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  • Sabato 5 novembre 2016

Cosa non va nell’Inter

Negli ultimi mesi la dirigenza non ne sta facendo una giusta: ha mandato via due allenatori, la squadra va male e c'è molta confusione in società

Il vice presidente dell'Inter Javier Zanetti, il proprietario del gruppo Suning, Zhang Jindong, il presidente Erick Thohir, il CEO Michael Bolingbroke e Steven Zhang, consigliere d'amministrazione dell'Inter, a San Siro (Marco Tacca - Inter/Inter via Getty Images)
Il vice presidente dell'Inter Javier Zanetti, il proprietario del gruppo Suning, Zhang Jindong, il presidente Erick Thohir, il CEO Michael Bolingbroke e Steven Zhang, consigliere d'amministrazione dell'Inter, a San Siro (Marco Tacca - Inter/Inter via Getty Images)

A pochi mesi dall’inizio della stagione calcistica, l’Inter – che in estate ha speso più di 120 milioni di euro per tornare ad avere una rosa competitiva dopo almeno cinque stagioni deludenti – si trova in una situazione ben diversa da quella che un po’ tutti si immaginavano. Ha già cambiato due allenatori e ora ne sta cercando un terzo dopo aver momentaneamente affidato la squadra all’allenatore della primavera. In campionato è dodicesima dopo cinque sconfitte, due pareggi e quattro vittorie e ha tredici punti di distanza dalla Juventus prima in classifica. In Europa League, dopo l’ultima sconfitta contro il Southampton, è molto vicina all’eliminazione dalla fase a gironi. Oltre a tutto questo, una parte dei tifosi contesta da alcune settimane il capitano Mauro Icardi e circolano molti dubbi sull’assetto societario, in particolare sul ruolo effettivo di alcuni suoi dirigenti e sul rapporto tra il vecchio proprietario di maggioranza, l’indonesiano Erick Thohir, e la nuova proprietà del gruppo cinese Suning Holdings Group. Riassumendo: è un periodo complicato, che però va avanti da alcuni anni nonostante i cambi di proprietà, i molti acquisti sul mercato e il ricambio di allenatori e dirigenti.

Dall’inizio: il cambio di proprietà

Lo scorso giugno il gruppo cinese Suning Holdings Group ha comprato la maggioranza dell’Inter rilevando tutte le azioni dell’ex proprietario e presidente Massimo Moratti, che ne deteneva il 29,5 per cento, e parte delle azioni di Erick Thohir, l’imprenditore indonesiano che nel 2013 era diventato azionista di maggioranza della società. Fra la notizia delle trattative e l’annuncio della vendita passarono solamente pochi giorni.

Della nuova società fanno parte sia il gruppo Suning con il 68,55 per cento delle azioni sia Erick Thohir con il 31 per cento, oltre ad alcuni piccoli azionisti che arrivano allo 0,45 per cento. Thohir è rimasto presidente della società, con un ruolo attivo e non soltanto simbolico, ma è comunque previsto che lasci l’incarico, non si sa bene ancora quando. Gli altri ruoli dirigenziali più importanti non sono stati modificati: l’inglese Michael Bolingbroke è rimasto l’amministratore delegato e Piero Ausilio è ancora il direttore sportivo e responsabile dell’area tecnica.

I problemi fa la vecchia e la nuova dirigenza

Quella attuale è una situazione un po’ strana: l’Inter ha cambiato proprietà ma ai vertici della dirigenza sono rimasti sia il vecchio proprietario e attuale presidente Thohir, sia i dirigenti scelti e confermati durante la vecchia gestione. È cambiata solo la composizione del Cda, in cui sono entrati i cinesi Ren Jun, Mi Xin, Liu Jun, Yang Yang, Zhang Kangyang, che si sono aggiunti a Michael Bolingbroke, Erick Thohir, Handy Soetedjo e Nicola Volpi. Qui, secondo giornali ed esperti, sta il problema principale dell’Inter: una parte della dirigenza, quella vecchia, ha una visione più incentrata sull’aspetto sportivo mentre la nuova proprietà, attraverso Steven Zhang, che dovrebbe essere il rappresentante del gruppo Suning, vorrebbe tenere in maggiore rilievo l’aspetto commerciale anche nelle scelte che riguardano la gestione sportiva. Per questo motivo sta anche collaborando con un consulente esterno, l’iraniano Kia Joorabchian, che non possiede la licenza necessaria agli agenti sportivi ma opera da anni nel calcio con un ruolo di consulente (ha lavorato ad esempio con Corinthians, Manchester City e Newcastle).

Negli ultimi anni molte società, soprattutto le più importanti, hanno iniziato ad affidare a dei consulenti esterni le trattativa per la vendita e per l’acquisto di giocatori. Il gruppo Suning, che in Cina è proprietario della squadra di calcio del Jiangsu, si è avvalso delle competenze di Joorabchian per portare in Cina i brasiliani Ramires e Alex Texeira, con un chiaro scopo promozionale oltre che sportivo. Secondo i giornali italiani, in questo momento Joorabchian starebbe aiutando Suning a trovare un nuovo allenatore per l’Inter, in contrasto con i progetti di Piero Ausilio: quest’ultimo vorrebbe una persona più adatta alla situazione e al campionato italiano, mentre Suning e Joorabchian sarebbero più propensi ad assumere un allenatore straniero con esperienza internazionale.

Mancini e de Boer

Il primo cambio sulla panchina dell’Inter è avvenuto l’8 di agosto, dopo settimane di ritiro e a venti giorni dall’inizio della Serie A. Quel giorno Roberto Mancini annunciò la conclusione anticipata del suo rapporto di lavoro con l’Inter, che sarebbe altrimenti terminato nell’estate del 2017. È stata una risoluzione consensuale: quindi non un esonero, che per l’Inter avrebbe significato continuare a pagare Mancini per un anno senza farlo lavorare, né delle dimissioni, che avrebbero fatto perdere a Mancini la buonuscita prevista in caso di licenziamento. Si parlava già da inizio mese di un suo esonero, soprattutto a causa dei contrasti con la dirigenza e con i rappresentanti del gruppo Suning. Secondo i giornali Mancini “non avrebbe accettato alcune clausole della proposta di rinnovo fino al 2019″ e le sue proteste per gli investimenti sul mercato avrebbero convinto la dirigenza a sostituirlo.

Il giorno dopo l’esonero di Mancini, l’Inter ha annunciato l’ingaggio di Frank de Boer, allenatore olandese che in precedenza aveva allenato per sei anni l’Ajax. I giornali sportivi hanno raccontato che de Boer è stato voluto fortemente da Thohir, che però nel frattempo viene continuamente descritto dai giornali come “in uscita”. Dopo un cambio di allenatore nel periodo in cui si dovrebbe evitare qualsiasi tipo di stravolgimento alla squadra, ancora impegnata nella preparazione per la nuova stagione, tutti si aspettavano una certa cautela nelle scelte societarie e un’ampia tolleranza in caso di sconfitte e brutte prestazioni. De Boer ha iniziato il campionato perdendo in trasferta contro il Chievo Verona e pareggiando in casa contro il Palermo, una delle squadre più deboli del campionato. Nelle successive nove partite ha ottenuto una vittoria in casa contro la Juventus, arrivata grazie a un’ottima prestazione della squadra, ma anche diverse sconfitte, alternando partite in cui ha giocato meglio degli avversari ad altre in cui ne ha subito eccessivamente l’aggressività. Ha poi vinto incontri difficili contro Southampton e Torino ma ne ha persi altri, più semplici, contro Atalanta e Cagliari (in casa). Più che dal punto di visto tattico, i problemi dell’Inter sembrano derivare da una scarsa concentrazione e intensità di gioco che ha portato a frequenti errori in quasi tutti i reparti. Nelle partite in cui ha giocato meglio si era notata tuttavia un’Inter molto propositiva e anche bella da vedere, anche se solo per brevi tratti.

Il primo novembre, pochi giorni dopo una sconfitta contro la Sampdoria e dopo che il Cda societario aveva confermato pubblicamente l’incarico a de Boer, la società ha deciso di esonerarlo. È stata una scelta incomprensibile per diverse ragioni: de Boer aveva assunto l’incarico meno di tre mesi prima e le difficoltà dell’Inter erano in qualche modo prevedibili, per via della preparazione interrotta ad agosto e per l’arrivo di alcuni giocatori fondamentali come Antonio Candreva e Joao Mario solo alla fine del mercato. Oltre a questo, due giorni dopo l’Inter avrebbe dovuto giocare una partita fondamentale per la qualificazione ai sedicesimi di Europa League contro il Southampton. In Inghilterra l’Inter ci è andata con un allenatore ad interim, Stefano Vecchi, in precedenza allenatore della primavera. Ha perso 2 a 1 ed ora è quasi fuori dalla competizione.

E adesso?

Da alcuni giorni l’Inter sta prendendo contatti con diversi allenatori senza contratto per decidere in che modo rimpiazzare de Boer. Si è parlato di Guus Hiddink, Francesco Guidolin, André Villas-Boas e Vítor Pereira ma ora, secondo i più importanti giornali sportivi italiani, la lista si sarebbe ridotta a due uomini: uno è Stefano Pioli, ex allenatore della Lazio, l’altro è Marcelino, allenatore spagnolo che negli ultimi anni ha allenato Siviglia e Villarreal. Entrambi sono stati a colloquio a Milano con Steven Zhang, figlio di Zhang Jingdong, Yang Yang, vicepresidente del gruppo Suning, e Joorabchian. Secondo Premium Sport, i membri della “vecchia dirigenza” non hanno partecipato ai colloqui, ma preferirebbero Stefano Pioli. La Gazzetta dello Sport scrive che una decisione potrebbe essere presa già entro oggi, anche se “tutte le decisioni dovranno essere prima comunicate a Zhang Jindong e a Erick Thohir”. Oggi potrebbero esserci dei colloqui anche con Guidolin e Pereira ma per ora la scelta di Marcelino sembra quella più probabile, considerando anche che Suning lo aveva contattato già tempo fa per allenare lo Jiangsu.

Domenica sera, per la partita di campionato contro il Crotone, la squadra sarà ancora seguita da Stefano Vecchi, per l’ultima volta prima dell’annuncio ufficiale del nuovo allenatore. Una volta ingaggiato il terzo allenatore della stagione tuttavia, l’Inter rischia di trovarsi nella stessa situazione, poiché i problemi sembrano nascere principalmente dall’assetto societario e dalle divergenze tra la “vecchia” e la nuova proprietà. La prima partita in cui l’Inter sarà guidata dal nuovo allenatore sarà inoltre una delle più difficili e sentite della stagione: il derby contro il Milan, in programma domenica 20 novembre.