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  • Giovedì 22 dicembre 2016

C’erano altri due fotografi all’attentato di Ankara

Ma le loro foto sono circolate molto meno: c'entrano ragioni formali, il caso e la potenza di una grande agenzia fotografica

(YAVUZ ALATAN/AFP/Getty Images)
(YAVUZ ALATAN/AFP/Getty Images)

L’attentato ad Ankara di lunedì, in cui un poliziotto turco, Mevlut Mert Altintas, ha ucciso Andrei Karlov, ambasciatore russo in Turchia, all’inaugurazione di una mostra fotografica sarà ricordato probabilmente più per le sue immagini che per le conseguenze a livello internazionale del gesto: le fotografie e il video dell’aggressione sono molto crudi e fanno sentire chi li guarda uno spettatore della scena. Le fotografie hanno fatto il giro del mondo e sono state pubblicate sulle prime pagine dei giornali internazionali: ne avevamo raccontato la storia qui. Il fotografo che le ha scattate si chiama Burhan Ozbilici, è turco, lavora per Associated Press e si è ritrovato sulla scena per caso: la mostra si trovava lungo il tragitto da lavoro a casa e Ozbilici era entrato per scattare qualche foto all’ambasciatore per illustrare i futuri articoli sui rapporti tra Russia e Turchia.

Ozbilici non era però l’unico fotografo presente in sala, né l’unico che si è messo a scattare fotografie nel momento dell’attentato: ce n’erano altri due, ma il loro lavoro non ha avuto altrettanta diffusione, e il giornalista Andrew Katz ha provato a spiegare perché su Time. Gli altri due fotografi presenti erano Yavuz Alatan del quotidiano turco Sözcü, che era stato invitato da Andrey Karlov, che l’anno prima gli aveva consegnato una medaglia per il suo lavoro; e Hasim Kilic del quotidiano Hürriyet, uno dei più letti in Turchia.

Alatan ha raccontato a Katz che si era posizionato proprio alle spalle di Altintas, l’attentatore, immaginando fosse una guardia del corpo. Come mostrano le sue fotografie, nel momento dell’attentato Alatan si trovava in una posizione laterale rispetto all’attentatore, che viene mostrato di spalle mentre la folla si nasconde dietro i tavoli (si vede anche Ozbilici, con la macchina fotografica in mano).

Alatan

Karlov è disteso a terra davanti al podio, con il viso perfettamente riconoscibile, un particolare che sul momento potrebbe aver trattenuto alcuni giornali dal diffondere l’immagine di un uomo che stava morendo, o morto da poco, quando forse la sua famiglia non lo sapeva ancora.

Anche Kilic si trovava a fianco dell’attentatore, lungo un lato della galleria. Anche nelle sue foto il viso di Karlov è perfettamente visibile: «Il suo occhio sinistro è chiuso e a terra ci sono i bossoli dei proiettili», scrive Katz. «Quest’immagine ha un maggior senso d’urgenza, visibile nel lieve movimento dell’attentatore», ma ha una «composizione squilibrata» dato che l’aggressore si trova esattamente dietro Karlov.

Kilic
(HASIM KILIC/AFP/Getty Images)

La fotografia di Ozbilici è invece un’immagine d’azione, con l’attentatore intento a sparare, protagonista dello spazio, mostrato nella sua interezza e di fronte. «C’è un’emozione fredda sul suo viso», spiega Katz. «Sullo sfondo, l’ambasciatore è disteso a terra, con il volto coperto dal suo stesso corpo. Una tale concentrazione sull’attentatore eleva la sua importanza in un momento in cui ci sono molte domande e poche risposte»: quest’immagine, in breve, «coglie l’istante presente in un modo che le altre non sanno fare».

Ankara
(AP Photo/Burhan Ozbilici)

(Le altre fotografie scattate da Ozbilici si trovano qui)

Oltre a queste ragioni, legate alla composizione della fotografia, a quel che raffigura e a come lo fa, ce ne sono altre più pratiche che hanno contribuito alla diffusione delle immagini. Ozbilici lavora per Associated Press, una grande agenzia fotografica internazionale, che ha subito diffuso le immagini su internet e i social network: nel giro di poche ore erano state condivise decine di migliaia volte. Associated Press ha anche riportato sul suo sito il racconto dell’attentato di Ozbilici, reso più intenso dal fatto che ci si è ritrovato per caso. Le sue fotografie sono finite sulle prime pagine dei principali giornali internazionali: New York Times, Miami Herald, Financial Times, Libération.

Alatan e Kilic lavorano invece per agenzie più piccole: le loro immagini sono state comprate e poi distribuite a tarda sera da Reuters e Agence France-Presse, che non le hanno sfruttate con la stessa abilità di Associated Press. Il New York Times ha poi pubblicato il racconto di Kilic in un’intervista, mentre Time ha parlato con Alatan il giorno dopo l’attentato. Le fotografie di Alatan sono finite in prima pagina sul quotidiano cileno El Mercurio, sul Kuwait Times e sul canadese Ottawa Citizen; mentre quella di Kilic è finita sul colombiano El Tiempo.