• Mondo
  • Martedì 24 gennaio 2017

Le decisioni di Trump sugli oleodotti

Ha firmato due ordini esecutivi per far ripartire i lavori del Dakota Access e del Keystone XL, due progetti molto costosi e molto criticati dagli ambientalisti

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump firma gli ordini esecutivi sul Dakota Access e sul Keystone XL nello Studio Ovale. (AP Photo/Evan Vucci)
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump firma gli ordini esecutivi sul Dakota Access e sul Keystone XL nello Studio Ovale. (AP Photo/Evan Vucci)

Martedì 24 gennaio il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato due ordini esecutivi per far riprendere i lavori per gli oleodotti Dakota Access e Keystone XL, andando contro le decisioni prese dal suo predecessore Barack Obama e provocando dure proteste da parte delle organizzazioni ambientaliste. Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ha detto in una conferenza stampa che negli Stati Uniti sta avvenendo una «rivoluzione energetica», e che le decisioni di Trump creeranno «decine di migliaia di posti di lavoro», mantenendo l’ambiente come «priorità».

Il Dakota Access Pipeline è un oleodotto sotterraneo quasi ultimato, e dovrebbe servire a portare il greggio dalla Bakken Formation – una zona al confine tra Montana e North Dakota, due stati degli Stati Uniti che confinano con il Canada – fino all’Illinois, attraversando il South Dakota e l’Iowa. Ha avuto un costo complessivo di 3,7 miliardi di dollari, ma negli scorsi mesi la costruzione del tratto finale dell’oleodotto era stata al centro di grandi proteste, soprattutto dei nativi americani Sioux che vivono nella riserva di Standing Rock, in North Dakota. Dopo settimane di manifestazioni e scontri anche molto violenti con la polizia, Obama aveva accettato di far cambiare il percorso all’oleodotto, accontentando i Sioux che non volevano passasse sotto il letto del fiume Missouri. Lo United States Army Corps of Engineers (USACE), la sezione dell’esercito americano specializzata in ingegneria e progettazione e che si è occupata dell’oleodotto, aveva detto che avrebbe cercato un percorso alternativo.

Ora l’ordine esecutivo di Trump chiede allo USACE di approvare velocemente il progetto. È probabile che gli effetti della decisione di Trump sul Dakota Access saranno immediati: la società Energy Transfer Partner, dietro al progetto, vuole concludere in fretta i lavori dell’oleodotto, visto che il tratto mancante è molto corto. Trump, che possedeva delle azioni di Energy Transfer Partner ma che le ha vendute lo scorso giugno, aveva detto un suo portavoce, aveva anticipato fin dallo scorso dicembre che la sua amministrazione sarebbe stata favorevole all’oleodotto, e in molti si aspettavano che la decisione di Obama sarebbe stata cambiata. Dopo l’ordine esecutivo, i Sioux hanno ribadito che la costruzione dell’oleodotto sotto il Missouri inquinerà la loro riserva d’acqua, e di non essere stati consultati a sufficienza. Spicer ha spiegato che Trump coinvolgerà tutte le parti nella discussione sulla costruzione del tratto finale dell’oleodotto, e che «ha dimostrato con i suoi affari che sa come negoziare un grande accordo».

Il Keystone XL invece è un tratto dell’oleodotto Keystone, che avrebbe dovuto attraversare Montana, South Dakota e Nebraska. Dopo molte proteste, Obama aveva messo il veto sull’autorizzazione del Congresso americano alla costruzione dell’oleodotto, assecondando le richieste delle organizzazioni ambientaliste che avevano contestato a lungo il progetto. L’ordine di Trump chiede a TransCanada, la società canadese costruttrice, di presentare nuovamente la richiesta di autorizzazione. Trump ha detto: «Questo riguarda l’oleodotto Keystone, una cosa che è stata contestata e che stiamo rinegoziando. Rinegozieremo alcuni dei termini. E se a loro piaceranno, vedremo se riusciremo a costruire questo oleodotto». Il governo canadese, coinvolto nel progetto, ha detto di essere contento della decisione di Trump. Degli studi avevano dimostrato che erano sovrastimati sia il numero di posti di lavoro che sarebbero stati creati con l’oleodotto sia i suoi rischi ambientali, ma la discussione intorno al Keystone XL era diventata soprattutto una questione di principio, tra i sostenitori della produzione petrolifera statunitense e quelli delle fonti energetiche rinnovabili.