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  • Venerdì 30 dicembre 2016

Il business del “senza glutine” in Italia

Nadia Ferrigo sulla Stampa racconta opportunità e storture dei prodotti per celiaci nel nostro paese, dove siamo tra i più grandi consumatori "gluten free" in Europa

(via ANSA)
(via ANSA)

L’Italia è tra i primi paesi in Europa per consumo di prodotti senza glutine, la sostanza proteica che si trova in buona parte dei prodotti da forno e nella pasta alla base della celiachia, la malattia di chi non riesce ad assorbirlo correttamente. Negli ultimi anni i prodotti per celiaci nel nostro paese si sono moltiplicati, ampliando da un lato le possibilità di scelta di chi non può assumere glutine, ma incentivando anche l’utilizzo di quei prodotti da parte di persone che sono convinte sia necessario eliminarlo lo stesso dalla loro dieta, anche se non sono celiache. Nadia Ferrigo ha scritto sulla Stampa un articolo per fare il punto sul “senza glutine” in Italia, tra nuove opportunità per i celiaci, storture nel sistema di sovvenzioni previsto dallo Stato per i malati e prezzi esorbitanti di alcuni prodotti privi di glutine.

Come può la patria indiscussa di pane, pasta e pizza, essere descritta come un paradiso per i celiaci? Chi deve rinunciare al glutine, sostanza proteica contenuta nei cereali, è destinato a veder sfilare davanti a sé un’infinità di prelibatezze bandite. Niente colazione con cappuccio e cornetto, niente pizzeria con gli amici, scordatevi le spaghettate di mezzanotte e anche il panino in autogrill. Considerato che l’unica soluzione possibile è eliminare del tutto il glutine dalla propria dieta, più che un paradiso somiglia a una corsa a ostacoli tra le più terribili tentazioni. Sarà proprio perché non poter mangiare pane né pasta pare una condanna, ma il nostro Paese ha riservato al problema una straordinaria attenzione, nata già all’inizio degli Anni Ottanta. Attenzione che è cresciuta con costanza, come dimostrano le diagnosi che crescono a un ritmo sostenuto e la disponibilità dei prodotti dietetici, negli ultimi dieci anni più che decuplicata.

Con un ma. I prodotti in Italia costano di più che all’estero, e sono più cari nelle farmacie che al supermercato. Malta e Italia sono infatti gli unici Paesi che per garantire ai celiaci «un’alimentazione equilibrata» danno un sussidio per l’erogazione gratuita dei prodotti gluten free. Dal 1982 il ministero della Salute prevede un bonus mensile, che cambia a seconda di età, sesso e Regione, da spendere in farmacia per fare scorta di prodotti dietetici. Con il decreto Veronesi del 2001, sono nati anche i «negozi specializzati», dedicati esclusivamente ai prodotti contrassegnati dalla spiga barrata. Nel 1972 un gruppo di genitori di bimbi celiaci fondò l’Aic, l’Associazione italiana celiachia, ancora oggi attiva.

Anche se il ministero della Salute stima che l’1 per cento della popolazione italiana sia celiaca, vale a dire circa 600 mila persone, secondo la relazione annuale del Parlamento a oggi i casi diagnosticati sono 182.858. Solo otto anni fa, erano meno della metà.

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