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  • Lunedì 14 novembre 2016

I bambini che stanno facendo causa all’amministrazione Obama per il clima

Non è una cosa velleitaria come potrebbe sembrare: un tribunale ha stabilito che la causa è legittima

Bambine sull'isola di Maafushi, alle Maldive, uno dei paesi più minacciati dall'aumento del livello degli oceani, il 31 ottobre 2016 (Aishath Adam/Getty Images)
Bambine sull'isola di Maafushi, alle Maldive, uno dei paesi più minacciati dall'aumento del livello degli oceani, il 31 ottobre 2016 (Aishath Adam/Getty Images)

Il tribunale di Eugene, nello stato americano dell’Oregon, ha stabilito che 21 bambini e ragazzi possono fare causa al governo degli Stati Uniti per chiedere che il loro diritto a un «sistema climatico in grado di sostenere la vita umana» sia rispettato. La giudice Ann Aiken ha riconosciuto che il governo americano è a conoscenza da decenni dei cambiamenti climatici ma non ha fatto abbastanza per fermarlo; e ignorando la questione ha messo a rischio il futuro di questi bambini. Il gruppo di accusatori, che hanno tra gli 8 e i 19 anni, ha per avvocata Julia Olson, da anni attivista ambientalista. Ora l’amministrazione Obama può proporre loro un accordo per mettere fine alla causa, per esempio proponendo nuove misure in difesa dell’ambiente, oppure lasciare che il processo continui e sia la futura amministrazione Trump a difendersi nelle fasi successive.

Chi sono i bambini che hanno fatto causa a Obama

I 21 ragazzi che hanno fatto causa al governo degli Stati Uniti fanno parte dell’organizzazione Our Children’s Trust. Vengono da diverse parti degli Stati Uniti e pensano che la loro vita sarà profondamente influenzata dall’aumento della temperatura media del pianeta. Sono quasi tutti adolescenti e hanno aderito al gruppo spontaneamente. La più giovane è Levi Draheim, che ha 9 anni e vive sulla costa della Florida, uno degli stati americani più a rischio in caso di innalzamento del livello degli oceani. Secondo Julia Olson, la loro avvocata, i bambini sono una classe di persone discriminata quando si tratta di politiche ambientali: non possono esprimere la loro opinione perché troppo giovani per votare, ma sono quelli la cui vita sarà più influenzata dal modo in cui il clima cambierà nei prossimi decenni. In particolare, per Olson il fatto che il governo conceda terreni e corsi d’acqua in usufrutto alle aziende che estraggono idrocarburi è una violazione dei diritti costituzionali dei ragazzi alla vita, alla libertà e alla proprietà.

I ragazzi che hanno fatto causa al governo degli Stati Uniti:

Durante la precedente fase del processo al tribunale di Eugene, lo scorso marzo, l’avvocato del dipartimento di Giustizia statunitense Sean Duffy aveva detto che «non esiste un diritto costituzionale a un ambiente senza inquinamento», dato che il governo federale del paese non è responsabile di tutto l’inquinamento prodotto al mondo. Nonostante questo, il processo è andato avanti. La sentenza di Aiken dice che: «Come il matrimonio è il “fondamento della famiglia”, un sistema climatico stabile è letteralmente il fondamento della società, senza il quale non ci sarebbe né civiltà né progresso».

Cosa succederà adesso

Barack Obama è stato il presidente americano che più di tutti si è impegnato nelle politiche in difesa per il clima: ha ratificato l’accordo internazionale sul clima deciso a Parigi durante la Cop21 (entrato in vigore lo scorso 4 novembre) e ha fatto attuare il Clean Power Plan, un piano nazionale per ridurre le emissioni di gas serra prodotte dalle centrali elettriche alimentate a carbone – una specie di pacchetto di norme, alcune delle quali sono già in vigore dall’agosto 2015. Ha anche provato a far passare legislazioni più incisive e severe – come la controversa legge sul “cap and trade”, che avrebbe introdotto una specie di tassa sulle emissioni – che però sono sempre state respinte dal Congresso.

Il presidente eletto Donald Trump invece ha detto più volte di pensare che il cambiamento climatico sia una «stronzata» e di avere intenzione di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi. Altre sue affermazioni e quelle di alcuni politici a lui vicini lasciano pensare che Trump voglia provare a bloccare anche il Clean Power Plan.

La decisione della giudice Aiken mette l’amministrazione Obama di fronte a due scelte: offrire un accordo ai ragazzi dell’Our Children’s Trust oppure no. Se si dovesse trovare un accordo, che secondo le ottimistiche speranze di Olson potrebbe contenere l’impegno a ridurre o proibire l’estrazione di idrocarburi negli Stati Uniti, il sistema giudiziario americano sarebbe poi impegnato a verificare che l’amministrazione Trump, che si insedierà il 20 gennaio 2017, si attenga ai suoi termini. Ovviamente l’amministrazione Trump potrebbe cercare di cancellare la sentenza e ribaltarla, ma potrebbero volerci anni.

Se invece l’amministrazione Obama deciderà di non collaborare, il processo andrà avanti e se ne dovrà occupare l’amministrazione Trump. L’eventuale difesa del nuovo governo non potrebbe fondarsi sulle teorie per cui il cambiamento climatico non esiste, perché il tribunale ascolterà solo gli esperti giudicati tali dal tribunale stesso e perché, come ha scritto Aiken nella sentenza, «la causa non riguarda il provare che il cambiamento climatico sia in corso o che sia l’attività umana a causarlo: questi fatti sono considerati assodati per gli scopi di questa mozione». Ciò che il tribunale dovrà stabilire nelle fasi successive del processo è se il governo e le sue agenzie siano responsabili per alcuni danni causati dal cambiamento climatico e se un tribunale abbia l’autorità per ordinare a queste agenzie di cambiare le proprie politiche.