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  • Mercoledì 21 dicembre 2016

Cosa sappiamo dell’attentato di Berlino, in ordine

Tutte le informazioni, dall'inizio: cosa è successo lunedì, a che punto sono le indagini e cosa c'entra l'ISIS

(Sean Gallup/Getty Images)
(Sean Gallup/Getty Images)

La polizia tedesca sta ancora cercando il responsabile dell’attentato di lunedì 19 dicembre a Berlino, in Germania, quando un camion ha investito alcune persone ai mercatini di Natale a Breitscheidplatz, nel centro della città. Nell’attacco, il più grave avvenuto quest’anno in Germania, sono morte 12 persone, e almeno 40 sono rimaste ferite (una donna italiana è oggi considerata “dispersa”, e potrebbe essere tra le persone morte). Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attentato tramite la sua agenzia semi-ufficiale, Amaq, ma non è ancora chiaro quale sia il legame tra l’attentatore e lo Stato Islamico.

Le indagini in corso

Il principale sospettato per l’attentato è un uomo tunisino di 24 anni chiamato Anis Amri, nato a Ghaza nel 1992 e descritto di altezza e peso nella norma, capelli neri e occhi marroni. La polizia federale tedesca ha emesso un mandato di arresto europeo nei suoi confronti e per ogni informazione che possa portare al suo arresto è stata messa una taglia di 100.000 euro. Il procuratore federale tedesco ha detto che da gennaio Amri era stato notato dalla polizia anti terrorismo e che era stato messo sorveglianza lo scorso marzo per il timore che stesse preparando un atto terroristico. Aveva tuttavia fatto perdere le sue tracce lo scorso novembre, fino a che un suo documento di identità non è stato ritrovato sul camion usato per la strage a Berlino.

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La prima persona arrestata per errore
È stato invece definitivamente escluso dall’indagine il 23enne pakistano arrestato lunedì sera poche ore dopo l’attentato, e che si trova in Germania come richiedente asilo. Per prima cosa è emerso che la testimonianza sulla base della quale era stato arrestato non era poi così solida: diversi media avevano riportato che l’uomo pakistano era stato seguito a lungo da un testimone, il quale era stato in contatto per tutto il tempo con la polizia e aveva permesso il suo arresto. In realtà sembra che il testimone abbia effettivamente seguito l’attentatore, ma che l’abbia perso di vista quasi subito: la polizia ha semplicemente arrestato una persona che corrispondeva a grandi linee a un identikit fornito dal testimone. C’erano altre cose che non tornavano: sui vestiti dell’uomo pakistano non sono state trovate tracce di sangue o polvere da sparo, e il sangue trovato nella cabina non corrispondeva al suo. Durante gli interrogatori con la polizia, l’uomo ha detto che era presente ai mercatini di Natale quando è avvenuto l’attentato ma che era scappato perché aveva paura di essere considerato un sospetto.

Cos’è successo lunedì
Gli investigatori tedeschi hanno ricostruito quasi completamente quello che è successo durante l’attentato e nelle ore immediatamente precedenti. La zona interessata è stata quella del Kurfürstendamm, il corso commerciale che era il centro di Berlino Ovest ai tempi del Muro, subito a sud dello zoo. Da quanto se ne sa, il camion è arrivato da Budapester Strasse e ha investito le persone senza rallentare: ha percorso tra i 50 e gli 80 metri all’interno del mercato, prima di scontrarsi con alcune strutture in legno e stand di prodotti natalizi e fermarsi.

L’uomo trovato morto nel camion era Lukasz Urban, cittadino polacco di 37 anni e cugino di Ariel Zurawski, il proprietario della società di trasporti di cui faceva parte il mezzo. Urban era arrivato a Berlino lunedì, dopo avere fatto tappa in Italia. Aveva provato a consegnare la merce al suo arrivo ma non gli era stato permesso, visto che la consegna era prevista per il giorno successivo. Zurawski aveva sentito al telefono Urban verso mezzogiorno di lunedì e sembrava che tutto andasse bene. Alle 16, però, la moglie di Urban non era riuscita a mettersi in contatto con lui. Osservando gli spostamenti del camion prima dell’attentato, tracciati con un sistema satellitare, sembra che lunedì pomeriggio qualcuno si sia messo alla guida del mezzo e abbia provato a guidarlo senza essere esperto. Il camion si è acceso alle 15.44 senza muoversi, poi ci sono stati altri tentativo di farlo partire fino alle 19.34, quando si è diretto verso il centro di Berlino. L’ipotesi più concreta quindi è che qualcuno – la persona ricercata – abbia ucciso Urban e rubato il camion, per poi dirigersi verso il mercato di Natale.

E l’ISIS?
La rivendicazione dello Stato Islamico è arrivata poco dopo il rilascio del 23enne pakistano. Lo Stato Islamico ha fatto sapere che l’attentatore è uno dei suoi “soldati”, ma ha non ha fornito prove sul fatto che l’attacco sia stato progettato dalle sue strutture. L’attacco di Berlino è stato simile a quello compiuto a Nizza lo scorso 14 luglio, quando un camion investì la folla sul lungomare uccidendo più di 80 persone. Anche quell’attentato era stato rivendicato dallo Stato Islamico. La modalità dell’attacco è quella descritta dal numero di novembre della rivista dello Stato Islamico Rumiyah, che contiene un articolo di tre pagine che spiega come è possibile per un unico attentatore colpire molti civili usando un camion: «È una delle armi più sicure e facili da usare contro gli infedeli».