Il nuovo accordo sui trasporti a Roma

I dipendenti lavoreranno meno e non dovranno usare i badge, nonostante l'azienda sia piena di debiti e offra un servizio scadente

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Il 20 dicembre è stato raggiunto un nuovo accordo tra l’ATAC, la società comunale che gestisce i trasporti pubblici di Roma, e i sindacati, per mettere fine ai conflitti con i dipendenti iniziati nel luglio del 2015, quando la metropolitana e la linea ferroviaria Roma-Lido cominciarono a funzionare peggio del solito a causa di uno “sciopero bianco“, cioè non annunciato né autorizzato. Per via delle proteste l’allora sindaco Ignazio Marino aveva rimosso il consiglio di amministrazione dell’ATAC. In questi mesi i dipendenti di ATAC hanno protestato contro l’accordo precedente, che aveva aumentato le ore settimanali e reso obbligatorio l’uso di un badge per certificare l’orario di arrivo sul lavoro.

Un articolo sul Corriere della Sera spiega i termini del nuovo accordo, che non risolve i problemi di debiti di ATAC e anzi potrebbe aggravarli: i dipendenti potranno lavorare meno ore (736 all’anno, contro le 1.100 dei lavoratori della metropolitana di Milano e le 950 di quella di Napoli), non dovranno usare il badge e potranno usufruire di una costosa corsa speciale della metro riservata a chi finisce il turno, che riduce i tempi da poter utilizzare per la manutenzione della rete e dei treni. Qualche giorno fa l’assessore all’Urbanistica di Roma, Paolo Berdini, aveva detto che senza un intervento di manutenzione straordinaria la metropolitana di Roma rischia di chiudere in primavera, ma quell’intervento dovrebbe pagarlo lo Stato e non il comune di Roma. Pier Maran, assessore all’Urbanistica di Milano, ha commentato la notizia così: «I fondi per trasporto pubblico a livello nazionale non bastano anche perché qualcuno li spreca togliendoli agli altri. Atac solita vergogna».

I dipendenti di ATAC sono stati una grossa base elettorale del Movimento 5 Stelle a Roma, dopo aver contestato moltissimo l’ex sindaco Ignazio Marino.

Fine dell’austerity. Strano ma vero, anche se l’azienda in questione, l’ATAC, continua ad avere un debito enorme e a fornire un servizio sempre più rarefatto. L’antidoto scovato dall’amministratore unico, Manuel Fantasia, e sindacati Rsu nella riunione del 20 dicembre è il ritorno al passato. A prima del 17 luglio 2015, un giorno storico per la municipalizzata dei trasporti. Allora, dopo un mese segnato dagli scioperi in ATAC, l’ex assessore Guido Improta e l’ex dg, Francesco Micheli, siglarono un accordo che provava a mettere le ganasce alla crisi codificando la scomparsa dei benefit e cassando il concetto di lavoro straordinario, aumentando il monte ore (da 736 a 950) e introducendo badge e parametro produttività sul salario. Non che da allora le cose siano cambiate, il rosso di ATAC è sempre più rosso e il servizio continua ad essere problematico, sotto le feste non ne parliamo. Tanto vale avviare una restaurazione, quindi, via del resto già praticata per i quadri dirigenti.

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