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  • Domenica 22 gennaio 2017

La Bielorussia ora punta sul turismo

Da febbraio si potrà viaggiare nell'"ultima dittatura d'Europa" senza visto: è un tentativo di attirare nuovi visitatori e smarcarsi un po' dalla Russia

di Adam Taylor – The Washington Post

Il castello di Mir, a 95 chilometri da Minsk (AP Photo/Sergei Grits)
Il castello di Mir, a 95 chilometri da Minsk (AP Photo/Sergei Grits)

È un paese pianeggiante e senza sbocchi sul mare, conosciuto soprattutto per i suoi venti gelidi e per essere stato definito “l’ultima dittatura” d’Europa, dove persino il presidente Alexander Lukashenko – in carica da 22 anni – ha definito autoritaria la propria politica. È un’ex repubblica sovietica dove il KGB continua a chiamarsi KGB, e in cui le persone lavorano ancora in aziende agricole collettive o in fabbriche dello stato che producono vodka. Stando all’Organizzazione Mondiale della Sanità – ed è forse la cosa più significativa – è il paese con il tasso di consumo di alcol più alto al mondo.

Si tratta della Bielorussia, da tempo l’intruso d’Europa. Il governo ha però in mente un nuovo progetto, quello di trasformarla nella nuova destinazione turistica del continente. La settimana scorsa il portavoce del presidente della Bielorussia ha annunciato che i cittadini di 80 paesi – tra cui tutti quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti – potranno viaggiare in Bielorussia senza bisogno di un visto. Le nuove regole entreranno in vigore dal mese prossimo, saranno applicate a chi arriva all’aeroporto nazionale di Minsk e saranno valide per un soggiorno di cinque giorni.

Ci sono molte ragioni che hanno portato a questa decisione e il ministero degli Affari Esteri bielorusso ha detto di augurarsi che l’Unione Europea faccia altrettanto per i cittadini bielorussi che vogliono visitare l’Europa. Il governo comunque sta anche pensando semplicemente a incrementare il turismo: «Il ministero bielorusso dello Sport e del Turismo si aspetta un aumento del 20 per cento nel numero di arrivi dei turisti», ha detto martedì il funzionario Vitaly Gritsevich ai giornalisti, provenienti soprattutto da «Europa, Nord America e Golfo Persico».

L’annuncio segue altre iniziative legate all’apertura al turismo della Bielorussia. A ottobre era stata introdotta la possibilità di viaggiare senza visto in una zona del paese lungo il confine con Lituania e Polonia, che da allora è stata visitata da migliaia di persone; a novembre le autorità avevano annunciato l’intenzione di collaborare con l’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite per modernizzare l’immagine del turismo, che al momento è promosso da uno slogan non troppo efficace: “Ospitalità senza frontiere”.

Nel frattempo, in attesa dei turisti occidentali, la metropolitana di Minsk potrebbe iniziare a trasmettere annunci in inglese, com’è successo durante i campionati mondiali di hockey su ghiaccio del 2014, l’ultima volta in cui i turisti arrivarono in massa nel paese. Di recente è stato anche pubblicato un opuscolo per promuovere il turismo in otto lingue:«Volevamo comunicare un’atmosfera di tranquillità, pulizia, comodità e la totale assenza di fretta», ha detto all’agenzia di stampa statale bielorussa Irina Gordiyenko, responsabile marketing dell’Agenzia turistica nazionale, spiegando che questi sono gli aspetti più apprezzati dagli stranieri in visita.

I turisti che arrivano in Bielorussa non sono molti. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2014 ci sono state 137.400 visite organizzate da parte di turisti stranieri; cifre messe però in dubbio da esperti esterni. Anche se fossero corrette, si tratta di numeri tristemente bassi: nello stesso anno in Lituania, che confina con la Bielorussia ed è un altro paese ex sovietico che si è aperto da tempo all’Occidente, sono arrivati 2,4 milioni di turisti, stando ai dati.

La maggior parte dei turisti che hanno visitato la Bielorussia negli ultimi anni sono arrivati dalla Russia o da altri ex stati sovietici, per i quali non era necessario un visto. Ma la maggior parte dei visitatori provenienti da paesi al di fuori della Comunità degli Stati Indipendenti ha avuto bisogno di un visto, e la procedura piuttosto complicata per ottenerlo ha reso difficile visitare il paese senza appoggiarsi a un’agenzia di viaggio locale.

Perché, quindi, la Bielorussia vuole improvvisamente attrarre turisti stranieri? Ci sono due teorie molto plausibili; entrambe, e la cosa non sorprende, hanno a che fare con la Russia. La prima è che da molto tempo la piccola economia bielorussa dipende quasi interamente dal commercio con il suo enorme vicino. Negli ultimi anni, però, l’economia russa si è fermata, la Bielorussia ha dovuto guardare altrove e il turismo è l’unico settore che ha margini di crescita. Allo stesso tempo le relazioni politiche con Mosca si sono fatte tese dopo la guerra civile ucraina e l’annessione della Crimea da parte della Russia, che hanno portato la Bielorussia a cercare maggiore indipendenza per paura di essere il prossimo obiettivo. La possibilità di viaggiare senza la necessità di visti potrebbe essere un altro piccolo passo verso una relazione più aperta con Europa e Stati Uniti.

È meno chiaro se ne conseguirà un sistema bielorusso più aperto. Di recente Human Rights Watch ha sottolineato che nel 2015 la situazione relativa ai diritti umani nel paese, notoriamente pessima, non è migliorata e almeno per ora i potenziali visitatori potrebbero trovarsi di fronte a una specie di dilemma morale. Se comunque volete visitare la Bielorussia, sappiate che qualcuno ha già ribattezzato Minsk la “nuova Varsavia”.

© 2016 – The Washington Post