il seguito e dovrebbe uscire a fine anno.

Nel cast di Smetto quando voglio – Masterclass ci sono molti noti attori italiani: Edoardo Leo, Pietro Sermonti, Libero De Rienzo, Paolo Calabresi, Luigi Lo Cascio, Neri Marcoré, Giampaolo Morelli, Stefano Fresi, Valerio Aprea e Valeria Solarino. Quasi tutti c’erano già anche nel primo film. Gli sceneggiatori del film sono lo stesso Sibilia, Francesca Manieri (co-autrice di Veloce come il vento) e Luigi Di Capua dei The Pills.

Smetto quando voglio piacque molto perché usciva dai canoni di molte altre commedie italiane e lo faceva citando i film americani: fu nominato a 12 David di Donatello, i premi più importanti del cinema italiano. Non ne vinse nemmeno uno, ma c’entra anche il fatto che quell’anno c’erano in concorso Il capitale umano di Paolo Virzì e La grande bellezza di Paolo Sorrentino, che si presero sette e nove premi lasciando poca roba agli altri.

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