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  • Lunedì 2 gennaio 2017

Nessuno vuole suonare per Trump

Di solito alla cerimonia di insediamento cantano artisti famosissimi, ma stavolta tutti hanno judo

La cerimonia di insediamento di Barack Obama nel 2013. (Rob Carr-Pool/Getty Images)
La cerimonia di insediamento di Barack Obama nel 2013. (Rob Carr-Pool/Getty Images)

La cerimonia di insediamento del presidente degli Stati Uniti, che si tiene ogni quattro anni a gennaio davanti al Campidoglio, la sede del Congresso americano a Washington D.C., è uno degli eventi più seguiti della politica americana. Per tradizione, oltre al giuramento e agli altri riti formali, alla cerimonia si esibiscono dei cantanti famosi: l’ultima volta, in occasione dell’insediamento di Barack Obama per il suo secondo mandato, Beyoncé cantò l’inno nazionale. Tra le altre cerimonie più famose ci sono quella in cui Frank Sinatra cantò per John Fitzgerald Kennedy nel 1961 o quella in cui Bob Dylan cantò per Bill Clinton, nel 1993. Oltre all’inno suonato davanti al Campidoglio, è prassi che qualche artista famoso canti al ballo che si tiene la sera dell’inaugurazione (quello dove vengono scattate le tradizionali foto del presidente e della First Lady che ballano). Nel 2009 per Obama cantarono Stevie Wonder, Jay Z, Beyoncé, Alicia Keys, Mariah Carey e Mary J. Blige.

Cantare per il presidente degli Stati Uniti è generalmente considerato un grande privilegio, e sia i Democratici sia i Repubblicani hanno sempre avuto molta scelta per quanto riguarda gli artisti da ingaggiare, anche se non sempre chi si è esibito era famoso come Beyoncé o Dylan. Nel 2001, per esempio, per George W. Bush cantarono Ricky Martin e Jessica Simpson. Quello che non è mai successo, però, è che moltissimi cantanti si rifiutassero pubblicamente di cantare per motivi politici, come è capitato al presidente eletto Donald Trump. A oggi, l’unica cantante di una certa notorietà che Trump è riuscito a ingaggiare è Jackie Evancho, una sedicenne famosa per aver partecipato nel 2010 al talent show America’s Got Talent e che da allora ha pubblicato diversi dischi. Evancho canterà l’inno nazionale: i nomi di chi suonerà al ballo inaugurale, invece, sono di band e dj praticamente sconosciuti. Lo stesso Trump ha commentato questa difficoltà su Twitter, scrivendo di preferire “la gente” perché le “cosiddette celebrità di serie A” non sono servite a far vincere le elezioni a Hillary Clinton.

Per la prima volta da decenni alla cerimonia inaugurale non si esibirà una banda locale di Washington: nessuna si è offerta, secondo quanto ha scritto NBC. Diversi artisti poi si sono pubblicamente rifiutati di cantare per Trump, dopo che il loro nome era stato preso in considerazione dal comitato che sta organizzando la cerimonia: a un certo punto uno dei rappresentanti di Trump ha detto che avrebbe suonato Elton John, che però ha subito smentito la cosa. Tra gli altri che si sono tirati indietro c’è stato Gene Simmons, cantante e bassista dei Kiss che in passato ha sostenuto Trump, ma che ha detto di non poter partecipare per altri impegni. Un altro nome che è circolato è quello di Andrea Bocelli, che dopo le ipotesi sulla sua partecipazione ha declinato l’offerta, secondo i media americani per paura delle conseguenze negative che avrebbe potuto avere tra i suoi fan. Sui social network era anche nata una campagna chiamata #BoycottBocelli, quando sembrava che avesse accettato di cantare. Un portavoce di Trump ha detto che invece è stato Trump a rifiutare un’offerta di Bocelli.

Per ora non sono state annunciate neanche partecipazioni da parte di quei pochi artisti che hanno sostenuto Trump durante la campagna elettorale, come il chitarrista Ted Nugent, la cantante country Loretta Lynn e la star di Las Vegas Wayne Newton. Tom Barrack, capo del comitato che si sta occupando della cerimonia, ha detto a CNN che non ci sarà neanche Kanye West, che dopo le elezioni aveva detto che se avesse votato avrebbe scelto Trump, e che lo ha recentemente incontrato alla Trump Tower.

Il giornalista di musica Steven J Horowitz ha spiegato al Guardian: «I musicisti conoscono bene i pericoli di alienarsi i propri fan ammettendo di essere in favore di un partito politico o di un altro. Artisti tradizionalmente non schierati politicamente, come Bruno Mars o Justin Timberlake, rischiano di esporsi molto accettando di cantare all’insediamento di Trump». Durante la campagna elettorale la stragrande maggioranza dei cantanti e artisti più famosi, da Beyoncé a Katy Perry a Bruce Springsteen, si erano schierati in favore di Clinton. Diversi artisti, dai R.E.M. ai White Stripes, hanno anche chiesto al comitato elettorale di Trump di smettere di usare le loro canzoni durante i comizi.

Oltre a Evancho, gli unici altri artisti confermati per la cerimonia di insediamento sono i Mormon Tabernacle Choir, un coro mormone, e i Radio City Rockettes, un corpo di ballo. Un portavoce dei Beach Boys, il famosissimo gruppo di Brian Wilson che negli anni si è esibito per Ronald Reagan, George H. W. Bush e Bill Clinton, ha detto che la band è stata contattata dallo staff di Trump ma che non ha ancora deciso. Al Jardim e Wilson, due dei fondatori dei Beach Boys, hanno fatto sapere che in ogni caso non ci saranno. L’attore Alec Baldwin, che da mesi sta facendo un’apprezzata imitazione di Trump al Saturday Night Live, si è offerto scherzosamente di cantare “Highway to Hell” (cioè: autostrada verso l’inferno) degli AC/DC alla cerimonia. Matt Healy, leader della band The 1975, ha invece detto che suonerebbe solo se fosse pagato un milione di dollari, in anticipo.