Il primo abito in grafene al mondo

È un nuovo materiale leggerissimo e molto resistente – 200 volte più dell'acciaio – che i ricercatori stanno ancora studiando

Un particolare del primo abito in grafene, indossato dalla modella Bethan Showerby e realizzato da Cute Circuit e dal Graphene Institute e mostrato al Trafford Centre di Manchester, 25 gennaio 2017
(Peter Byrne/PA Wire)
Un particolare del primo abito in grafene, indossato dalla modella Bethan Showerby e realizzato da Cute Circuit e dal Graphene Institute e mostrato al Trafford Centre di Manchester, 25 gennaio 2017 (Peter Byrne/PA Wire)

Al Trafford Centre di Manchester è stato presentato il primo abito contenente grafene, un nuovo materiale leggerissimo ed estremamente resistente scoperto, isolato e studiato per la prima volta nel 2004 nell’Università di Manchester dai fisici Andrej Gejm e Konstantin Novoselov, che per queste ricerche ricevettero nel 2010 il premio Nobel per la fisica. Il grafene è costituito da uno strato di singoli atomi di carbonio disposti in esagoni: è molto flessibile, è il miglior conduttore di elettricità conosciuto, è 200 volte più resistente dell’acciaio ma sei volte più leggero.

Il vestito è stato realizzato dai ricercatori del National Graphene Institute dell’Università di Manchester in collaborazione con CuteCircuit, azienda guidata dalla direttrice creativa Francesca Rosella, che realizza abiti con materiali tecnologici e innovativi, indossati da popstar come Katy Perry e gli U2. Il grafene è stato utilizzato sul vestito, un little black dress, per alimentare le luci LED cucite sopra, attivate dai movimenti: in questo modo l’abito si illumina e cambia colore seguendo il respiro di chi lo indossa. Oltre al grafene, l’abito è realizzato con materiali più tradizionali come tessuti di nylon leggero.

Per le sue molteplici qualità, il grafene è considerato un materiale rivoluzionario con migliaia di potenziali applicazioni. Nel 2013 la Commissione europea ha approvato un finanziamento per un progetto di ricerca sul grafene di un miliardo di euro per dieci anni; nel frattempo alcune startup, soprattutto in Europa e negli Stati, Uniti hanno iniziato a produrlo e utilizzarlo in vari campi.