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  • Lunedì 19 dicembre 2016

Un altro leader africano che non vuole lasciare il potere

È Joseph Kabila, da 15 anni presidente della Repubblica Democratica del Congo, ma le opposizioni non ci stanno

Il presidente congolese Joseph Kabila (AP Photo/John Bompengo)
Il presidente congolese Joseph Kabila (AP Photo/John Bompengo)

Oggi, lunedì 19 dicembre, avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno in carica del presidente della Repubblica Democratica del Congo (RDC), Joseph Kabila, ma non sarà così. Kabila, che è presidente da 15 anni, ha già annunciato che non rinuncerà al suo incarico: lui e i suoi alleati hanno sostenuto che il suo mandato potrebbe durare fino al 2018. Fino ad allora, dicono loro, non sarebbe possibile indire delle elezioni, che sarebbero troppo costose e logisticamente complicate da organizzare in un paese così grande. Le affermazioni di Kabila sono già state contestate dalle opposizioni, che hanno chiesto elezioni immediate e hanno indetto una grande manifestazione per oggi a Kinshasa, la capitale della RDC.

La situazione nella RDC è molto tesa da tempo. Kabila, 45 anni, ha già completato due mandati presidenziali, il massimo previsto dalla Costituzione del paese. Stando a quanto detto finora, Kabila non sembra intenzionato a cambiare la Costituzione ma potrebbe volere ritardare le elezioni per allungare la durata del suo secondo mandato. Nelle ultime settimane i rappresentanti del suo governo si sono incontrati con le opposizioni grazie alla mediazione di alcuni vescovi cattolici, ma sabato i partecipanti hanno annunciato il fallimento dei colloqui. Il rischio, dicono diversi esperti, è che nei prossimi giorni ci possano essere degli scontri tra manifestanti ed esercito, che è ancora fedele a Kabila. Durante le ultime grandi manifestazioni che si sono tenute a Kinshasa, a settembre, circa 50 persone sono rimaste uccise negli scontri; all’inizio di dicembre gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno annunciato delle sanzioni internazionali contro nove funzionari del governo di Kabila per il loro coinvolgimento nella violenta repressione degli oppositori politici.

Tra gli oppositori di Kabila c’è anche Moïse Katumbi, un personaggio molto popolare e particolare. Katumbi ha 51 anni ed è figlio di madre congolese e padre greco-italiano, un ebreo sefardita che emigrò dall’isola di Rodi alla RDC tra le due Guerre mondiali per sfuggire ai nazisti. Fino al 2015 Katumbi è stato governatore del Katanga, uno stato della RDC, rimanendo uno stretto alleato di Kabila. Poi un anno e mezzo fa le cose sono cambiate e Katumbi è andato all’opposizione, passando anche diversi guai giudiziari, secondo lui legati alla sua attività politica. Katumbi, che è riuscito a unire le opposizioni congolesi, aveva già annunciato la sua intenzione di candidarsi a prossimo presidente del paese.

Kabila è solo l’ultimo di una serie di leader politici che non hanno voluto lasciare il potere nonostante la fine del loro mandato: è successo per esempio in Angola con José Eduardo dos Santos, in carica dal 1979, e in Zimbabwe con Robert Mugabe, al potere dal 1987, e annunci simili sono già stati fatti anche dai presidenti del Burundi e della Repubblica del Congo. Il timore di diversi osservatori è che le tensioni sulla presidenza di Kabila possano acutizzare una situazione già instabile e mai del tutto pacificata. Nella RDC si è combattuta una sanguinosa guerra civile dal 1997 al 2003, durante la quale sono state uccisi circa 5 milioni di persone. Negli ultimi anni i combattimenti sono continuati nell’est del paese, mentre in tutto il territorio nazionale è dispiegato il contingente ONU più ampio al mondo, con circa 20mila soldati.