Il “codice di comportamento” per gli indagati del M5S

È stato pubblicato sul sito di Beppe Grillo, la notizia è che riconosce alcuni principi dello stato di diritto

Sul sito di Beppe Grillo è stato pubblicato un “Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie”, una serie di regole decise da Grillo per gestire i casi di avvisi di garanzia e di processi che coinvolgono gli esponenti del M5S. Le persone che si sono iscritte al sito prima del 1 luglio 2016 potranno votare online per decidere se approvare o meno il regolamento, a partire dalle 10 di martedì. Il “codice” arriva dopo mesi in cui diversi amministratori locali del M5S sono stati coinvolti in inchieste giudiziarie: il caso più discusso è stato quello di Paola Muraro, ex assessore alle Politiche ambientali del comune di Roma, della giunta di Virginia Raggi.

Il punto più rilevante del “regolamento” dice che «in qualsiasi fase del procedimento penale, il portavoce può decidere, a tutela dell’immagine del MoVimento 5 Stelle, di auto-sospendersi dal MoVimento 5 Stelle senza che ciò implichi di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità»: è una specie di vaga ammissione di quello che è considerato uno dei principi dello stato di diritto, e cioè la presunzione di innocenza di un indagato finché una sentenza definitiva non ne decida la colpevolezza. Il regolamento prosegue dicendo:

«La ricezione, da parte del portavoce, di “informazioni di garanzia” o di un “avviso di conclusione delle indagini” non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso».

Il codice precisa però anche:

«È considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo.»

Muraro è stata al centro di una lunga vicenda giudiziaria, ed è indagata dallo scorso aprile: lei lo aveva scoperto solo a luglio, ma per diverse settimane lo ha negato ai giornali, dicendo poi che non aveva ricevuto nessun avviso di garanzia. Quando alla fine lo aveva ricevuto, a dicembre, si era dimessa. Il comportamento di Muraro e di Raggi era stato criticato da molti osservatori e anche da alcuni simpatizzanti dal M5S, partito che è sempre stato intransigente e radicale nel parlare dei politici coinvolti in inchieste giudiziarie: praticamente tutti gli esponenti del M5S hanno sempre detto che i politici indagati si dovrebbero dimettere subito, indipendentemente dalla loro colpevolezza.

Oltre al caso di Muraro, ci sono state altre indagini che hanno coinvolto rappresentanti del M5S a Bologna e a Palermo, riguardo a presunte firme false e irregolari raccolte per presentare delle candidatura. Lo scorso maggio invece era stato indagato Federico Pizzarotti, sindaco M5S di Parma, in relazione all’alluvione del 2014: per questo – e secondo molti per altri motivi politici, legati a una certa indipendenza di Pizzarotti dai vertici del partito – il sindaco era stato sospeso dal Movimento.

Sia nel caso di Muraro che in quello di Pizzarotti c’erano state molte discussioni riguardo alle modalità con cui gli indagati avevano avvertito i vertici del M5S: in entrambi i casi era emerso dalle principali ricostruzioni che i membri del cosiddetto direttorio del M5S – un gruppo ristretto di “capi”, composto da pochi parlamentari – avevano ignorato le comunicazioni ricevute da Muraro e Pizzarotti. Il regolamento sembra occuparsi anche di questo problema:

«I portavoce, quando ne hanno notizia, hanno l’obbligo di informare immediatamente e senza indugio il gestore del sito (…) dell’esistenza di procedimenti penali in corso nei quali assumono la qualità di indagato o imputato nonché di qualsiasi sentenza di condanna o provvedimento ad essa equiparato».

Il regolamento prevede anche che due organi interni al Movimento si occupino indipendentemente di gestire i casi di politici indagati: il Collegio dei Probiviri, un organo formato a fine novembre e composto da tre membri, che «ha facoltà di disporre la sospensione cautelare dell’iscritto e decide in merito alle sanzioni disciplinari e alle espulsioni»; e il Comitato d’Appello, che si occupa a sua volta delle espulsioni. Oltre al Collegio dei Probiviri e al Comitato d’Appello, il regolamento prevede che sia il Garante del M5S, cioè Grillo, a decidere.

«Il Garante del MoVimento 5 Stelle, il Collegio dei Probiviri od il Comitato d’appello, quando hanno notizia dell’esistenza di un procedimento penale che coinvolge un portavoce del Movimento5stelle, compiono le loro valutazioni in totale autonomia, in virtù e nell’ambito delle funzioni attribuite dal Regolamento del MoVimento 5 Stelle, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura. Il comportamento tenuto dal portavoce può essere considerato grave dal Garante o dal Collegio dei probiviri con possibile ricorso del sanzionato al Comitato d’appello, anche durante la fase di indagine, quando emergono elementi idonei ad accertare una condotta che, a prescindere dall’esito e dagli sviluppi del procedimento penale, sia già lesiva dei valori, dei principi o dell’immagine del MoVimento 5 Stelle. La condotta sanzionabile può anche essere indipendente e autonoma rispetto ai fatti oggetto dell’indagine.»