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  • Venerdì 27 gennaio 2017

Il ritorno dei tennisti trentenni

Lo sono sei degli otto semifinalisti agli Australian Open, e tutti i quattro finalisti: c'entra anche una modifica della superficie dei campi, spiega Claudio Giua

Roger Federer nella semifinale degli Australian Open contro Stan Wawrinka, Melbourne, 26 gennaio 2017
(Cameron Spencer/Getty Images)
Roger Federer nella semifinale degli Australian Open contro Stan Wawrinka, Melbourne, 26 gennaio 2017 (Cameron Spencer/Getty Images)

Sabato e domenica si giocheranno le finali dei tornei singolari femminile e maschile degli Australian Open, il più importante torneo di tennis australiano e uno dei più importanti al mondo: nel torneo femminile si sfideranno le sorelle statunitensi Serena e Venus Williams – come successe per la prima volta 14 anni fa – mentre nella finale maschile giocherà lo svizzero Roger Federer, tornato dopo un ritiro di sei mesi per un’operazione al ginocchio, contro lo spagnolo Rafael Nadal. Serena Williams ha 35 anni e dopo aver vinto moltissimo viene da una stagione negativa; sua sorella Venus ne ha 36; Roger Federer ne ha 35 e non vince un torneo dello Slam dal 2012, e Rafael Nadal ne ha 30 e non vince uno Slam dal Roland Garros del 2015.

Da giorni uno degli argomenti di cui hanno più scritto i commentatori del tennis è l’età avanzata, per un atleta, di finalisti e semifinalisti di questi Australian Open: sei su otto hanno più di 30 anni. Ha provato a spiegarla anche Claudio Giua su Repubblica: da un lato la maturità dei tennisti è accompagnata – oltre che da qualche cedimento fisico – dall’aumento dell’attenzione e di tutte le qualità che l’accompagnano (concentrazione, precisione, efficacia e resistenza psicologica); dall’altro c’è una questione tecnica, una modifica alla superficie dei campi del torneo che favorirebbe lo stile di gioco di dieci anni fa.

«L'”attenzione” hemingwayana di ciascuno di loro s’è esplicitata in precisione dei colpi, efficacia del servizio, velocità di esecuzione, massima concentrazione, soprattutto convinzione di poter ottenere, a dispetto del tempo che passa, risultati di altissimo livello grazie all’accurata preparazione fisica e psicologica. Il quinto set di oggi di Roger Federer condensa queste qualità, seppure limitate dalla stanchezza: a Stan Wawrinka in rimonta (7-5 6-3 1-6 4-6), l’ex nu

Secondo Ernest Hemingway, la saggezza dei vecchi è “un grande inganno. Non diventano saggi. Diventano attenti”. Serena e Venus Williams e Roger Federer sono tennisticamente parecchio vecchi e dunque attentissimi se si dà credito sia all’autore di “Addio alle armi” sia a quanto i tre stanno mostrando sull’hard di Melbourne in questi giorni. E’, forse, nell’estrema attenzione che si conquista con la maturità la risposta alla domanda “…perché l’età dei tennisti più forti tende a salire sempre di più?” che Monday’s Net ha più volte posto a partire dalla giornata d’esordio degli Australian Open quando il commento alle ottime prestazioni di Paolo Lorenzi e Andreas Seppi venne titolato “L’Italia dei vecchietti”

La considerazione non riguarda solo i tre che oggi si sono guadagnati la finale. Sei degli otto semifinalisti dei tornei femminile e maschile degli AO sono infatti ampiamente ultratrentenni: Venus 36 anni e 6 mesi, Federer 35 e 4, Serena 35 e 3, Mirjana Lucic-Baroni 34 e 8, Stan Wawrinka 31 e 8, Rafael Nadal 30 e 6. Quest’ultimo domani contenderà a Grigor Dimitrov, che ha 25 anni, l’accesso all’evento di domenica. In alcuni casi siamo ai limiti dell’impossibile: solo Martina Navratilova nel 1994 a Wimbledon raggiunse una finale di Slam a un’età, 37 anni e 7 mesi, superiore a quella di Venus. Tutti e sei, senza eccezioni, hanno sfoggiato qui il miglior tennis degli ultimi tempi o addirittura di sempre come nel caso di Lucic-Baroni»

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