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  • Lunedì 30 gennaio 2017

L’attacco in una moschea in Quebec

Sei persone sono morte e otto sono state ferite in un attacco domenica durante l'ora della preghiera, due persone sono state fermate

(ALICE CHICHE/AFP/Getty Images)
(ALICE CHICHE/AFP/Getty Images)

A Quebec City, la città del Canada capitale del Quebec, proseguono le indagini sull’attacco di domenica sera in una moschea dove sono state uccise sei persone e altre 19 sono rimaste ferite. Subito dopo la sparatoria, la polizia aveva detto di avere arrestato due persone sospette, poi nel pomeriggio di lunedì ha corretto l’informazione comunicando che solo una è sospettata per l’attacco, mentre l’altra viene considerata un semplice testimone. La polizia ha inoltre deciso di non fornire informazioni sull’identità del sospetto, perché le indagini sono ancora in corso e non sono note le motivazioni della persona fermata.

Citando fonti vicine alle indagini, i principali siti di notizie canadesi hanno scritto che il sospettato è Alexandre Bissonnette, un ragazzo di 27 anni di Cap-Rouge, nella periferia di Quebec City. L’accusa nei suoi confronti è di omicidio per le sei persone uccise e di tentato omicidio per altre cinque. Nella serata sono state anche diffuse informazioni, da confermare ufficialmente, sul rilascio dell’altra persona che era stata fermata nella sera di domenica.

39 persone sono riuscite a fuggire dal centro culturale islamico senza riportare ferite. Sia il governo federale del primo ministro, Justin Trudeau, sia quello locale del Quebec hanno definito la sparatoria un “atto di terrorismo”. Trudeau in seguito ha ricordato che: “I musulmani sono una parte importante del nostro paese, e questi atti insensati non devono avere spazi nelle nostre comunità, nelle nostre città e nel nostro paese”.

CBC scrive che al momento dell’attacco gli uomini si trovavano al piano inferiore dell’edificio, mentre donne e bambini erano nei piani superiori. La polizia ha arrestato quello ora definito “testimone” sul posto, mentre l’altro arrestato è stato fermato dopo un inseguimento in un’altra zona della città, era alla guida di un SUV sulla quale sarebbe stata trovata un’arma (notizia però non ufficiale e diffusa da Radio Canada sulla base di alcune sue fonti di polizia). Intorno alla moschea è stato definito un ampio perimetro di sicurezza per le attività di polizia.

Secondo il giornale locale Le Soleil, uno dei sospettati fermati dalla polizia era in possesso di un fucile da assalto AK-47 e avrebbe 27 anni. Inizialmente si era anche parlato di un terzo sospettato riuscito forse a scappare, ma per ora le autorità locali sembrano escludere questa possibilità.

Nel corso di una conferenza stampa, la polizia ha detto che le persone uccise avevano un’età tra i 35 e i 70 anni, e che al momento dell’attacco c’erano circa 50 persone nell’edificio. La moschea è dotata di un sistema di telecamere a circuito chiuso, le cui riprese saranno utilizzate per ricostruire i momenti dell’attacco al suo interno.

Il presidente della moschea, Mohame Yangui, non era sul posto e ha spiegato di avere ricevuto diverse chiamate dalle persone che si trovavano nell’edificio. I feriti sono stati trasportati negli ospedali di Quebec City e cinque risultano essere in gravi condizioni.

La moschea era già stata al centro di proteste nei mesi scorsi. A giugno del 2016, durante il mese del Ramadan, qualcuno aveva lasciato una testa di maiale davanti al suo ingresso, mentre alcune settimane dopo erano state ricevute dal centro lettere contenenti messaggi violenti e d’odio contro i musulmani.