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  • Lunedì 30 gennaio 2017

La prima operazione anti-terrorismo di Trump

È stata compiuta domenica in una provincia centrale dello Yemen: sono rimasti uccisi un importante leader di al Qaida e un soldato americano, e forse diversi civili

Un uomo sospettato di essere un miliziano di al Qaida durante un processo a Sana'a, in Yemen (AP Photo/Hani Mohammed, File)
Un uomo sospettato di essere un miliziano di al Qaida durante un processo a Sana'a, in Yemen (AP Photo/Hani Mohammed, File)

Domenica in Yemen c’è stata la prima operazione anti-terrorismo autorizzata dal nuovo presidente statunitense Donald Trump. Nell’attacco, ha detto il Centcom (il comando centrale dell’esercito americano in Medio Oriente, Nord Africa, Asia Centrale, Afghanistan e Iraq), è stato ucciso un soldato statunitense e altri tre sono rimasti feriti; sono stati uccisi anche 14 membri di al Qaida in Yemen (AQAP), tra cui un importante leader dell’organizzazione terroristica, e diversi civili yemeniti. L’operazione, che è stata definita “un successo” da Donald Trump, è stata compiuta dalle forze speciali statunitensi nel distretto di Yakla, nella provincia centrale yemenita di Baydah, una zona dove negli ultimi anni si sono concentrati molti degli sforzi dell’antiterrorismo statunitense.

L’operazione, ha scritto il New York Times, era in fase di pianificazione da diversi mesi, ma la precedente amministrazione stava temporeggiando per raccogliere quante più informazioni possibili e limitare i rischi che comporta un attacco con soldati americani in una zona particolarmente ostile e pericolosa. Alcuni funzionari americani hanno detto che Trump si è rapidamente persuaso che valesse la pena compiere l’operazione, autorizzata dalla sua amministrazione la scorsa settimana. In un comunicato diffuso domenica, Trump ha detto che durante l’attacco le forze speciali americane sono entrate in possesso di «informazioni di intelligence molto importanti che aiuteranno gli Stati Uniti a prevenire il terrorismo contro i suoi cittadini e le persone di tutto il mondo».

Stando alle informazioni riportate dalla stampa americana, le forze speciali statunitensi hanno attaccato la casa di Abdulrauf al Dhahab, un importante leader di AQAP, la divisione più potente di al Qaida che nel gennaio 2015 si rese responsabile dell’attacco terroristico alla redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo. L’attacco è iniziato con un bombardamento aereo sulla casa di Abdulrauf al Dhahab ed è proseguito con un’incursione di terra di un commando del SEALs Team Six, l’unità d’élite della Marina americana conosciuta per avere ucciso Osama bin Laden, ma di cui si sa molto poco. Durante l’attacco c’è stato un problema con l’atterraggio di un elicottero, che è rimasto danneggiato e che è stato successivamente distrutto dagli stessi americani perché non poteva più volare. Dopo avere inizialmente smentito, AQAP ha confermato che nell’attacco è stato ucciso Abdulrauf al Dhahab; ha anche detto che sono state uccise altre trenta persone, tra cui 10 donne e 3 bambini. Tra i morti, ha detto AQAP, ci sarebbe anche la figlia di 8 anni di Anwar al Awlaki, un religioso estremista che fu ucciso da un drone americano nel 2011; l’informazione non è stata confermata dagli Stati Uniti.

L’operazione di domenica è la prima di questo tipo compiuta dalle forze statunitensi dal 2014, ha scritto il sito specializzato Long War Journal, quando ci fu un tentativo di liberare degli ostaggi catturati da al Qaida. Le incursioni di terra sono state piuttosto rare durante l’amministrazione di Barack Obama, e sono sempre state precedute da discussioni di molte settimane o anche mesi. Diversi funzionari americani, ha scritto il Wall Street Journal, avevano espresso la loro frustrazione nei confronti di una politica presidenziale così prudente, che rendeva molto difficile ottenere l’autorizzazione per avviare un’operazione di terra. Il giornalista Gordon Lubold ha scritto: «Trump aveva detto che avrebbe accelerato la guerra contro lo Stato Islamico, al Qaida e altri gruppi terroristici. L’operazione di questo fine settimana, arrivata subito dopo il momento in cui Trump è diventato il comandante in capo, sembra riflettere questo senso di urgenza».

Abdulrauf al Dhahab era sotto il controllo dell’intelligence statunitense da diverso tempo e già in passato era stato l’obiettivo di almeno un’operazione antiterrorismo: era il 9 settembre 2012 e un drone americano tentò di colpirlo mentre viaggiava su un’auto vicino alla città di Rada, nella provincia di Baydah, la stessa dove è stato compiuto l’attacco domenica. L’operazione però non ebbe successo.