Zingaretti su chi ha vinto il referendum: «La Cnn ha intervistato Di Maio, non Fassina»

«Non ho mai votato per Renzi ma è profondamente ingiusto negare che grazie alla sua leadership il Pd si è ricollocato al centro della scena politica»

Nicola ZIngaretti. (Stefano Colarieti/Lapresse)
Nicola ZIngaretti. (Stefano Colarieti/Lapresse)

Nicola Zingaretti, dirigente del PD, presidente del Lazio e ormai da anni indicato dai giornali come possibile sfidante e avversario di Renzi – o del segretario di turno – per la leadership del partito, ha commentato così la vittoria del No al referendum costituzionale e il significato di questo risultato per il suo partito, soprattutto relativamente alle divisioni tra chi ha votato la riforma in Parlamento ma poi al referendum ha fatto campagna a favore del No, ma anche più in generale ai partiti che stanno a sinistra del PD. Zingaretti ha ricordato che «la Cnn dopo il voto ha intervistato Di Maio, non Fassina» e che grazie a Renzi «il Pd si è ricollocato al centro della scena politica e ha avuto di nuovo una chance».

Oggi sarebbe illusorio e sbagliato pensare che un rilancio della forza e delle ragioni della sinistra passi dalla caduta di Renzi. La Cnn dopo il voto ha intervistato Di Maio, non Fassina. Il teorema secondo il quale la sinistra per risorgere deve cannibalizzare e uccidere i suoi leader, è un film tristemente già visto.

Non ho mai votato per Matteo Renzi e dopo i suoi trionfi non ho mendicato intorno alla sua corte; ma oggi con serenità dico che è profondamente ingiusto negare che rappresenti una grande forza e che grazie alla sua leadership il Pd si è ricollocato al centro della scena politica e ha avuto di nuovo una chance. Così come credo sia un errore fuorviante pensare che mandare fuori la sinistra dal Pd garantirebbe una identità “pura”, vincente e finalmente innovativa. Un partito di uguali equivale a un partito di pochi e spesso mediocri. Il pluralismo si organizzerebbe fuori in forme autonome e il Pd rimarrebbe Pd solo nel nome.