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  • Sabato 19 novembre 2016

L’unico maiale dell’Afghanistan

È rimasto da solo per colpa di un orso, in un paese dove molti non ne hanno mai visto uno e considerano proibito persino toccarlo, oltre che mangiarlo

di Ruchi Kumar – The Washington Post

(Ruchi Kumar)
(Ruchi Kumar)

A Khanzir piace starsene steso al sole. Passa intere giornate spaparanzato sull’erba, e a volte trotterella in direzione delle persone che passano per ammirarlo. Sembra quasi essere consapevole della sua popolarità e del fatto che ci sono persone che vengono da lontano solo per dargli un’occhiata. La celebrità di Khanzir deriva dal fatto che è l’unico maiale in tutto l’Afghanistan.

In Afghanistan, come nella maggior parte delle nazioni islamiche, mangiare carne di maiale è considerato haram – “proibito” – e una delle interpretazioni di questa credenza vieta anche solo di toccare l’animale. Per questo motivo i maiali non vengono allevati nel paese, il cui territorio montuoso peraltro non è il posto ideale dove tenerli. «La maggior parte degli afghani non ha mai visto un maiale in vita sua», ha detto Aziz Gul Saqib, direttore dello zoo di Kabul, dove Khanzir, che ha 14 anni, vive dentro a un recinto erboso con un piccolo stagno e un rifugio di cemento per i giorni in cui preferisce starsene per i fatti suoi.

Ma Khanzir – il cui nome in pashtu, una delle lingue nazionali dell’Afghanistan, significa semplicemente “maiale” – non è sempre stato l’unico maiale di uno zoo abbandonato in una zona di conflitto: nel 2002, quando era ancora un cucciolo, arrivò allo zoo dalla Cina insieme a una scrofa e un paio di orsi bruni, ha raccontato Saqib. Secondo le notizie dell’epoca, la consegna comprendeva anche due leoni, due cervi e un lupo. Qualche anno dopo i due maiali, entrambi rosa e corpulenti, ebbero una cucciolata. Nel 2006, però, la famiglia venne distrutta in modo tragico. «All’epoca i custodi dello zoo erano arrivati da poco e non erano bene addestrati», ha raccontato Saqib, «un giorno uno dei custodi per sbaglio lasciò aperta la gabbia degli orsi bruni, e uno di loro entrò nel recinto dei maiali, che era lì vicino». L’orso attaccò la cucciolata di Khanzir e uccise i maialini. I responsabili dello zoo riuscirono ad arrivare giusto in tempo per salvare il maiale e la sua compagna. La scrofa, però, era rimasta gravemente ferita nell’attacco e morì poco dopo. Khanzir rimase così da solo: l’unico maiale in tutto l’Afghanistan.

Oggi, tuttavia, Khanzir non sta sempre da solo: ha sviluppato un rapporto speciale con i custodi, che gli danno da mangiare tutti i giorni e puliscono regolarmente il suo recinto. «Ormai non si muove molto, ma tutte le volte che mi vede è entusiasta perché sa che gli porto da mangiare», ha detto Shah Barat, da tempo custode dello zoo. Barat ne ha dato prova di recente, quando ha chiamato Khanzir che, nonostante l’età avanzata e una stazza notevole (pesa più di 225 chili), è arrivato di corsa. Quando gli è stato chiesto se prendersi cura del maiale non fosse in contraddizione con le sue convinzioni religiose, Barat ha risposto con un secco no. «Certo, è haram, ma non è una cosa brutta», ha detto. «Questo è uno zoo: è normale che ci siano animali del genere. E poi Khanzir è un animale innocente, come tutti gli animali. D’accordo, è davvero sudicio, ma è una nostra responsabilità» (i maiali in realtà non sono animali particolarmente sporchi, a dispetto della loro reputazione).

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Khanzir e la sua compagna poco dopo l’arrivo a Kabul, nel 2004 (Zoo di Kabul)

Fuori dallo zoo, comunque, Khanzir ha dovuto fare i conti con una certa ostilità. Nel 2009, durante l’epidemia di influenza suina, il governo afghano iniziò a preoccuparsi per la diffusione dell’epidemia nel paese in guerra e mise gli occhi sull’unico suino della nazione. Con l’aumentare delle notizie sul virus si allarmò anche l’opinione pubblica afghana, che cominciò a chiedere l’espulsione di Khanzir e in alcuni casi arrivò perfino a suggerire che fosse abbattuto. Saqib e i suoi collaboratori, però, non volevano sentire ragioni. «Nonostante fosse perfettamente in salute, dovemmo metterlo in quarantena per qualche settimana», ha raccontato, aggiungendo che la misura fu presa sia per placare l’opinione pubblica che per proteggere Khanzir e impedire che gli venisse fatto del male. Khanzir fu spostato in una sistemazione per l’inverno dove passò diversi giorni in solitudine, a eccezione delle tre visite giornaliere dei custodi, che erano convinti avesse bisogno di compagnia. «Per noi è veramente speciale», ha detto Barat, «come tutti gli animali di cui mi prendo cura allo zoo, Khanzir è mio amico. Sarei molto triste se dovesse succedergli qualcosa».

Al di là dei timori per l’influenza suina non c’è mai stata una vera opposizione alla presenza del maiale e, anzi, i responsabili dello zoo dicono che sarebbero contenti di poterne tenere altri a scopo educativo e didattico. «Pensiamo che le persone e gli studenti dovrebbero poter venire a imparare qualcosa su tutti gli animali, anche sui maiali», ha detto Najibullah Nazari, coordinatore educativo dello zoo. I molti visitatori che arrivano al recinto di Khanzir sembrano essere d’accordo. «Vedere il maiale è stata un’esperienza affascinante», ha detto un passante di 23 anni di nome Asif, «non avevo mai visto un animale del genere prima».

Ora che è vecchio e fragile, Khanzir passa gran parte delle giornate steso nel suo recinto a fare cenni ai visitatori di passaggio. I responsabili dello zoo hanno detto di essere al lavoro per portargli un altro maiale, ma che non credono sarà possibile farlo in breve tempo. «Abbiamo chiesto ad altre nazioni di aiutarci a popolare lo zoo con specie di animali diversi, tra cui i maiali», ha detto Saqib , «ma per ora nessuno si è impegnato a mandarci un amico per Khanzir».

© 2016 – The Washington Post