Bernie Sanders contro la “politica identitaria” del Partito Democratico americano

Ha detto che una donna non dovrebbe fare campagna elettorale puntando sul suo essere donna: a chi si rivolgeva?

(SAUL LOEB/AFP/Getty Images)
(SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

Durante un comizio tenuto domenica a Boston, l’ex candidato Democratico alla presidenza americana Bernie Sanders ha parlato a lungo di come il suo partito debba superare la “politica indentitaria”, e in un passaggio ha criticato implicitamente la campagna elettorale di Hillary Clinton, la candidata che ha battuto Sanders alle primarie ma che alle elezioni generali ha perso contro Donald Trump. Sanders ha detto:

Il punto è questo, e credo che causerà delle divisioni all’interno del Partito Democratico. Dire “sono una donna, votate per me!” non è abbastanza. No, non è abbastanza. Abbiamo bisogno di una donna che abbia il fegato per affrontare [i finanzieri di] Wall Street, le compagnie assicurative, le aziende farmaceutiche, il business dei combustibili fossili. In altre parole, uno degli sforzi a cui assisteremo all’interno del Partito sarà capire se riusciremo o meno a superare la politica identitaria. Credo che per l’America sarà un grosso passo avanti avere un afroamericano a capo di una grande azienda.

In molti hanno letto nelle parole di Sanders una critica implicita a parte della campagna elettorale di Clinton, che si è molto concentrata sull’importanza di eleggere per la prima volta una donna a presidente degli Stati Uniti (la retorica del “soffitto di vetro”, i molti spot televisivi indirizzati alle donne, e così via). Sanders sostiene da tempo che questo tipo di retorica vada superata, anche per incoraggiare un approccio più moderno a una società sempre più eterogenea come quella americana. Nel discorso di domenica, Sanders ha fatto lo stesso esempio con gli ispanici, spiegando che «dire “sono ispanica, votate per me” non è abbastanza»; è per le stesse ragioni, ad esempio, che nella campagna elettorale delle primarie Clinton insisteva soprattutto sulle diseguaglianze economiche trasversali alle varie etnie della società americana.

In molti sospettano però che dietro le parole di Sanders si nasconda una scarsa sensibilità nei confronti delle minoranze etniche e dei diritti delle donne, dato che i temi della diseguaglianza economica sono storicamente più affini all’elettorato bianco. Per altri dirigenti, cercare di ottenere di nuovo il voto dei bianchi sarebbe anche una questione di calcolo: è stato proprio quel segmento demografico a far vincere Trump. È già successo inoltre che il Partito Democratico “mollasse” temporaneamente l’elettorato delle minoranze a scopo elettorale: ad esempio durante il primo mandato di Bill Clinton, quando fu promossa una riforma del sistema della giustizia che penalizzò soprattutto i neri, e si parlò di restringere il welfare.

Per altri, tornare a concentrarsi sull’elettorato bianco sarebbe una scelta poco lungimirante: per ragioni demografiche, le minoranze etniche continueranno a essere una porzione sempre più rilevante dell’elettorato. Di recente un centro studi americano vicino ai Democratici ha calcolato che se i vari segmenti demografici voteranno nel 2020 come hanno fatto nel 2016, a vincere sarà il candidato Democratico.

Sin da dopo le elezioni Bernie Sanders sta cercando di ritagliarsi un ruolo importante all’interno del Partito Democratico, sicuramente più rilevante di quello che aveva prima di candidarsi alle primarie: qualche giorno fa ha scritto un articolo per il New York Times che suonava come una specie di manifesto per il Partito Democratico dei prossimi anni.