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  • Mercoledì 23 novembre 2016

La storia del “nomenclatore tariffario” delle persone con disabilità

Il documento che stabilisce di quali strumenti si può usufruire a spese dello Stato è vecchio di 17 anni e obsoleto: Renzi ha promesso più volte di aggiornarlo ma siamo ancora lì

(Jan Woitas/picture-alliance/dpa/AP Images
(Jan Woitas/picture-alliance/dpa/AP Images

Da qualche giorno su alcuni giornali e sui social network circola la storia di un servizio delle Iene che, su richiesta dell’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), Mediaset ha bloccato per la legge sulla “par condicio” e che ha a che fare con i diritti delle persone disabili (si può comunque vedere qui). Il servizio contiene interviste a Matteo Renzi fatte nel 2014, nel 2015 e nel 2016 in cui si parla dell’aggiornamento del nomenclatore tariffario, cioè dell’elenco di strumenti di supporto (protesi, sedie a rotelle o altre tecnologie) forniti gratuitamente dallo Stato alle persone con disabilità: l’elenco attualmente in vigore è di 17 anni fa (c’era l’allora ministra della Sanità Rosy Bindi), nonostante la legge dica che dovrebbe essere aggiornato al massimo ogni tre anni.

I problemi principali sono due: negli ultimi 17 anni sono state migliorate e sviluppate nuove tecnologie (anche molto costose) che sono rimaste escluse dall’elenco e quindi indisponibili alle persone con disabilità, a meno che non abbiano deciso e si siano potute permettere di comprarle di tasca propria. Ma sono cambiati anche i prezzi: a volte aumentando, a volte diminuendo (molti ausili nel 1999 avevano una tariffa, ma oggi hanno un costo inferiore).

Il servizio mostra che nell’ottobre del 2014 Renzi aveva promesso di aggiornare il nomenclatore entro due mesi. Nel gennaio 2015 disse che la responsabilità del mancato aggiornamento era delle regioni. L’8 novembre del 2016, nuovamente intervistato, ha detto che il testo del nuovo nomenclatore sarebbe stato presentato al Consiglio dei ministri il giorno dopo. Nella seduta del 9 novembre però del nomenclatore non si è discusso. Alcuni giornali scrivono che l’ufficio stampa della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha spiegato che il decreto non deve passare dal Consiglio dei ministri ma dalla commissione Affari Sociali della Camera e Sanità del Senato.

L’aggiornamento del nomenclatore è contenuto in un atto del governo, il numero 358, chiamato “Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502”. Consultando i siti di Camera e Senato si vede che è stato assegnato alle commissioni Affari Sociali e Bilancio della Camera martedì 15 novembre e che la commissione Igiene e Sanità del Senato ha esaminato il testo mercoledì 16.

Il nomenclatore tariffario attualmente in vigore è quello stabilito dal decreto ministeriale numero 332 del 27 agosto 1999, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel settembre 1999. Si chiama: “Regolamento recante norme per le prestazioni di assistenza protesica erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale: modalità di erogazione e tariffe”. Il regolamento individua una serie di dispositivi riportati nei tre elenchi del nomenclatore erogabili dal Servizio sanitario nazionale. Definisce anche le modalità di erogazione.

L’elenco 1 contiene i dispositivi (protesi, ortesi e ausili tecnici) costruiti su misura e quelli di serie la cui applicazione richiede modifiche da parte di un tecnico abilitato su prescrizione di un medico specialista e un successivo collaudo; l’elenco 2 contiene gli ausili tecnici di serie la cui applicazione o consegna non richiede l’intervento del tecnico abilitato; l’elenco 3 contiene gli apparecchi acquistati e assegnati direttamente dalle aziende sanitarie locali.

In commissione Affari Sociali della Camera, la relatrice del PD Elena Carnevali ha spiegato in che modo l’atto del governo modifichi e aggiorni il nomenclatore rispetto a quello di 17 anni fa:

«Ridefinisce l’elenco delle protesi e ortesi «su misura» e l’elenco degli ausili “di serie”, aggiornando la nomenclatura in relazione alle innovazioni cliniche e tecnologiche intervenute nel corso degli anni e rendendo “di serie” alcuni ausili sino ad oggi erogati “su misura” (carrozzine, protesi acustiche, eccetera). I dispositivi “di serie” vengono a loro volta distinti in due sottoinsiemi a seconda che richiedano o meno la presenza del tecnico abilitato per l’applicazione o “messa in uso” del dispositivo. Nei nuovi elenchi sono inclusi numerosi dispositivi di tecnologia avanzata (i cosiddetti ausili ITC, cioè gli ausili informatici, per comunicazione e controllo dell’ambiente, ndr) per disabili con gravissime limitazioni funzionali, e protesi acustiche digitali».

Diverse associazioni non sono comunque soddisfatte dell’aggiornamento: il sistema di organizzazione degli elenchi è rimasto praticamente uguale, dicono, con la suddivisione in “dispositivi su misura” e “dispositivi di serie”. Con questa suddivisione, però, una carrozzina elettronica con caratteristiche molto complesse sarà inserita per esempio nell’elenco dispositivi di serie pronti per l’uso, mentre le carrozzine superleggere o più semplici saranno collocate nell’elenco che richiede la messa in opera da parte di un tecnico abilitato.

Soprattutto ci sono una serie di ausili molto complessi per cui è previsto nel nuovo nomenclatore presentato dal governo Renzi l’acquisto attraverso dei pubblici appalti: con questa procedura la persona con disabilità non potrà personalizzare per esempio la propria carrozzina, cosa che invece sarebbe fondamentale, e chi ha esigenze particolari e ha bisogno di un prodotto adeguato dovrà comprarselo da solo. In altri paesi d’Europa il meccanismo più usato è la scelta nell’ambito di un repertorio di tutti i modelli che possono essere forniti, con costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale e per il quale è stato fissato un tetto massimo di spesa. L’Associazione Luca Coscioni, tra le altre, ha dunque chiesto che vengano stralciate dall’acquisto a gara almeno alcune tipologie di dispositivi.

Non è semplice ricostruire i motivi per cui per 17 anni non si è aggiornato il nomenclatore tariffario: gli ultimi due tentativi risalgono al 2012, con ministro Renato Balduzzi, e al 2008, ministra Livia Turco. Nel primo caso il decreto di Balduzzi che adeguava il nomenclatore fu approvato nell’ottobre del 2012 e stabiliva la scadenza per la modifica al 31 maggio. Il governo di cui Balduzzi faceva parte, il governo Monti, perse però la maggioranza nel dicembre del 2012: Monti si dimise, e il nuovo governo di Enrico Letta che si insediò nell’aprile del 2013, di fatto, ignorò la scadenza. Un decreto di aggiornamento era stato emanato anche nel 2008, governo Prodi, dall’ex ministra della Sanità Livia Turco: fu approvato ma a fine legislatura, e anche quello mai applicato. La vicenda del complicato iter del nomenclatore del 2008 e delle responsabilità del suo mancato aggiornamento era stata ricostruita dal Fatto Quotidiano in un lungo articolo del 2013: Turco accusava Berlusconi di aver revocato il suo decreto; altri sostenevano invece che quel decreto fu lasciato decadere dallo stesso governo Prodi.

Comunque sia andata sembra che l’ostacolo principale al mancato aggiornamento siano i fondi necessari e la mancanza di copertura finanziaria perché la Ragioneria dello Stato possa autorizzare il provvedimento: Balduzzi aveva stimato che nel 2012 per i nuovi ausili e le nuove protesi fossero necessari 400 milioni di euro, ma sempre secondo Balduzzi il costo sociale di questo ritardo che continua ad accumularsi è già stato superato.