È morto Zygmunt Bauman

Era uno dei più importanti filosofi e sociologi contemporanei, conosciuto soprattutto per la teoria della “società liquida”: aveva 91 anni

Zygmunt Bauman, 11 marzo 2013
(EPA/TONI ALBIR)
Zygmunt Bauman, 11 marzo 2013 (EPA/TONI ALBIR)

Zygmunt Bauman, tra i più importanti e stimati filosofi e sociologi contemporanei, è morto a 91 anni a Leeds, in Inghilterra, la città dove ha insegnato a partire dagli anni Settanta. Bauman era conosciuto soprattutto per i suoi studi sull’Olocausto, sul totalitarismo, sul consumismo e sulla società postmoderna, che descrisse con la famosa formula di società liquida. Scrisse decine di libri, occupandosi anche della globalizzazione e delle sue conseguenze sulle persone più povere ed emarginate, influenzando molti movimenti di sinistra della fine del Novecento.

Con l’espressione “società liquida”, ancora oggi l’elemento più conosciuto dell’opera di Bauman e sviluppato a partire dagli anni Novanta, intendeva descrivere l’incertezza e la precarietà delle relazioni e della vita nella società contemporanea nelle sue continue trasformazioni, contrapposta alla “solidità” del mondo precedente. “Società liquida” fu usato da Bauman in sostituzione del termine “società postmoderna”, molto abusato e frainteso dagli anni Novanta in poi. Nel suo libro del 1989 Modernità e Olocausto, Bauman introdusse una visione dello sterminio degli ebrei compiuto dalla Germania nazista che fece discutere: invece di considerarlo come un tradimento dei valori dell’Occidente contemporaneo, Bauman lo interpretò come una sorta di realizzazione dei fondamenti della società industriale e dello Stato razionale e burocratizzato.

Bauman era nato a Poznań, in Polonia, nel 1925, in una famiglia di origini ebraiche: scappò in Unione Sovietica nel 1939 per via delle persecuzioni naziste. Studiò filosofia a Varsavia – e per un breve periodo alla London School of Economics – fino al 1968, collaborando con riviste specializzate e formandosi come intellettuale marxista. Da giovane Bauman prestò anche servizio nell’esercito polacco e poi in un’unità militare speciale dell’Unione Sovietica. Alla fine degli anni Sessanta, dopo essere diventato in parte critico verso il governo comunista polacco, dovette lasciare la Polonia a causa di una vasta epurazione antisemita: insegnò per un po’ a Tel Aviv, per poi accettare la cattedra di sociologia all’Università di Leeds nel 1971, fino a quando andò in pensione nel 1990.