Una donna è vissuta 6 giorni senza polmoni

Dopo averli rimossi i medici l'hanno tenuta collegata ad alcuni macchinari in attesa che il suo organismo si riprendesse da un'infezione prima di un nuovo trapianto

Melissa Benoit (UHN)
Melissa Benoit (UHN)

In Canada, una donna di 33 anni ha vissuto per sei giorni senza i suoi polmoni, in attesa di recuperare forze a sufficienza per essere sottoposta a un trapianto polmonare. Secondo i medici del Toronto General Hospital, dove era stata ricoverata la paziente, si è trattato del primo successo al mondo per un caso di questo tipo, che potrebbe essere ripetuto in futuro su pazienti in simili condizioni. La donna ora sta bene, compatibilmente con la portata degli interventi subiti e con le terapie per evitare il rigetto dei nuovi polmoni. L’esito dell’intervento è stato descritto in uno studio pubblicato il 25 gennaio sulla rivista The Journal of Thoracic and Cardiovascular Surgery.

Melissa Benoit soffre di fibrosi cistica, una malattia genetica che porta a una gestione anomala del cloro da parte dell’organismo: l’alterazione causa una produzione di muco molto denso e poco scorrevole, che tende a ostruire diversi dotti interni. I danni principali sono solitamente subiti dai polmoni dove il muco si accumula aumentando il rischi di infezioni, che possono essere molto pericolose. Grazie agli sviluppi degli ultimi anni, la fibrosi cistica può essere tenuta sotto controllo con l’utilizzo di farmaci, come gli antibiotici, necessari soprattutto per trattare le infezioni ed evitare che si diffondano in buona parte dell’organismo.

I problemi per Benoit erano iniziati nell’aprile del 2016 in seguito a una brutta influenza, che aveva reso necessario il suo ricovero in terapia intensiva. I batteri nei suoi polmoni si erano rivelati resistenti a buona parte degli antibiotici e, complice la debolezza del sistema immunitario della paziente, si erano diffusi nell’organismo portando a uno shock settico: un’infezione generalizzata che mette a rischio le funzioni vitali. Gli organi di Benoit avevano iniziato a non funzionare e si era reso necessario un intervento chirurgico, perché le terapie con i farmaci non erano più sufficienti.

Benché rischiosa, i medici hanno concluso che l’unica possibilità di sopravvivenza per Benoit fosse la rimozione dei polmoni, la fonte primaria dello shock settico. Dopo averla messa in coma farmacologico, la paziente è stata operata e le sono stati rimossi i polmoni. In terapia intensiva, Benoit è stata poi collegata a due macchinari: una per ossigenare il suo sangue, e rimuovere l’anidride carbonica, assolvendo quindi al compito solitamente svolto dai polmoni, e un altro (ECMO) per aiutare il suo cuore a pompare regolarmente il sangue. È rimasta in questa condizione per sei giorni, il tempo necessario per consentire agli antibiotici e agli altri farmaci di contrastare l’infezione. Infine i medici l’hanno sottoposta a un nuovo intervento per impiantarle i polmoni da un donatore.

Shaf Keshavjee, il responsabile dei trapianti dell’ospedale, ha spiegato che la strada scelta era l’unica percorribile per la paziente: “Per la prima volta, abbiamo avuto una paziente senza polmoni nel nostro reparto di terapia intensiva. A dirla tutta, tecnicamente è stata tenuta in vita da un polmone artificiale, da un cuore artificiale e da un sistema renale artificiale per sei giorni”. Al suo risveglio dal coma indotto, i medici hanno raccontato a Benoit che aveva vissuto per sei giorni senza polmoni: “Non riuscivo a credere a mia mamma e a mio marito, le persone di cui mi fido di più, quando mi hanno detto che avevo subìto il trapianto dei polmoni e che avevo vissuto per sei giorni con una cavità nel mio petto”.

A causa delle molte settimane trascorse a letto, dopo il trapianto Benoit si è dovuta sottoporre a lunghe sedute di fisioterapia e ginnastica riabilitativa per recuperare il tono dei suoi muscoli, compresi quelli del collo per sostenere e muovere la testa. Benoit ha raccontato che il pensiero di potere tornare a casa e di continuare a vedere crescere sua figlia, che ha tre anni, è stato la principale motivazione per proseguire il recupero, insieme al pensiero di tornare a mangiare del vero cibo, dopo essere stata nutrita attraverso un tubo per quasi 5 mesi.

Pratiche simili a quella realizzata su Benoit sono piuttosto comuni nel caso di trapianti, ma sono rari i casi di pazienti tenuti in vita così a lungo senza organi interni grazie al sostegno delle macchine. La storia di Benoit non ha molti precedenti e anche per questo motivo i medici sono cauti nel fare previsioni: molto dipenderà dalla capacità dell’organismo di riprendersi, di tollerare i nuovi polmoni e dalle terapie per tenere sotto controllo la fibrosi cistica. A mesi di distanza dall’intervento, Benoit è comunque ottimista: “Sono la prima persona al mondo ad avere provato qualcosa di simile. Sarò la prima al mondo a scoprire quanto si può sopravvivere”.