Ancora cinque minuti

Posticipare la sveglia usando la funzione "snooze" è un'abitudine comune, ma non fa bene e non ci rende più riposati

Alcuni membri della delegazione cinese dormono durante il meeting dell'International Civil Aviation Organization del 19 febbraio 2002, a Montreal. (MARCOS TOWNSEND/AFP/Getty Images)
Alcuni membri della delegazione cinese dormono durante il meeting dell'International Civil Aviation Organization del 19 febbraio 2002, a Montreal. (MARCOS TOWNSEND/AFP/Getty Images)

La sveglia mattutina è un dramma per molti. Dividere le persone nel classico modo – “nottambuli” e “mattinieri” – non è sufficiente: la casistica è più varia, soprattutto all’interno della categoria di coloro che posticipano la sveglia con il tasto snooze. C’è chi imposta sette sveglie perché sa che spegnerà le prime tre durante il dormiveglia senza nemmeno accorgersene; chi mette il cellulare o la sveglia lontano dal letto così è costretto ad alzarsi per spegnerli, ma spesso torna sotto le coperte “ancora cinque minuti”; e chi ne punta una sola, un’ora prima dell’orario in cui deve alzarsi, ma la posticipa ogni dieci minuti fino al momento in cui non è indispensabile uscire dal letto (se non è già troppo tardi).

L’utilità di queste strategie è stata discussa di recente da Dan Ariely, psicologo e professore alla Duke University che cura per il Wall Street Journal una rubrica di domande e risposte. Ariely ha risposto consigliando al lettore di regolare la sveglia esattamente all’ora in cui si vuole alzare: impostarla un pochino prima, prevedendo in anticipo di posticiparla più volte, è un comportamento controproducente perché in questo modo il nostro corpo non riesce ad abituarsi e a stabilire un nesso tra il suono dell’allarme e il riflesso di alzarsi dal letto. Per ogni comportamento, spiega Ariely, il corpo funziona rispondendo a una regola precisa. Una di queste è, o almeno dovrebbe desiderabilmente essere: quando suona la sveglia, alzati. Se la regola presenta delle variabili (quando suona la sveglia a volte devi alzarti, altre volte puoi aspettare 10 minuti, altre volte anche 20) il nostro corpo inizia a fare confusione e a rendere tutto più difficile.

Come per molte altre cose, scrive Ariely, riuscire ad alzarsi immediatamente è solo una questione di allenamento. In questo caso l’esercizio suggerito è semplice: per qualche mese, tutti i giorni, alzarsi subito al primo suono della sveglia. All’inizio è faticoso, ma alla lunga il corpo si abitua. Un altro consiglio per svegliarsi più facilmente è lasciare aperte le persiane: l’alternanza sonno-veglia nel nostro corpo è regolata dal rilascio di una sostanza, la melatonina, che viene prodotta naturalmente in assenza di luce. La concentrazione della melatonina nel sangue è maggiore di notte, con picchi tra le 2 e le 4; in presenza della luce diminuisce, favorendo la veglia. La melatonina viene anche sintetizzata artificialmente e prescritta come farmaco.

I ricercatori che studiano il sonno, poi, sostengono che interrompere il momento finale del riposo con continue sveglie sia dannoso, e che riaddormentarsi per brevi periodi non abbia alcuna utilità se non vanificare l’effetto ristoratore del sonno. Regolare la sveglia in anticipo per poi restare a letto usando la funzione “snooze”, inoltre, riduce la fase del sonno in cui il corpo recupera le forze. Gli scienziati hanno contato cinque fasi del sonno, distinguendole a seconda delle onde emesse durante una notte di sonno dalle diverse attività cerebrali. Con l’avvicinarsi del mattino aumenta il movimento degli occhi e si entra nella cosiddetta fase REM, quella in cui si sogna, i muscoli sono rilassati e le esperienze più recenti vengono consolidate all’interno della memoria. Chi ha l’abitudine di impostare la sveglia molto prima dell’orario in cui è obbligato ad alzarsi (abitudine che è stata definita snooze button syndrome) accorcia sistematicamente la sua fase REM, danneggiando così il funzionamento delle sue funzioni mentali nel corso della giornata.