La questione della lettera di Matteo Renzi agli italiani all’estero

Un po' di chiarezza sulla discussa lettera spedita a 4 milioni di persone in vista del referendum costituzionale

Negli ultimi giorni ci sono state molte polemiche sulla lettera che il Partito Democratico e i comitati per il “Sì” al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre hanno spedito ai circa 4 milioni di italiani residenti all’estero. Notizie, critiche e indiscrezioni si sono succedute rapidamente negli ultimi giorni: cerchiamo di fare un po’ d’ordine. Le polemiche ruotano attorno alla sovrapposizione dell’incarico di segretario del PD e di quello di presidente del Consiglio nella persona di Matteo Renzi.

La lettera
Si tratta di una brochure di due pagine in cui un testo firmato “Matteo Renzi” (senza altre indicazioni) invita gli italiani residenti all’estero a votare “Sì”, accanto a diverse fotografie che mostrano Renzi nel corso di alcuni incontri istituzionali accanto a leader come Barack Obama e Angela Merkel.

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Scrivere lettere agli italiani all’estero non è una novità: lo fecero Silvio Berlusconi e Walter Veltroni nel 2008, e poi Pier Luigi Bersani. Nessuno di loro era presidente del Consiglio quando inviò la lettera. Il Partito Democratico ha fatto sapere di aver sostenuto tutte le spese di spedizione, senza però precisare di quale cifra si tratti. Secondo Gaetano Quagliariello, senatore di Grandi Autonomie e Libertà e uno dei primi a criticare la lettera, con un calcolo a spanne potrebbe trattarsi di una spesa intorno ai 4 milioni di euro, circa un euro a lettera.

L’invio della lettera era stato annunciato da Maria Elena Boschi, dirigente del Partito Democratico e ministro per le Riforme, la scorsa settimana durante un incontro con i comitati per il “Sì” degli italiani residenti all’estero; si tratta di una spedizione separata da quella delle schede elettorali, che sono spedite dallo Stato e non dal comitato per il “Sì”, anche se in alcuni posti sono arrivate contemporaneamente o a distanza di pochi giorni (in altri paesi invece le schede non sono ancora arrivate). A settembre il ministro Boschi aveva compiuto un viaggio istituzionale in Brasile, Argentina e Uruguay. Secondo l’opposizione e alcuni giornali, il viaggio ha avuto in realtà lo scopo di fare propaganda per il “Sì” tra gli italiani all’estero.

Gli indirizzi
Oltre alle polemiche sull’opportunità di inviare una lettera agli italiani all’estero, che però rimane la libera discutibile iniziativa di un partito, in questi giorni il ministero dell’Interno è stato accusato di aver trattato in maniera differente la richiesta dell’indirizzario da parte dei comitati per il “Sì” e di quelli per il “No”. Giuseppe Gargani, ex deputato della DC e parlamentare europeo di Forza Italia, che attualmente presiede il “Comitato popolare per il No” (da non confondere con il più celebre comitato “Io voto no“, quello di cui fanno parte numerosi professori di diritto costituzionale), ha detto di aver chiesto al ministero dell’Interno gli indirizzi degli italiani residenti all’estero. La sua richiesta, ha detto a diversi giornali, è stata soddisfatta, ma dice che nel cd con i dati che gli è stato consegnato erano presenti soltanto i nomi dei residenti, senza gli indirizzi utili per effettuare una spedizione.

La sera di venerdì 11 novembre Gargani è stato smentito dal ministero dell’Interno, che ha detto di aver consegnato cd identici a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta: i comitati “Basta un sì”, il “Comitato popolare per il no”, l’associazione MAIE (che significa Movimento Associativo Italiano all’Estero, una formazione politica molto forme in Sudamerica) e la deputata Renata Buone (che però ha chiesto gli indirizzi dei soli residenti in Brasile e Uruguay). Il ministero precisa di aver consegnato i cd con l’indirizzario lo scorso 12 ottobre. Interpellato dal Post, l’ufficio stampa del MAIE ha spiegato che la richiesta dell’indirizzario è una pratica normale e frequente prima di ogni consultazione da quando nel 2001 il governo Berlusconi introdusse la possibilità di voto per gli italiani all’estero. In un’intervista pubblicata oggi su Repubblica il garante della privacy Antonello Soro ha detto che l’indirizzario degli italiani residenti all’estero può essere legalmente consegnato a movimenti e partiti politici che ne fanno richiesta.

La denuncia di brogli
Insieme alle polemiche sulla lettera, in questi giorni si è anche parlato molto di una denuncia effettuata nel 2013 dall’ambasciatrice Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all’estero del ministero degli Esteri. All’epoca, Ravaglia scrisse in una lettera indirizzata al ministero degli Esteri, al presidente del Consiglio e a quello della Repubblica, che il sistema che consente agli italiani all’estero di votare è «totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero». La notizia della lettera è stata pubblicata venerdì dal Fatto Quotidiano, che però non ha pubblicato il documento completo. Da quello che si riesce a capire dagli stralci pubblicati, Ravaglia critica le vulnerabilità del sistema, citando per esempio la bassa affluenza alle urne degli italiani all’estero e l’elevato numero di schede bianche nelle scorse tornate elettorali, senza però citare casi specifici di alterazione del voto.

Da tempo il sistema di voto degli italiani all’estero è criticato per aver generato un ampio fenomeno di clientelismo e aver portato all’elezione di personaggi coloriti e a volte discutibili. Il più celebre è probabilmente Antonio Razzi, eletto per due volte alla Camera nella circoscrizione Europa con l’Italia dei Valori (oggi Razzi è senatore eletto con Forza Italia nella circoscrizione Abruzzo). A questo proposito, in un altro articolo, il Fatto Quotidiano ha notato come la legge di bilancio attualmente in discussione alla Camera assegna circa 160 milioni per i prossimi quattro anni ad un fondo per la “promozione della cultura e della lingua italiane all’estero”. Il fondo sarà assegnato a una rete formata da “83 Istituti italiani di cultura (Iic), 135 istituzioni scolastiche italiane all’estero, 146 enti gestori e 176 lettori di ruolo”.